Chi vive in modo sano a cinquant'anni ha dieci anni di vita in più
di IRMA D'ARIA
Una ricerca dimostra che chi mangia correttamente, si muove almeno 30 minuti al giorno e non fuma vive più a lungo senza soffrire di malattie croniche come cancro o diabete
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NON FUMARE, mantenere il giusto peso e fare attività fisica con regolarità a 50 anni aumenta l’aspettativa di vita e tiene lontane le malattie per dieci anni nelle donne e 7,6 per gli uomini. Insomma, chi segue uno stile di vita sano anche nella mezza età vive meglio e senza il peso di malattie come il cancro, le patologie cardiovascolari e il diabete. A dirlo è uno studio apparso oggi sul British Medical Journal.
Stili di vita sani per una vita più lunga in buona salute
In tutto il mondo le persone vivono più a lungo ma l’invecchiamento si porta dietro spesso disabilità e malattie croniche come appunto tumori, malattie cardiache e diabete. Gli stili di vita come il fumo, l’attività fisica, l’assunzione di alcol, il peso e l’alimentazione incidono sia sull’aspettativa di vita che sulla probabilità di sviluppare malattie croniche ma pochi studi avevano indagato su come un insieme di fattori collegati allo stile di vita potesse essere collegato ad un allungamento della vita delle persone liberi da malattie.
La ricerca
Per capirlo, i ricercatori hanno analizzato i dati di 73mila infermiere e 78mila operatori sanitari americani che non soffrivano di malattie cardiovascolari, diabete o cancro al momento dell’arruolamento. Per valutare quanto sano fosse lo stile di vita condotto dai partecipanti allo studio, i ricercatori hanno preso in considerazione cinque elementi: fumo, peso, attività fisica (almeno 30 minuti al giorno), alcol e alimentazione. Ad ognuna di queste sane abitudini è stato assegnato un valore la cui somma risultava in un punteggio finale di basso rischio che andava da 0 a 5 (il valore più alto indicava uno stile di vita più sano).
Dieci anni in più per le donne, sette per gli uomini
I partecipanti sono stati seguiti regolarmente per più di vent’anni registrando anche le nuove diagnosi e le morti per cancro, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Tenendo conto dell’età, del gruppo etnico di appartenenza, della storia medica familiare e di altri possibili fattori che potevano avere un’influenza, i ricercatori hanno visto che a cinquant’anni l’aspettativa di vita senza queste malattie croniche era di 24 anni per le donne che non avevano adottato nessuno dei cinque stili di vita salutari presi in esame e di dieci anni di più (34 anni) per quelle che ne adottavano tutti o anche solo quattro. Allo stesso modo, per gli uomini l’aspettativa di vita senza malattie era di 24 anni per chi non seguiva stili di vita sani rispetto ai 31 anni dei ‘salutisti’. Quindi, grazie all’adozione di sani stili di vita, le donne riescono a guadagnare 10,6 anni di vita in più senza ammalarsi e gli uomini 7,6. Ma non solo: gli uomini che fumavano molto (15 sigarette o più) o uomini e donne obese (indice di massa corporea superiore a 30) a cinquant’anni avevano una probabilità più bassa del 75% di non sviluppare malattie.
Alimentazione e movimento come farmaci
La funzione protettiva degli stili di vita è ormai riconosciuta e dimostrata da molte ricerche scientifiche: “Questo studio è un’ulteriore conferma di quanto sia importante seguire stili di vita sani a tutte le età. Sappiamo che solo quattro fattori di rischio come il fumo di sigaretta, l’eccesso di alcol, un’inadeguata attività fisica ed un’eccessiva alimentazione sono all’origine del 96% delle malattie croniche nel mondo occidentale”, commenta Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata alla Cattolica di Roma e Presidente eletto della World Federation of Public Health Associations. “La corretta alimentazione e l’attività fisica sono i ‘farmaci’ più importanti. Per questo, a un diabetico, prima di consigliare farmaci o presidi medici bisognerebbe proprio prescrivere l’attività fisica e una sana alimentazione”.
La situazione in Italia
Insomma, vivere più a lungo non basta se poi non si è in buona salute. Ed è proprio ciò che accade in Italia dove, nonostante l’aspettativa di vita alla nascita si sia spostata dai 35 anni del 1860 agli 85 attuali, non sempre all’allungamento della “quantità della vita” corrisponde un miglioramento della sua qualità. “Secondo gli ultimi dati Istat - spiega Ricciardi - l’Italia è addirittura uno dei Paesi più longevi d’Europa, con oltre due milioni di persone che hanno più di 85 anni, ma ora siamo insidiati da altri paesi come Svizzera e Svezia che pur avendo un’aspettativa di vita inferiore rispetto alla nostra hanno una qualità di vita superiore”. E’ il caso della Svezia dove le donne hanno un’aspettativa di vita di 84 anni contro gli 85 delle donne italiane che però trascorrono gli ultimi 17 anni in condizioni di salute precaria mentre per le svedesi gli ultimi 16 anni di vita passano in buone condizioni. “Merito anche di politiche di prevenzione incentivate dal governo che incoraggia i cittadini ad adottare stili di vita sani, per esempio fornendo dei buoni taxi per incentivarli ad uscire di casa nonostante il freddo”.
Non è mai troppo tardi
A rendere ancora più interessante questi dati c’è il fatto che riguardano persone di cinquant’anni. Come a dire che non è mai troppo tardi per iniziare a vivere in modo sano. E’ questa anche la tesi che sta alla base del libro “70… e adesso?” di Edra (Edizioni LSWR) scritto da Muir Gray, medico britannico che collabora con l’NHS England (National Health Service) e Public Health England e che da oltre quarant’anni anni lavora nel settore della sanità pubblica con l’obiettivo di trasformare e migliorare l’assistenza sanitaria per accrescerne il valore. “Se è vero che la prevenzione delle malattie dovrebbe partire il prima possibile, già in gravidanza - spiega Ricciardi che si è occupato di curare la prefazione nella versione del libro in lingua italiana - non dobbiamo però dimenticare che non è mai troppo tardi e anche se per anni abbiamo trascurato la nostra salute, non dobbiamo scoraggiarci: siamo ancora in tempo per cambiare rotta come suggerisce anche questo libro che illustra, in modo accessibile a tutti, i dati epidemiologici, fisiologici e clinici specifici per chi ha spento o si accinge a spegnere le 70 candeline, ma offre anche indicazioni facili da attuare quotidianamente per continuare o per iniziare a scegliere ciò che ci fa stare bene”.