In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Fitoterapici e cure antitumore: attenzione all’interazione fra le sostanze

Fitoterapici e cure antitumore: attenzione all’interazione fra le sostanze
Il tema dei prodotti di origine naturale e dei loro effetti sul paziente in terapia al centro del prossimo congresso europeo di oncologia medica (Esmo) a Monaco di Baviera
3 minuti di lettura

C'è chi, ricevuta una diagnosi di tumore, opta per le cure alternative: rinunciando di fatto alla medicina ufficiale. E chi, invece, decide di affiancare alle terapie standard alcune complementari, con l'idea di «rafforzare» la risposta nei confronti della malattia o di gestire al meglio gli effetti collaterali.

Ma il fatto che l'assunzione di queste sostanze avvenga senza escludere il ricorso ai protocolli ufficiali, non è sufficiente per far dormire sonni tranquilli ai pazienti. L'interazione tra i farmaci, infatti, può determinare due risposte differenti: un aumento della tossicità e la perdita di efficacia delle cure oncologiche.

Qualunque scenario, dunque, rischia di porre a repentaglio il paziente che nella maggior parte dei casi è però ignaro di queste possibili interazioni che, cercate con l'idea di poter accelerare i tempi delle cure, rischiano in realtà di rivelarsi un «boomerang».

Nuovi dati al congresso europeo di oncologia

A confermare l'ipotesi sono gli ultimi dati pubblicati sulla rivista «Annals of Oncology», che saranno argomento di discussione nel corso del prossimo congresso europeo di oncologia medica (Esmo), in programma a Monaco di Baviera dal 19 al 22 ottobre.

I ricercatori dell'Università di Mannheim hanno condotto un'indagine su un gruppo di 325 pazienti affetti da tumori rari - sarcomi, neoplasie desmoidi o tumori stromali gastrointestinali (Gist) - al fine di valutare il ricorso alla medicina complementare.

Dalle risposte fornite ai questionari, è emerso, soprattutto da parte delle donne e in generale dei pazienti più grandi, un interesse diffuso nei loro confronti: in alcuni casi già da prima della diagnosi, con un aumento però significativo seguito alla scoperta della malattia.

Nella maggior parte dei casi, però, le persone erano ignare delle possibili interazioni farmacologiche tra le diverse molecole in circolo nell'organismo.

«I pazienti tendono a credere che gli integratori o i prodotti fitoterapici siano generalmente sicuri, ma non è sempre così - afferma l'oncologo Markus Joerger -. Questo ci fa capire che anche gli oncologi devono fare di più, informando adeguatamente i pazienti e preservando l'accesso a informazioni al di fuori dell'ospedale, che non sempre vengono reperite attraverso canali ufficiali e attendibili. Qualsiasi scelta terapeutica, anche se per la gestione degli effetti collaterali delle cure, deve essere condivisa con il proprio specialista».

Erbe anti-cancro

Sotto il cappello delle cure alternative, i ricercatori hanno fatto rientrare una vasta gamma di opportunità: l'integrazione di vitamine e Sali minerali, l'omeopatia, l'agopuntura, lo yoga, il tai chi, l'uso di erbe cinesi, il ricorso alla dieta chetogenica o vegana. Soluzioni dagli effetti differenti, ma che, nel loro complesso, denotano un crescente interesse verso i prodotti di origine naturale che agiscono come farmaci: sono i fitoterapici, ovvero quei medicinali controllati dal punto di vista della qualità e della sicurezza alla stregua delle molecole di sintesi, che assumiamo in forma registrata o come preparazione galenica.

L'azione farmacologica esiste, ma bisogna conoscerla e soprattutto evitare quelle combinazioni che possono danneggiarci in un duplice modo: «attenuando» l'effetto di un farmaco talora salvavita o integrando la tossicità, con effetti non trascurabili. Il rischio, quando si parla di farmaci naturali e si è chiamati a fare i conti con le bufale che circolano soprattutto in rete, è quello del fai-da-te. Ecco perché all'oncologo, che già compone «cocktail» di farmaci su misura del paziente, oggi si chiede di conoscere le erbe medicinali: proprietà, potenzialità, modi e forme corrette di consumo.

«Oggi c'è una lunga sfilza di erbe che possono alleviare alcuni sintomi che spesso accompagnano le terapie oncologiche: come la stanchezza, la depressione, l'inappetenza e il calo dei globuli bianchi», afferma Fabio Firenzuoli, direttore del centro di medicina integrativa dell'azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze. Alcune sono quelle già citate che, assieme a tutte le altre, Firenzuoli ha racchiuso ne «Le erbe anti-cancro» (Edizioni Lswr, 272 pagine, 19,9 euro). Le insidie, per i malati oncologici, possono nascondersi in una tazza di tè verde («nei pazienti con mieloma multiplo riduce l'efficacia del farmaco più utilizzato»), in un bicchiere di succo di pompelmo («amplifica la tossicità dei farmaci») o in un estratto di aloe («è la pianta attorno a cui c'è più interesse, ma per chi è in terapia con la capecitabina questo cocktail ne riduce l'assorbimento intestinale»). Conoscere come combinare i fitoterapici con la propria malattia - perché la ricerca, ancora in fieri, ha già dato risultato specifici per ogni tumore - è fondamentale per ottenere gli effetti sperati ed evitare quelli avversi.

Quando serve la fitoterapia?

I sintomi su cui alcuni estratti vegetali agiscono nei malati oncologici possono essere gestiti allo stesso modo anche in assenza di un tumore: il riferimento è all'ansia e alla depressione, ma anche alle mucositi (aloe e mirra), alla diarrea (estratti di ratania e tormentilla), alle vampate da menopausa (soia e trifoglio) e ai dolori alle gambe (centella asiatica, ippocastano e boswellia). A ciò occorre aggiungere l'utilizzo crescente che oggi si fa della fitoterapia nella gestione di alcune malattie a origine autoimmune (reumatiche, infiammatorie intestinali) e infettive (cistiti, tonsilliti ricorrenti).

Twitter @fabioditodaro