Quando il tumore della prostata si diffonde o diventa metastatico, ma in caso di nuova diagnosi in cui il tumore si è già diffuso, la malattia è sensibile agli ormoni e la terapia di deprivazione androgenica (ADT) è il cardine del trattamento. Ora per questi pazienti c’è una nuova opportunità di cura: la Commissione Europea ha, infatti, autorizzato la commercializzazione nell’Unione Europea di darolutamide, inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi), più terapia di deprivazione androgenica (ADT) in associazione alla chemioterapia con docetaxel.

Il tumore più diffuso negli uomini
Il tumore della prostata è il più frequente negli uomini in quasi tutti i Paesi dell’Europa settentrionale e occidentale. “Nel 2022, in Italia, sono state stimate 40.500 nuove diagnosi di tumore della prostata, il più frequente negli uomini”, spiega Sergio Bracarda, presidente Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) e direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale e del Dipartimento di Oncologia presso l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni. Solo il 30% degli uomini affetti da tumore della prostata metastatico ormonosensibile (mHSPC) sopravvive più di cinque anni dalla diagnosi. La maggior parte degli uomini con mHSPC sviluppa una progressione della malattia con la comparsa di resistenza alla castrazione (mCRPC), una fase di patologia con sopravvivenza a lungo termine limitata.

Il tumore della prostata ormonosensibile metastatico
Al momento della diagnosi la maggior parte degli uomini presenta un tumore localizzato, il che significa che la neoplasia è limitata alla ghiandola prostatica e può essere trattata con la chirurgia curativa o la radioterapia. In caso di recidiva, quando la malattia si diffonde o diventa metastatica, o in caso di nuova diagnosi in cui il tumore si è già diffuso, la malattia è sensibile agli ormoni e la terapia di deprivazione androgenica (ADT) è il cardine del trattamento. Le attuali opzioni di trattamento per gli uomini con tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHSPC) prevedono terapia ormonale, come l’ADT, inibitori del recettore degli androgeni più ADT o una combinazione di chemioterapia con docetaxel e ADT. Nonostante il trattamento, la maggior parte dei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHSPC) progredisce sviluppando un tumore metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), una condizione di malattia caratterizzata da elevata morbilità e sopravvivenza limitata.

Lo studio Arasens
La nuova approvazione di darolutamide da parte della Commissione Europea si basa sui risultati positivi dello studio di Fase III ARASENS, che ha coinvolto più di 1300 pazienti e che sono stati pubblicati nel New England Journal of Medicine. “Lo studio - spiega Bracarda - ha dimostrato che darolutamide in combinazione con la terapia ormonale e la chemioterapia riduce significativamente il rischio di morte del 32,5% rispetto alla terapia di deprivazione androgenica e docetaxel, nei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico. La combinazione con darolutamide non solo prolunga la sopravvivenza e ritarda quasi del doppia la progressione di malattia, ma salvaguarda anche la qualità di vita, aspetto fondamentale per i pazienti colpiti dalla neoplasia in fase metastatica”.

In attesa della rimborsabilità
Darolutamide è già stato approvato a marzo 2020 dall’agenzia regolatoria europea per il trattamento dei pazienti con tumore della prostata non metastatico resistente alla castrazione (nmCRPC), a rischio elevato di sviluppare metastasi. “Questa nuova approvazione estende l’utilizzo di darolutamide a un gruppo più vasto di pazienti ma, soprattutto, consente di implementare una nuova strategia terapeutica che amplia sensibilmente le prospettive terapeutiche per gli uomini colpiti dalla malattia e che consente ai medici di migliorare gli esiti clinici”, afferma Orazio Caffo, direttore oncologia all’Ospedale Santa Chiara di Trento. “L’autorizzazione Ema è il primo passo per la rimborsabilità del farmaco nei paesi europei e, quindi, anche in Italia, in cui sarebbe auspicabile possa essere disponibile quanto prima”.

Efficacia e tollerabilità
Per i pazienti con carcinoma della prostata metastatico lo scenario terapeutico è in continua evoluzione come in pochi altri settori dell’oncologia: esso è del tutto diverso rispetto solo a pochi anni fa grazie alla disponibilità di armi sempre più efficaci. “Nel setting del tumore prostatico sensibile alla castrazione metastatico, in cui darolutamide ha la nuova indicazione - prosegue Caffo - la maggior parte dei pazienti presenta localizzazioni ossee con possibile presenza di dolore e aumentato rischio di fratture. Darolutamide combina in sé efficacia e tollerabilità: grazie alla sua struttura chimica peculiare, da una parte è in grado di inibire la crescita delle cellule di carcinoma prostatico, ma dall’altra ha un buon profilo di tollerabilità non impattando sulla vita quotidiana dei pazienti. Questo è di estrema importanza non solo per la prognosi dei nostri pazienti ma anche per il mantenimento della loro qualità di vita”.
Gli altri studi
Darolutamide, sviluppato da Bayer insieme a Orion Corporation, viene studiato in un vasto programma di sviluppo attraverso altri tre studi clinici in corso o pianificati, per analizzare il suo potenziale nei pazienti con tumore della prostata, dagli stadi iniziali alle fasi avanzate della malattia. Tra questi, lo studio di Fase III ARANOTE valuta darolutamide e ADT rispetto a solo ADT nel mHSPC.