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Verona, i giorni di Dante con gli Scaligeri

Il Poeta fu ospite dapprima di Bartolomeo Della Scala e poi di Cangrande: oggi si possono seguire le sue orme

Marina Grasso
2 minuti di lettura

VERONA. Potenti e illuminati, all’inizio del Trecento, gli Scaligeri accolsero a Verona il “ghibellin fuggiasco” cacciato da Firenze. Dante fu ospite dal 1303 al 1304 di Bartolomeo Della Scala, e dal 1312 al 1318 di Cangrande. L’articolato complesso di edifici dove quest’ultimo risiedeva già nel 1311 e dove probabilmente ospitò Dante, è oggi sede della Prefettura, con una facciata rivolta sul lato corto di piazza dei Signori e un’altra verso le Arche Scaligere, il cimitero gotico che Dante non vide, poiché sorto intorno al 1330.

Al centro della piazza, invece, il 14 maggio 1865, sesto centenario della nascita del Poeta, fu collocata la sua statua in marmo bianco realizzata dallo scultore Ugo Zannoni, che ritrae Dante mentre guarda pensieroso i palazzi scaligeri in cui visse. Alle sue spalle, lo storico Caffè Dante era allora un noto crocevia di idee risorgimentali: il ricordo del Poeta diventava, così, anche un baluardo di italianità, tanto che gli austriaci ne vietarono l’inaugurazione ufficiale.



La prima permanenza di Dante a Verona coincide con il periodo in cui è tradizionalmente ambientata la storia di Giulietto e Romeo: in una sua terzina del Purgatorio, parlando della sconfortante situazione in cui si trovava l’Italia, porta come esempio le insanguinate lotte fra Montecchi e Cappelletti: per alcuni, questa è una delle prove che la tragedia narrata da Shakespeare abbia ben più che un fondo di verità. I Montecchi abitavano a pochi metri dai palazzi scaligeri (la casa di Romeo, non visitabile, è accanto alle Arche), quindi Dante avrebbe potuto essere ben informato in merito.

Nel secondo e più lungo soggiorno, scrisse il “De Monarchia” e buona parte del Paradiso, dedicato a Cangrande; si occupò della stesura di lettere e documenti diplomatici, come messo in luce da recenti studi; probabilmente studiò i preziosi testi antichi conservati alla Biblioteca Capitolare. Partecipò alla vita quotidiana: assistette all’antico Palio della prima domenica di Quaresima, che richiama nel suo incontro con Brunetto Latini nell’Inferno e vide trasformare in stile gotico la chiesa di San Fermo, dove i suoi discendenti, nel XVI secolo, eressero la cappella di famiglia ancor oggi alla destra del transetto.

Poté vedere l’inizio della costruzione della basilica di Sant’Anastasia, dove recenti restauri hanno fatto emergere un suo ritratto in un affresco, oggi visibile accanto alla cappella del Rosario. Di fronte alla chiesa c’è ancora la casa di suo figlio Pietro, riconoscibile dai tipici archi che alternano tufo e mattoni. Anche se non è chiaro perché Dante si allontanò da Verona, è certo che una targa in facciata della chiesa di Sant’Elena ricorda che vi tornò nel 1320, per dissertare sulla “Quaestio de aqua et terra”, forse sperando di conquistarsi l’ammissione all’insegnamento nello Studio (la scuola superiore di Verona che stava diventando un’università rinomata). Gli venne preferito Artemisio, maestro di logica di cui la storia non conserva memoria. 

I 700 ANNI

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, che ricorrono nel 2021, numerosi enti hanno costituito un comitato per garantire la valorizzazione di tutti i beni mobili e immobili legati alla presenza di Dante a Verona e nel territorio del Veneto, e anche per realizzare percorsi turistici legati alla sua eredità culturale e artistica. (danteaverona.it). 

LA STATUA

La genesi della statua di Dante e il suo bozzetto in bronzo sono in mostra, fino al 31 gennaio, alla Galleria d’Arte Moderna voluta da Ugo Zannoni, autore dell’opera. A 700 anni dalla morte di Dante e a un secolo da quella di Zannoni, “La mano che crea” aiuta a riscoprire l’importante artista, appena trentenne quando realizzò il monumento. (gam. comune. verona. it). 

IL PORTALE

La presenza di Dante a Verona è da sempre motivo di orgoglio, per i veronesi. Tanto che qualcuno, non senza azzardo, ha immaginato che la descrizione della porta dell’Inferno sia stata ispirata dal portale bronzeo di San Zeno, e anche che la struttura a cerchi concentrici decrescenti sia stata suggerita dalle file di gradini della cavea all’interno dell’Arena.

LA TENUTA

Nel 1353 Pietro Alighieri, giudice e Vicario del Podestà di Verona, acquistò una tenuta a Gargagnago. Nel 1549, per evitare l’estinzione del cognome con il matrimonio dell’unica discendente, Ginevra, fu fondata la casata Serego-Alighieri, ancora oggi proprietaria di quella tenuta che è anche la più antica cantina della Valpolicella. (seregoalighieri.it). 

 

L'itinerario: nella Verona che accolse Dante: un itinerario tra i luoghi e gli edifici che frequentò e i tributi alla sua grandezza.

Le celebrazioni: la città è già pronta a ricordare i 700 dalla morte del Poeta, valorizzando la sua presenza a Verona e la sua eredità culturale. 


 

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