L’incredibile storia dell’anfiteatro marittimo berico
Malosso von Rosenfranz sostiene di aver scoperto ad Arcugnano un sito archeologico pre-romano
di Simonetta Zanetti
ARCUGNANO (VICENZA)). C’era una volta un anfiteatro antico. Anzi, una volta non c’era ma adesso c’è. Ed è proprio questo il punto, e pure bello grosso, attorno al quale ruota la surreale vicenda del “riscoperto” anfiteatro di Arcugnano, che da quando ha fatto capolino sulle colline dei monti Berici sta agitando gli animi ben oltre i confini del comunello vicentino.
Una vicenda paradossale, che dopo aver covato per un paio d’anni nei limiti territoriali nel misterioso viavai di camion, deflagra urbi et orbi quando Franco Malosso von Rosenfranz, ricco abitante di Arcugnano, se ne esce con la scoperta nel terreno da lui gestito dell’Anfiteatro Marittimo Berico altrimenti - ma sottolinea impropriamente - detto Porto degli Angeli.

A sostegno del ritrovamento viene aperto un sito internet con tanto di foto e vengono promossi eventi su Facebook: il biglietto d’ingresso per l’apertura, a fine settembre, prevede un contributo minimo «per il recupero del teatro» di 40 euro. Si annunciano le prime visite guidate. Non bastasse, nella versione inglese del sito, è possibile anche adottare una pietra al prezzo minimo di 200 euro «per legare per sempre il tuo nome alla storia».

Uomo per sua stessa ammissione dalle “mille vite” - direttore d’orchestra, filantropo, diplomatico, nonché titolare di un’azienda di satelliti in Inghilterra, dice lui -, Malosso von Rosenfranz afferma di gestire da trent’anni per conto di una società inglese - la Londomar Holdings - il prezioso terreno in via Lago Fontega dal quale nei primi anni Duemila, «grazie a un ingente smottamento del terreno depauperato dai detriti» ha fatto capolino il super reperto di «origine pre-romana».
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Per primi sarebbero affiorati i resti dei templi dedicati a Giano, racconta, dando origine a un crescendo di ritrovamenti più disparati. Ecco quindi i “resti alati di divinità canine”, la testimonianza del passaggio di Giulio Cesare e Cleopatra, dei Templari e persino di Giulietta, in gioventù, prima di quella storiaccia con Romeo.
Ma soprattutto l’anfiteatro avrebbe tenuto a battesimo - si fa per dire - lo sbarco dei primi veneti: un richiamo carico di suggestioni per gli indipendentisti che, non a caso, qui il 2 ottobre si sono dati appuntamento.
Il sedicente anfiteatro romano ricreato dal nulla nel Vicentino
Insomma, Arcugnano ombelico di un mondo retto su un minestrone storico che in molti si sono affrettati a bere, offrendo un’altra raccapricciante istantanea dei tempi in cui chiunque può trasformare la propria ipotesi in tesi sostenuto dal cieco populismo di tanta rete. Avanti, anche se la Soprintendenza ha escluso la presenza di un anfiteatro su quel sito e le immagini del satellite testimoniano che la natura non ha restituito proprio alcunché.

Primo a gridare allo scandalo - calorosamente accolto dagli insulti del web - è stato Jacopo Bulgarini d’Elci, vicesindaco di Vicenza denunciando «una delle più grandi bufale dal tempo della “Guerra dei Mondi” di Orson Wells. È sufficiente guardare l’evoluzione delle immagini dal satellite nel corso degli anni: fino a poco tempo fa non c’era nulla» dice.
E proprio le foto ritraggono il cambiamento del paesaggio e l’avanzamento progressivo dei lavori durati almeno un paio di anni: prima spunta il laghetto, quindi l’anfiteatro - in un’immagine di Google Maps del 2016 si vede nettamente una ruspa all’opera -, ed ecco a far da contorno improbabili statue in cartongesso, poi giustificate come arredo scenico.
«Quando ho visto le foto ho pensato a un fotomontaggio - aggiunge Bulgarini d’Elci- ma poi ho visto sul web che venivano pubblicizzate visite guidate a pagamento: è evidente che siamo di fronte a un enorme abuso edilizio».

Agli affondi del vicesindaco, Malosso von Rosenfranz risponde organizzando un evento dedicato all’espulsione di Vicenza dall’Unesco, coinvolgendo l’archeologo Bolognese Maurizio Tosi, che pure partecipa ma non si pronuncia né su Vicenza né tantomeno sull’anfiteatro. E a quel punto il Comune di Arcugnano, che fino all’ultimo ha provato a gestire la questione come un qualunque altro - per quanto atipico - abuso edilizio, viene risucchiato nella versione veneta di “Totò truffa 62”, con l’anfiteatro al posto della Fontana di Trevi.
Il sito ufficiale dell'anfiteatro Porto degli Angeli
Racconta il sindaco Paolo Pellizzari di un anno difficile da quando, a marzo, la richiesta di accesso agli atti di un concittadino insospettito dal viavai di camion scoperchia il vaso di Pandora, perché no, magari passata pure lei da Arcugnano. Partono i sopralluoghi e gli esposti, fino alla sospensione dei lavori, arrivata ad agosto, quando ormai il più è fatto: non c’è sequestro e Malosso von Rosenfranz prosegue per la strada nota.

«I tecnici del Comune si sono trovati di fronte a un abuso edilizio di grande impatto, che se non si vede dalla luna poco ci manca, la Soprintendenza stessa ha escluso l’esistenza di un sito archeologico» racconta Pellizzari provando a spiegare come sia stato possibile arrivare a questo punto «nel 2011 l’ufficio tecnico aveva approvato una concessione edilizia limitata esclusivamente al recupero di una parte della recinzione e alla realizzazione di un collegamento tra due appezzamenti, per cui il viavai dei camion in un primo periodo non aveva destato sospetti».
A quel punto il set si sposta da Totò alla Pantera Rosa: «Il Comune si è ritrovato a dover notificare gli atti a una società inglese, con sede alle Isole Vergini e rappresentanza legale affidata a una signora russa, ma anche rintracciare il nostro concittadino è stata tutt’altro che una passeggiata» commenta il sindaco amareggiato, poi scherzando aggiunge «io mi ero anche offerto di occuparmi personalmente della notifica alle Isole Vergini, ma sembra non fosse il caso...».
E adesso? Nelle prossime settimane verrà emessa l’ordinanza per il ripristino dei luoghi, cui la controparte potrà opporsi ricorrendo al Tar. A forza di colpi di teatro, non stupirebbe arrivasse la richiesta di sanatoria. Nel frattempo, sulla questione indaga la Procura: «In 30 anni di amministrazione ho visto ogni tipo di abuso edilizio ma erano sempre palazzinari. Mi disorienta che sia successo per costruire un teatro antico» chiude Pellizzari.
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