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Sono bruciati quaranta satelliti Starlink ma Elon Musk può essere felice

Sono bruciati quaranta satelliti Starlink ma Elon Musk può essere felice
(afp)
Sul lungo periodo, un lancio avventato da parte di SpaceX potrebbe rivelarsi tutt'altro che un calcolo errato
2 minuti di lettura

Lo scorso 3 febbraio SpaceX ha spedito in orbita 49 nuovi satelliti della rete Starlink, che fornisce internet a banda larga dallo Spazio. Di questi, 40 sono bruciati a causa di una tempesta geomagnetica generata dal Sole.


“Shit happens”, dicono in America. Un modo colorito per far riferimento alla sfiga, alle “cose che capitano” insomma. E verrebbe da pensarlo, in effetti, anche in questo caso: le insidie e gli imprevisti, nello Spazio, non riguardano solo i film di Hollywood.

Tuttavia viviamo in un’epoca in cui guardiamo l’Universo sempre più da vicino, diamo la caccia agli asteroidi per distruggerli come in Armageddon e facciamo volare droni su Marte. Siamo in grado, dunque, di monitorare e osservare in modo sufficientemente dettagliato ciò che accade tra le stelle.

E in effetti anche la tempesta geomagnetica che ha annientato i satelliti Starlink era stata prevista il 29 gennaio scorso, con conseguenze scontate: aumenta la densità dell’atmosfera terrestre e aumenta, dunque, la resistenza che subiscono gli oggetti che l’attraversano. Il risultato è che le orbite dei satelliti, se occupano quote più basse, subiscono una variazione: questi si avvicinano pericolosamente all’atmosfera più densa in cui inevitabilmente bruciano.

Ci sono 1.915 satelliti Starlink nell’orbita terrestre bassa, la stessa in cui si muove la Stazione Spaziale Internazionale. Il loro numero è destinato a crescere: Elon Musk ha chiesto l’autorizzazione a lanciarne altri 30.000. La Nasa è preoccupata che questa moltitudine di oggetti, con un periodo di rivoluzione di 90 minuti a 27.400 Km/h, possa avere un impatto “sulle future missioni scientifiche e i futuri voli di astronauti nello Spazio”.

Diversi astronomi, raggiunti dal New York Times per analizzare la notizia dei satelliti Starlink distrutti, si sono detti a dir poco ‘sorpresi’ dalla decisione di SpaceX di eseguire il lancio nonostante la tempesta solare in corso. “Forse non si aspettavano un effetto così grande” ha provato a ipotizzare un altro esperto interrogato dalla rivista Technology Review del Mit.

Si è trattato di un rischio calcolato? In termini di denaro, assolutamente no. Insieme ai satelliti, sono andati in fumo almeno 100 milioni di dollari: è il costo dell’hardware e delle operazioni di lancio. Eppure SpaceX ha imparato qualcosa che le tornerà estremamente utile in futuro, quando il Sole raggiungerà - nel 2025 - il suo massimo solare, vale a dire il periodo di massima attività della stella. Questo determinerà, tra le altre cose, un aumento delle tempeste geomagnetiche e della loro intensità.

Se SpaceX vuole evitare che altri satelliti brucino, molto probabilmente sarà costretta a spedirli un po’ più in alto dove l’atmosfera è più sottile e il rischio di attrito ridotto. Il passaggio da circa 200 km a più di 300 km d’altezza, determinerà un aumento dei costi di lancio di circa il 10%. Un prezzo da pagare per evitare altri disastri e puntare, anzi, alla costellazione di migliaia di satelliti che sogna Elon Musk.

Sull’azzardo, e per certi versi anche sui fallimenti, Musk ha costruito la fortuna di SpaceX - che lo scorso ottobre ha superato la valutazione di 100 miliardi di dollari - e soprattutto la propria. Da tempo l’imprenditore guida la classifica degli uomini più ricchi del pianeta. Ma in futuro, secondo la banca d’affari Morgan Stanley, Musk sarà il primo a poter contare su un patrimonio personale superiore ai mille miliardi di dollari.

SpaceX, da cui proviene appena il 17% della fortuna complessiva dell’imprenditore, nei prossimi anni è destinata ad avere un peso sempre maggiore. Secondo Morgan Stanley proprio la rete di satelliti Starlink contribuirà ad accrescere il valore dell’azienda aerospaziale, che in futuro raddoppierà la sua valutazione.