Da un lato c’è Netflix che fatica, e addirittura si aspetta due milioni di abbonati in meno per il secondo trimestre del 2022, e dall’altro Disney che festeggia.
La sua piattaforma Disney Plus ha infatti portato a casa un primo trimestre di grande successo: 7,9 milioni di nuovi abbonati si sono uniti nei primi 3 mesi dell’anno. Lo ha annunciato direttamente l’azienda nelle ultime comunicazioni formali agli azionisti: il totale degli abbonati su scala globale si attesta ora sugli 87,6 milioni, cui andrebbero in teoria aggiunti altri 50,1 milioni di abbonati a Disney Plus Hotstar sul mercato indiano. Solo negli Stati Uniti e in Canada, Disney Plus conta 7,1 milioni di abbonati in più rispetto a un anno fa, arrivando a quota 44,4 milioni.
La forza di franchise come Star Wars e Marvel
Anche Reed Hastings, co-Ceo di Netflix, aveva di recente commentato la scalata dei concorrenti alludendo ai fortissimi brand e franchise in mano a Walt Disney in occasione dell’inaugurazione della sede italiana della piattaforma a Roma, in via Boncompagni. D’altronde Disney, Pixar, Marvel, Star Wars e National Geographic “si vendono da soli”, verrebbe da dire. Cioè, sono marchi e universi creativi con fortissime platee di appassionati, uno zoccolo duro che ama avere a disposizione l’intero catalogo di film e serie preferite in parte differente dall’utente forse più generalista di Netflix, che ogni volta va convinto e in qualche maniera riconquistato con nuovi titoli e nuove produzioni di livello.
Nello streaming, niente passi falsi
Tornando a Disney, il gruppo ha spiegato che gli abbonati a tutti i servizi di streaming, che includono anche Espn Plus e Hulu (non disponibili in Italia), hanno raggiunto quota 205 milioni, con un aumento significativo dai 196,4 dello scorso gennaio. Una crescita rapidissima, perfino superiore a quella di HBO ed HBO Max (pure questi teoricamente irraggiungibili dall’Italia, ma da poco arrivati in 15 Paesi europei), che ha annunciato 3 milioni di nuovi abbonati nell’ultimo trimestre, per un totale di 77 milioni. Non bisogna comunque dimenticare che Netflix guida ancora la partita dello streaming, che promette però profonde evoluzioni nei prossimi mesi, con i suoi 222 milioni di abbonati. E soprattutto, come dimostra il caso surreale di CNN Plus, inaugurato e chiuso nel giro di un mese, non ammette passi falsi, neanche se alle spalle ci sono giganti come Warner Bros.
Ma i costi salgono sempre di più
Lo stesso caso di Disney Plus, che pure celebra un’ottima trimestrale, è in fondo emblematico: il gruppo sta anche guadagnando di più, con chi guarda la sua piattaforma. Se il ricavo medio per abbonato era di 6,01 dollari, con gli ultimi conti è salito a 6,32. Lo si deve ovviamente all’aumento del prezzo degli abbonamenti, anche in Italia. L’ultimo scatto c’è stato lo scorso anno con l’arrivo del canale generalista Star e un altro sarebbe in cantiere entro il 2022.
Eppure sta perdendo soldi (la perdita operativa della piattaforma è di 0,9 miliardi di dollari nell'ultimo trimestre) per i costi di produzione, la pubblicità e le tecnologie che servono per mantenere un’offerta di elevata qualità a milioni di persone in tutto il mondo. Sono costi che non scenderanno più di tanto e spesso il copione, per queste piattaforme, sembra sempre lo stesso: aumento dei costi, conseguente innalzamento del prezzo degli abbonamenti e rischio di rallentamento nella crescita degli stessi.
Per questo, come già di fatto anticipato a marzo, anche Disney (come Netflix ha ammesso pochi giorni fa) svelerà prima o dopo un piano meno costoso, ma con la pubblicità. E, come detto e come confermato dal Ceo, Bob Chapek, tornerà a ritoccare i prezzi: “Man mano che aumentiamo il nostro investimento in contenuti, riteniamo che questo ci darà la possibilità di adeguare il nostro prezzo”. Insomma: la strada dello streaming è sempre più freemium e supportata da pubblicità.