Un punticino che muove la classifica e, per la seconda volta di fila, una difesa che non si fa ipnotizzare dagli avversari, tornando a casa imbattuta. Il Padova semina e raccoglie allo stadio “Zini” - entrato nella storia del Biancoscudo per essere stato il palcoscenico del vittorioso spareggio con il Cesena nel giugno 1994, che valse il ritorno in Serie A dopo 32 anni - e continua la scalata all'... Everest, che lo dovrebbe portare a maggio a giocarsi la salvezza ai playout, distanti ora due lunghezze (ma Livorno e Cosenza sono di scena oggi, così come Foggia e Crotone, e quindi le distanze si potrebbero riallungare). Primo 0 a 0 in trasferta per la squadra di Bisoli, ottavo pareggio stagionale, e alla fine il punto è più che guadagnato, anche se a quota 17 non si può certo fare salti di gioia, anzi. Ma l'importante è la continuità, e in questo girone di ritorno, a parte la caduta intrisa di rimpianti al “Penzo”, il bilancio per Pulzetti & C. parla di una vittoria (con il Verona) e di due pareggi (con Salernitana e, appunto, Cremonese), ovvero 5 punti in 4 partite. Cammino-fotocopia dell'inizio di campionato, quando anche allora arrivarono due nulli e un successo (con gli arancioneroverdi), a fronte del ko di Salerno.
BUON PRIMO TEMPO
Su un campo che lo stesso Rastelli, tecnico di casa, ha definito “di patate”, talmente sconnesso e gibboso si è presentato agli occhi dei giocatori, il Padova, schierato come aveva annunciato il mister con il trequartista Capello dietro le punte, “per osare di più”, è piaciuto maggiormente nei primi 45' che non nella ripresa, quando ha subìto la pressione dei lombardi, più incisivi e pericolosi soprattutto lungo le corsie esterne, in particolare a sinistra. Molto attivo Bonazzoli, il più convinto nel cercare il bersaglio, a cui ha fatto il verso, sul fronte opposto, Strefezza, un “peperino” niente male, che ha provato più volte a scaldare le mani a Minelli. I biancoscudati sono piaciuti nell'approccio, hanno lottato su ogni pallone e puntato su qualche ripartenza, ma Ravaglia è stato bravo a neutralizzare, in volo, una conclusione di sinistro di Bonazzoli (14').
IL RIGORE NEGATO
In una gara molto equilibrata solo un episodio avrebbe potuto scavare la differenza tra le due compagini, e quell'episodio in effetti c'è stato, ma l'insufficiente arbitro Guccini (mal supportato dall'assistente Chiocchi sotto la tribuna centrale) non ha ravvisato gli estremi per concedere il rigore al Padova quando, su un tiro di sinistro da fuori area di Bonazzoli, Arini ha “parato” il pallone con il braccio sinistro alzato, nettamente staccato dal corpo (34'). Fallo netto, anzi nettissimo, che solo la terna arbitrale non ha giudicato taleo, confermando purtroppo che ci sarebbe bisogno di tanta Var pure tra i cadetti.
ANCHE LA CREMONESE...
Come un camaleonte, la Cremonese ha cambiato pelle dopo l'intervallo, complice l'inserimento di Carretta al posto di un evanescente Boultam. Eppure, con Minelli chiamato ai primi interventi, la palla-gol più ghiotta in avvio l'ha avuta Bonazzoli, che di tacco, dopo aver ricevuto palla da Mbakogu, ha chiamato Ravaglia ad un grande intervento in tuffo, sulla sua sinistra, per evitare l'1-0 (15'). Da quel momento in poi il Padova ha patito la pressione grigiorossa, con Strefezza che ha fatto gridare al gol un paio di volte, sino ad invocare un presunto rigore per un atterramento di Minelli ai danni di Arini (22'), che in effetti poteva essere sanzionato con la massima punizione. E ancora rammarico da parte dei grigiorossi accentuato dal gol annullato (per questione di centimetri) a Strizzolo, pescato da Chiocchi in fuorigioco su cross di Migliore, dopo che Minelli aveva respinto egregiamente il solito “bolide” di Strefezza (27'). Alla fine, pur con qualche patema, l'obiettivo è stato centrato. Ora arriva il Foggia, primo di una serie di scontri diretti da non sbagliare. La salvezza passa principalmente dall'Euganeo. —