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Sensors: è ancora possibile essere creativi senza usare la tecnologia?

Sensors: è ancora possibile essere creativi senza usare la tecnologia?
Nell’epoca delle IA capaci di (più o meno) tutto, gli umani riusciranno a resistere e non restare indietro? Abbiamo partecipato a un corso che insegna qualche trucco per farcela
3 minuti di lettura

C'è un'intelligenza artificiale che si chiama Dall-E 2 e il suo lavoro è semplice: essere creativa e generare immagini dal nulla. Gli umani le dicono cosa vogliono e lei lo crea in pochi secondi: riesce a farlo usando un enorme database di foto e anche le sue capacità di combinarle e di capire le richieste delle persone.

Abbiamo scritto che “il suo lavoro è semplice”, anche se in realtà non è semplice, ma in questa pagina non parleremo di questo (di cui abbiamo scritto qui). Parleremo di quello che questo può provocare: IA come Dall-E 2 ci ruberanno il lavoro? Renderanno superflui quelli che per lavoro devono essere creativi, progettare una casa, disegnare un logo, immaginare una campagna pubblicitaria? Le prossime versioni di Dall-E saranno in grado di creare da sole brevi clip animate? Saranno in grado di girare un film in autonomia? Forse sì, forse no. Quello che è certo è che mai come oggi, soprattutto in questo campo, serve riuscire a essere creativi senza farsi agevolare e indirizzare dalle macchine, se il nostro lavoro vogliamo provare a conservarlo.

Essere creativi senza aiuti esterni

Per capire se sia possibile, abbiamo avuto l’occasione di partecipare a Sensors, un workshop dedicato proprio a questo e che proprio questo dovrebbe insegnare: essere creativi basandosi su quello che si ha dentro, senza aiuti dalla tecnologia. Arrivare a un’idea partendo da un concetto, ma arrivarci da soli, con le proprie forze: “Vogliamo riportare il centro della progettazione nel proprio luogo interiore, per liberare nuove prospettive e pensiero creativo spingendoci oltre l’ovvietà”, per dirlo con le parole dei due ideatori, Antonella Marra e Andrea Steinfl.

Vero: sono concetti belli ma che sembrano un po’ astratti, e però nella pratica funzionano, come ci siamo resi conto di persona. Marra è laureata in filosofia della mente e studiosa di interazione uomo-macchina, Steinfl è un imprenditore e designer, insieme hanno collaborato con aziende come Lego, Swatch, Luiss, Rai, Siemens, Mondadori e Thun e l’idea di Sensors è tutta loro. Il workshop è “rivolto a professionisti e studenti della creatività, del design, dell’immagine”, costa 170 euro, è aperto a un massimo di 24 persone per volta e ha la durata di 6 ore, durante le quali vengono forniti gli strumenti di lavoro con cui dare concretezza alle idee.

Un momento della fase di brainstorming
Un momento della fase di brainstorming 

Marra e Steinfl (a destra nella foto, seduta e in piedi) insieme con alcuni degli iscritti al workshop
Marra e Steinfl (a destra nella foto, seduta e in piedi) insieme con alcuni degli iscritti al workshop 

Come funziona Sensors, nella pratica

La sessione cui abbiamo partecipato si è svolta nella bella sede delle Industrie Fluviali, a Roma, e con noi c’erano persone di età compresa fra i 20 e i 60 anni e che fanno i lavori più diversi: dipendenti e titolari di agenzie pubblicitarie e di comunicazione, copywriter, videomaker, giornalisti, due fotografe, un architetto, un musicista e pure un artista delle cripto.

Abbiamo lavorato con loro per oltre 6 ore, ma anche da soli, divisi in gruppi più o meno grandi, pensando, scrivendo, ritagliando, colorando, mandando mail e disegnando. Ma per fare cosa? Quello che ci è piaciuto di Sensors sta proprio qui, nel fatto che all’inizio non si capisce “per fare cosa?”, perché siamo partiti da un concetto che nulla aveva a che fare con la creatività (“scrivete 3 eventi che avete in programma nel vostro futuro”) e dopo un percorso lungo e a volte complicato (c’è da disegnare, non va dimenticato) siamo arrivati a creare uno slogan che poteva essere usato per una campagna pubblicitaria. Siamo stati creativi senza accorgerci di esserlo, portati per mano al risultato e contando solo sulle nostre forze.

Il prossimo passo: università e aziende

Nel discorso introduttivo, Marra era stata chiara: “Oggi i cellulari non vi serviranno”, che è una cosa che all’inizio un po’ spaventa ma che dopo qualche ora inizi ad apprezzare, come quando sullo smartphone attivi le opzioni dedicate al Benessere digitale e non ne capisci subito i benefici. È una cosa che apprezzi e che in questo caso ha pure qualche risvolto pratico: “Dovevo disegnare un sommozzatore, ma non ricordavo bene come fosse fatto, la posizione del boccaglio o delle bombole - ci ha raccontato una delle partecipanti - Volevo controllare su Internet, ma non potendolo fare mi sono arrangiata con quello che avevo in mente. E alla fine ce l’ho fatta”.

Come lei, al termine del workshop si sono detti soddisfatti anche altri partecipanti, soprattutto i più giovani, cui abbiamo chiesto un parere e che hanno apprezzato particolarmente la spinta a cercare la creatività dentro di sé. Che c’è, anche se magari la stimoliamo poco.

Nelle intenzioni dei suoi ideatori, Sensors dovrebbe tornare con altri appuntamenti, probabilmente in altre città, ma lo scopo finale non è (solo) questo: “Stiamo stabilendo contatti con le università e con alcuni licei perché è lì che vorremmo portare il nostro progetto - ci ha raccontato Marra - Lì e nelle aziende, per aiutarle a capire come funziona il processo creativo, che l’innovazione si fa in gruppo e che le persone non si devono vergognare di esprimere un’idea, che merita di essere ascoltata pure se non è perfetta”. Soprattutto se è nata senza l’aiuto di un computer.