Franceschini apre la partita sulle periferie
Il Governo mette il “cappello” sulla mostra di Aravena. Brugnaro: «Meno buonismo e più lavoro». E oggi arriva Renzi
di Enrico Tantucci
di Enrico Tantucci
La Biennale delle periferie “battezzata” dal Governo Renzi. Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha inaugurato ieri il Padiglione italiano alla Biennale Architettura curata dallo studio veneziano TAMassociati e dedicato proprio al progetto di recupero degli spazi urbani della marginalità. E oggi nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian sarà lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, di ritorno dal Giappone, a inaugurarla nel corso della cerimonia della premiazione. Una sua precisa volontà di intervenire sui temi della cultura e della nuova architettura da Venezia, visto che al termine della premiazione il premier, da un palco di fronte al Padiglione centrale della Biennale terrà un discorso. Ma già ieri Franceschini, ai Giardini e all’Arsenale con il presidente della Biennale Paolo Baratta e il curatore Alejandro Aravena per visitare . Reporting from the front - la mostra principale dedicata ai temi dell’architettura sociale e delle emergenze abitative - e i principali padiglioni stranieri e poi intervenendo all’inaugurazione del Padiglione italiano ha chiarito come il tema del recupero delle periferie urbane degradate sia centrale nell’azione del Governo. «Il Novecento è stato il secolo in cui l’Italia, sia pur tra molte difficoltà - ha detto il ministro - ha vinto la battaglia per il recupero dei suoi centri storici. Il secolo attuale sarà quello in cui dobbiamo attuare il delicato recupero delle nostre periferie, con un’opera complessiva di riqualificazione. Lì non c’è solo degrado, c’è anche bellezza. È una grande sfida». Franceschini ha parlato dell’impegno del Governo e del ministero per la riqualificazione delle periferie urbane, ricordando anche che nel miliardo di euro stanziato dal Cipe per i Beni Culturali sono previsti a tale riguardo degli specifici interventi. Il ministro ha quindi sottolineato la questione legata ai possibili vincoli che - a norma di legge - potrebbero riguardare indistintamente tutte le aree urbane periferiche anteriori al 1945-46. E ha ricordato la necessità di fare un lavoro comune con le Soprintendenze di «autoformazione collettiva» in quanto non si può pensare di mettere vincoli su tutto.
Al discorso di Franceschini ha fatto da contrappunto prima quello, appassionato e un po’ polemico, del sindaco di Venezia (e vicepresidente della Biennale) Luigi Brugnaro. «Ricordo innanzitutto che gli spazi in cui siamo sono di proprietà della città di Venezia e sono dati alla Biennale solo in concessione - ha esordito Brugnaro - e per quanto riguarda le periferie non serve il buonismo, ma posti di lavoro. Meno riunioni, meno convegni, meno mostre e più fatti. Dobbiamo ricostruire Porto Marghera, che ha perso 30 mila posti di lavoro e abbiamo bisogno di architetti ma anche dei fondi del Governo. Quest’anno la Biennale dedica un padiglione anche a Porto Marghera e ne ha aperto uno anche a Forte Marghera. Bisogna continuare, perché il futuro di questo Comune non è Venezia, è Mestre, dove c’è la gente che vive». «Capisco il sindaco - ha poi replicato Franceschini - ma qualche riunione è comunque necessaria, se si vuole decidere qualcosa». Ha fatto capolino alla Biennale ieri anche Beppe Grillo, in visita privata. Oggi, come detto, è già tempo di Leoni, con l’assegnazioni di quelli d’Oro per il miglior partecipante e il miglior Paese e quello d’Argento per l’architetto più promettente, oltre alla possibilità per la giuria di una serie di menzioni, Sarà consegnato anche il Leone d’Oro alla carriera all’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha. Grande incertezza sulle decisioni sulla giuria con paesi come la Germania, il Cile, l’Olanda. La stessa Italia che sembra, insieme ad altri, poter essere in lizza per un riconoscimento. Grande lotta anche per i premi riservati agli architetti, per cui qualcuno faceva anche i nomi del trio americano Ochsendorf/Bloch/Dejong, del colombiano Simon Velez, della nostra Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, del progetto dell’architetto Shigeru Ban con l’artista Jaeeun-Choi. Ma l’incertezza, con tanti candidati possibili, ieri era ancora sovrana.
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