“Non siamo una lavanderia ma specialisti nella decontaminazione particellare”, puntualizza Milena Baroni, ceo di Mycroclean Italia. Eppure la fiera imprenditrice di Gorgonzola ci racconta anche che la sua impresa è nata proprio come lavanderia negli anni ’50 e solo in seguito è diventata fornitrice di aziende aerospaziali e dei semiconduttori.
“I miei nonni ai tempi erano già avanti e fornivano servizi a domicilio. Poi nel 1986 mio padre, che era ingegnere, insieme a mia madre hanno deciso di raccogliere la sfida di un’azienda cliente: oltre alla pulizia tradizionale aveva bisogno di decontaminazione”. E così l’ingegner Baroni progetta e realizza una macchina di decontaminazione talmente all’avanguardia che ancora oggi il segreto industriale del suo funzionamento è custodito con rigore. “Posso solo dire che siamo gli unici a eseguire questo processo in un unico ciclo; nel tempo ci sono stati aggiornamenti tecnologici ma la sostanza concettuale è rimasta invariata”, spiega Baroni.

“Io dal 2003 non ha fatto altro che continuare ed espandere l’impresa famigliare applicando anche un nuovo modello di lavoro. Ho una squadra di 25 validissime donne e la formazione è totalmente interna”.

A cosa serve la decontaminazione?
La decontaminazione è un processo che genericamente punta a eliminare gli effetti contaminanti di sostanze biologiche o chimiche. In questo caso Mycroclean Italia si concentra a soddisfare le esigenze delle aziende che operano nei settori aerospaziale e dei semiconduttori: in pratica chi produce satelliti e processori o genericamente chip.
Capita di imbattersi in foto di repertorio che mostrano uomini e donne in tuta bianca seduti alle postazioni di lavoro mentre operano su chip di dimensioni lillipuziane. Ebbene, in quegli ambienti il nemico numero uno è la polvere, il pulviscolo. “Noi decontaminiamo queste tute realizzate in una sorta di tessuto nanotecnologico dalle particelle di polvere superiori a 0,5 micron (un capello è di 75 micron, ndr.) perché possono essere dannose per i circuiti di microchip. Potrebbero ad esempio impedire a un impulso di azionare un comando”, puntualizza l’imprenditrice. In sintesi è un servizio importante di grande responsabilità e infatti nel mondo esistono solo quindici imprese specializzate in questa attività.
Il viaggio degli indumenti
Mycroclean Italia ha clienti europei perché attualmente ha un’unica sede a Gorgonzola, a circa ventidue chilometri da Milano. Il servizio prevede una fase di raccolta degli indumenti (sigillati in cassette di plastica) tramite corriere e poi una procedura in sede che parte con il lavaggio, poi sanificazione e bio-decontaminazione. Ovviamente viene effettuato anche un controllo sull’intera superficie per individuare eventuali segni di usura o strappi. Dopodiché si procede con la decontaminazione particellare in unico ciclo con il macchinario proprietario dell’azienda.
Lo stabilimento è dotato di clean room, ovvero camere bianche a ridottissimo livello di microparticelle di polvere in sospensione. Inoltre la ventilazione è a flusso laminare per assicurare sterilità, come ad esempio nelle sale operatorie. Gli addetti indossano tute protettive con mascherine.

“In questi giorni abbiamo ricevuto una richiesta da parte di una multinazionale che ha sede anche in India, però tendenzialmente serviamo imprese italiane e comunitarie. Per la Svizzera, considerate le criticità doganali, stiamo pensando di aprire una filiale”, spiega Baroni.
I corrieri consegnano con cadenza settimanale, ma una singola tuta richiede circa due ore e mezza di lavoro - dal primo controllo al confezionamento sottovuoto finale. Verrebbe da pensare neanche tantissimo se si considera che in una lavanderia tradizionale si viaggia sui 40 minuti solo per il lavaggio.
Nella Top 1000 del Financial Times
Mycroclean Italia recentemente è stata inserita nella classifica del Financial Times dedicata alle imprese europee con il maggior tasso di crescita. Contemporaneamente ha ottenuto anche il premio Le Fonti Awards come Eccellenza dell’Anno 2022 nel settore Healthcare & Pharma DPI.
Tutto questo successo si deve alla concomitanza di più fenomeni. Il primo è che la moltiplicazione delle imprese private aerospaziali ha contribuito a un forte aumento delle attività. In secondo luogo la pandemia ha stimolato la domanda di nuovi prodotti, come appunto la linea di mascherine Mycroclean ecosostenibili - che offrono una protezione leggermente superiore alle fp2 e possono essere lavate fino a 500 volte. La loro produzione è infatti passata da 50mila pezzi l’anno a 70mila a settimana.
“Nonostante la riduzione degli obblighi continuiamo a ricevere buoni ordini e senza dubbio qualcuno le usa per proteggersi dal polline. E poi comunque si lavano e si possono riporre nel cassetto. Con tutte quelle che abbiamo venduto abbiamo fatto risparmiare 700 tonnellate di rifiuti”, conclude Baroni.