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Rugby 6 Nazioni. Il Galles a Roma per il cucchiaio L’Italia nell’inedito ruolo di favorita

Un punto di bonus divide il quinto posto azzurro dallo zero dei dragoni dove gioca ancora il mito Alun Wyn Jones che vinse il Grande Slam nel 2008. Azzurri chiamati al bis di Cardiff

di Fabrizio Zupo
2 minuti di lettura

Il giro d'onore degli Azzurri al termine di Italia Irlanda allo stadio Olimpico

 (ansa)

Roma
Non bastano più gli attestati di stima del ct del Trifoglio Andy Farrell che, dopo essersi mangiato le unghie in diretta Sky, scende in campo, stringe la mano gli Azzurri uno ad uno in un gesto non scontato neppure fra i Pro e dice a caldo «L’abbiamo portata a casa. Mi sono torturato le unghie? Non me sono accorto ma credo che ogni nostro tifoso l’abbia fatto guardando questa battaglia».

Una partita bella da vedere, un lavoro enorme per chi fa gli highlight da una manciata di minuti, con così tanto da tenere e cosi poco da buttare via. Nessun tempo morto.

Non basta la certificazione che la discussione sulla “retrocessione” dell’Italia dal Sei Nazioni sembra appartenere a un tempo remoto. Non bastano le lodi a una terza centro di livello mondiale come Lorenzo Cannone, alla direzione d’orchestra di Paolo Garbisi, ai 16 placcaggi di Lamaro, all'esplositivà di Menoncello, all’attitudine del gruppo di ripartire in attacco dalla nostra linea di meta, sempre anche al 79’ rischiando la beffa. Prima linea da urlo guidata da Nicotera, Ruzza di una consistenza maturata di partita in partita. E nel buio della mischia il lavoro di Negri e Niccolò Cannone.

Non era l’Irlanda il banco di prova. I numeri 1 al mondo, certo hanno sbandato a Roma, sono andati sotto di misura e di misura hanno condotto, ma al 71’ il lento innesco con 18 fasi a sfarinare la difesa azzurra e il colpo ad uncino di Conor Murray a liberare le briglie all’ala Mc Hansen hanno misurato la differenza. E basta recriminare sulla mancata vittoria sulla Francia, prima vetrina del livello di lotta raggiunto dall’Italia.

Perché dopo il posticipo di ieri (Francia Scozia 32-21) e la vittoria esterna di sabato dell’Inghilterra in Galles (10-20), la classifica dice : Irlanda 15, a quota 10 Francia Scozia e Inghilterra e, sotto, con zero vittorie Italia quinta a 1 punto, Galles neppure quello. Un bonus ci tiene distante dal cucchiaio di legno. E fra due sabati, l’11 marzo, la finale che nessuno vuole si giocherà a Roma contro i dragoni.

Partita dove gli underdog non sono gli Azzurri. Per quanto visto sinora l’Italia è favorita e chiamata al bis del 2022 a Cardiff. Azzurri che nelle ultime 5 partite hanno affrontato il top del top: Australia, Sudafrica, Francia, Inghilterra e Irlanda. E non ce n’è voglia il ranking ovale se diciamo che il sorpasso della Georgia dopo aver battuto la Spagna nella serie B d’Europa non vale nulla.

Favoriti. Significa pressione sulle spalle dell’Italia per una volta, alla quale neppure capitan Lamaro sa dare una risposta: «Cosa serve? fare un punto di più. A questo livello si è condannati da piccoli errori».
«Ci troveremo davanti a una bestia ferita» ha chiosato Bruno uscendo dall’Olimpico.

La Giovane Italia però non può nascondersi davanti al vecchio Galles.
Il mito Alun Wyn Jones, per dire, ha vinto il Grande Slam per il Galles nel 2008, tre lustri fa, pochi mesi dopo esordiva l’estremo Leigh Halpenny mentre nel trionfo al Sei Nazioni del 2012 (tre mesi dopo il bronzo mondiale) c’erano già Tipuric e Faletau.
E sono ancora tutti lì a far girare il motore sotto il secondo regno di Gatland. Superato il rischio sciopero, cambiate le regole per far rientrare subito gli “expat” di talento, arriveranno a Roma messi all’angolo. La battaglia sarà furibonda e il ct Crowley deve trovare un piano di gioco che difenda i nostri di talenti, come Capuozzo uscito vivo chissà come dai placcaggi da espulsione di McCloskey e Aki.

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