Distorcere i ricordi per memorizzarli meglio. Ecco cosa è in grado di fare il nostro cervello: un trucchetto che permette al nostro archivio personale di non confondere ricordi molto simili tra di loro, per evitare di farli finire nell’oblio.
Sarà capitato a tutti di raccontare qualcosa che abbiamo vissuto anni fa, magari durante una delle tante cena in famiglia, e di essere contraddetti da un parente presente quel giorno, che non ricorda la vicenda esattamente in quel modo. Chi aveva ragione? Probabilmente nessuno dei due. A dimostrarlo a livello pratico è lo studio coordinato dalla ricercatrice Yufei Zhao, pubblicato sulla rivista scientifica JNeurosci . I partecipanti alla ricerca hanno dovuto memorizzare 24 volti accoppiati ad oggetti, come un cappello, un palloncino o un ombrello, alcuni dello stesso colore, altri di nuance simili ma differenti. Proprio come accade per i ricordi simili, come ad esempio dove abbiamo parcheggiato la macchina fuori casa, due oggetti uguali ma di tonalità leggermente diverse dovrebbero essere più difficili da ricordare rispetto a due diversi ma dello stesso colore. Così, per ricordarli meglio, il cervello avrebbe dovuto esagerare il divario tra i colori. Ed è proprio su questo che sono stati interrogati.
Nel loro insieme, questi risultati rivelano che la competizione tra i ricordi induce distorsioni adattive e specifiche nelle rappresentazioni parietali e nelle corrispondenti espressioni comportamentali.
I partecipanti erano infatti giovani e sani: il 98,9% ha ricordato la giusta corrispondenza faccia-oggetto mentre il 93,2% ha ricordato esattamente anche le coppie con gli stessi oggetti di colore differente. Il passo successivo sarà ora studiare gli anziani. Le prestazioni della memoria diminuiscono con l’avanzare dell’età e una ragione potrebbe proprio essere che il cervello diventa meno abile nel ridurre le interferenze tra i ricordi.