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L’alcol cambia la geometria del cervello

Interviene sulle cellule immunitarie. La conclusione di uno studio pubblicato su Science Advances. L'esperto: "Attenzione al binge drinking"

2 minuti di lettura
Sono notizie che preferiremmo non dare nel pieno di un’estate pandemica, quando probabilmente più che nelle estati passate, molti troveranno in qualche anche solo sporadico mojito (consumato a rigorosissima debita distanza, mai ci stancheremo di ricordarlo) non solo refrigerio ma anche un poco di consolazione dal pensiero dominante del Covid. Il fatto è che la notizia di cui parliamo aggiunge un tassello nuovo alle conoscenze sui meccanismi della dipendenza da alcol, il cui utilizzo riguarda 2 miliardi di consumatori in tutto il mondo. Troppi. Uno studio, pubblicato su Science Advances, rivela che l’alcol cambia la struttura spaziale del cervello agendo sulle cellule immunitarie del sistema nervoso centrale, finendo così per favorire la diffusione dei neurotrasmettitori della gratificazione.  Per dirla con una metafora è come se birre e vino modificcassero l’ambiente per promuovere la dipendenza.

Lo studio

Il meccanismo è stato chiarito da un team di ricercatori dell'Istituto di Neuroscienze di Alicante in Spagna, del Central Institute of Mental Health dell’Università di Heidelberg in Germania, della  Charles University di Praga e dell’Università di Camerino, che ha dimostrato sia negli esseri umani (con risonanza magnetica, Rm) che nei ratti (con Rm e analisi istochimiche) che la capacità dell’alcol di dare dipendenza è in parte legata alla sua tendenza a modificare la struttura delle cellule della microglia, che sono quelle che nella materia grigia del sistema nervoso centrale si occupano della difesa immunitaria.

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Come funziona

Semplificando le cose stanno così. L’alcol modifica la biochimica di queste cellule e di conseguenza la forma trasformandole da elementi a struttura ramificata in cellule tondeggianti, ameboidi. Questo cambiamento finisce per alterare anche la geometria dello spazio extracellulare della materia grigia. Un'area che diventa più diffusiva, come dicono gli esperti, cioè capace di favorire una maggiore diffusione delle sostanze chimiche responsabili della comunicazione fra i neuroni. Per esempio della dopamina, uno dei neurotrasmettitori che mediano le sensazioni di gratificazione. Il fatto è che aumentare la diffusione di dopamina potenzia le proprietà gratificanti dell'alcol, e di conseguenza la motivazione al suo consumo. Questa diminuzione delle barriere spaziali extracellulari, come le hanno definite gli autori, compare poco dopo l'inizio del consumo di alcol nei ratti, e persiste nell'astinenza sia nei roditori che nell'uomo.

Tutti pazzi per il bicchierino

"Un articolo precedente, pubblicato nell'aprile dello scorso anno su Jama Psychiatry – spiega Roberto Ciccocioppo, professore di Farmacologia all’università di Camerino e coautore della ricerca - già suggeriva un aumento la capacità della dopamina di diffondersi nel cervello dovuta all'alcol, ma non sapevamo ancora perché. Questo secondo lavoro l’ha chiarito, dimostrando che l'aumento è dovuto all'attivazione delle cellule immunitarie del cervello in risposta all’azione tossica dell’alcol. L’alcol è una sostanza d’abuso particolare. A differenza di altre, come la cocaina o l’eroina per esempio, non ha un recettore preciso tramite il quale esercita la sua attività tossica. Quello dell’alcol è un meccanismo d’azione aspecifico".

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In passato ricorda l'esperto, si pensava che questa sostanza agisse modificando la permeabilità della membrana cellulare, poi si è visto che modifica la funzionalità di tanti neurotrasmettitori e fra questi la dopamina. E "questo studio identifica un ulteriore meccanismo: e cioè che l’alcol cambia la conformazione delle cellule immunitarie aumentando la diffusività
(ndr. la capacità della dopamina di diffondersi nel cervello) tra i neuroni dei neurotrasmettitori della gratificazione, la cui attività risulta quindi potenziata. Il che progressivamente aumenta la motivazione al consumo", spiega ancora l'esperto.

Il binge drinking

Un problema quando si tende ad alzare troppo il gomito. "Questo fenomeno è particolarmente marcato nel binge drinking quando vengono introdotte dosi molto massicce di alcol che producono una infiammazione molto marcata delle cellule microgliari. Il binge drinking è una pratica particolarmente diffusa tra i giovani e, va ricordato, particolarmente nociva".


Nuove possibili cure

Fin qui i danni di una sostanza che se consumata in modo eccessivo può fare male. Ma lo studio potrà essere utile per combattere l'alcolismo? "L’aver scoperto un nuovo meccanismo attraverso cui l’alcol altera le funzioni cerebrali – conclude l’esperto - è fondamentale per lo sviluppo di nuove terapie che agiscano sul sistema immunitario alterato normalizzandolo, e riducendo le conseguenze dell’esposizione all’alcol".
 
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