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Calcio Padova in vendita, ecco la prima offerta. Molon: «Voglio la serie A in quattro anni»

L’imprenditore vicentino ha incontrato la presidente Bianchi dopo la partita con l’Arzignano: «Impressione positiva, ci rivedremo presto»

Stefano Edel
3 minuti di lettura

La presidente del Padova Calcio Alessandra Bianchi e l'imprenditore vicentino Marino Molon

 

Un tavolo fissato in una saletta riservata di un locale di Montecchio, a pochi chilometri da Arzignano. Si siedono in tre: Alessandra Bianchi, presidente del Calcio Padova, Marino Molon, 71 anni, imprenditore vicentino e l'assistente di quest'ultimo.

Clima positivo

I biancoscudati hanno appena espugnato lo stadio “Dal Molin” e sono risaliti al settimo posto della classifica. Il clima è positivo, l'occasione significativa: il massimo dirigente di viale Rocco incontra uno dei potenziali acquirenti della maggioranza del club, dopo un primo contatto telefonico teso a conoscere quanto costi acquisire il 51% delle quote, con risposta già data, fra i 2 e i 2.5 milioni di euro.

Bianchi e Molon parlano a lungo, si... annusano e capiscono che i discorsi vanno approfonditi. Si rivedranno presto, forse già in settimana, ma intanto in oltre 2 ore affrontano quella che è diventata una questione prioritaria: ipotizzare un cambio di maggioranza all'interno della Spa biancoscudata.

In serata raggiungiamo telefonicamente Molon: è disponibile, deciso a chiarire i punti prioritari di un possibile affare che lo porterebbe di nuovo alla ribalta dopo la tormentata presidenza del Vicenza nella stagione 1987/88, conclusasi con l'estromissione in estate dell'industriale di Tezze di Arzignano dal Cda e la sua definitiva uscita di scena.

Signor Molon, allora com'è andato questo primo incontro con la signora Bianchi?

«Era la prima volta che ci conoscevamo direttamente. Posso affermare che il faccia a faccia è stato positivo, l'impressione che ne ho ricavato è buona».

Prima di andare alla sostanza della questione Padova, che cosa vi siete detti, se è possibile conoscere qualche dettaglio?

«Guardi, mi ha convinto di lei il fatto che si sia presentata sapendo molte cose di me, dalla possibile acquisizione del Calcio Lugano al successo avuto con la TreGima, l'azienda del mobile a Torri di Quartesolo, che si è occupata di grosse forniture per grandi complessi come alberghi e residence, oltre agli investimenti compiuti con mio figlio nel settore immobiliare a Jesolo.

Cosa ci siamo detti resta ovviamente riservato, ma è significativo che al termine dell'incontro si sia convenuto che è il caso di andare avanti nei discorsi».

Lei conferma di volere la maggioranza della società?

«Certo. Ma ci sono degli aspetti da approfondire, e poi bisogna vedere cosa ne pensa Oughourlian».

Appunto, il finanziere franco-armeno. Un mese fa, nella sua visita a Padova, ha detto che “se c'è un progetto migliore del mio, sono pronti a farmi da parte”. Lei che idee ha?

«Con Oughourlian ci vedremo presto, penso di incontrarlo a Madrid a fine marzo. Per me se, con il sottoscritto maggiore azionista, dovesse decidere di restare in minoranza, il quadro sarebbe ideale.

Le idee del sottoscritto sono state esplicitate: portare il Padova in Serie A nel giro di quattro anni».

Ma intanto il Biancoscudo è in terza serie...

«Vero, sarebbe meglio se fosse in B, ma non possiamo farci nulla».

Insomma, se dovesse tornare nel mondo del calcio grazie al Padova lo farebbe per puntare in alto.

«Sapete che ho tentato di prendere anche il Lugano, oggi in mano ad un miliardario americano (Jose Mansueto, ndr), ma non se n'è fatto nulla. Di quanto accaduto in passato a Vicenza non voglio più parlare, ho scritto oltretutto un libro dal titolo “Il presidente scomodo”, di cui sono state vendute 10 mila copie, nel quale ho ripercorso la mia esperienza ai piedi dei Colli Berici, dai tempi di Farina a quelli di Maraschin, e poi a quelli di Pigato, che mi supplicò di rilevare il club. Il Padova mi piace, ma ovviamente siamo ancora lontani dalla definizione dell'acquisto».

Sia sincero, quante probabilità si dà di andare in porto con l'operazione dopo questo primo incontro?

«Diciamo il 50%».

Però...

«Perché non devo essere ottimista? Ho intenzioni serie, non sono uno che cerca pubblicità».

Ma Bianchi le ha fatto presente che ci sono state altre manifestazioni di interesse, oltre alla sua?

«Certo. So dell'intento dell'ex presidente Roberto Bonetto, me ne ha parlato. Eppure i rapporti, mi sembra di capire, non sono rimasti buoni, dopo la cessione delle quote ad Oughourlian».

Ha rivelato che ci sarà presto un nuovo summit tra di voi. Questa volta alla presenza di commercialisti e legali?

«Per quanto mi riguarda sì (l'incontro potrebbe avvenire alla presenza dell'avvocato Manuele Molinari, che cura gli interessi dell'imprenditore, ndr). In queste trattative è importante capire bene che cosa si voglia fare: dalla prima squadra agli investimenti sul settore giovanile, dall'eventuale Centro sportivo all'organizzazione del club, dal rapporto con i tifosi a quello con le istituzioni».

C'è già stato un vicentino alla guida del Biancoscudo, Marcello Cestaro. Prima azionista di maggioranza, poi a lungo presidente. Ne è uscito fuori malissimo nel 2014, cancellando con Diego Penocchio la società dal professionismo...

«Conosco bene quanto è successo. Ma parliamo di altri anni e di altra gestione».

Farebbe lei il presidente con il 51% in mano?

«E' prematuro parlarne. Tuttavia non è detto che debba per forza ricoprire tale ruolo. Ci sono tanti bravi personaggi a Padova...».

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