
E' il primo studio di questo tipo: visto che analizza la relazione dose-risposta tra ore di sonno (riposi diurni compresi) e sindrome metabolica, anche nelle sue singole componenti o fattori di rischio (pressione alta, glicemia elevata a digiuno, trigliceridi alti, bassi livelli di HDL, eccesso di grasso addominale). E che lo fa separatamente, negli uomini e nelle donne.
I partecipanti allo studio sono stati considerati affetti da sindrome metabolica se presentavano almeno tre dei 5 fattori su cui si basa la diagnosi e sulla base di analisi di sangue, urine, Dma e di dati fisici (peso altezza pressione..) raccolti nell’ambito del progetto HEXA (Ilprogeto HEXA è uno studio su larga scala condotto in Corea negli anni 2004-2013) gli autori hanno concluso che dormire meno di sei ore, negli uomini si associa a una probabilità più alta di soffrire di sindrome metabolica e di avere una circonferenza addominale eccessiva e nelle donne a maggiore rischio di circonferenza addominale. Invece, dormire più di dieci ore si associa a sindrome metabolica e trigliceridi alti negli uomini, nelle donne anche a circonferenza elevata, a livelli più alti sia di trigliceridi che di glicemia, a bassi livelli di colesterolo "buono" o HDL.
"Abbiamo osservato una potenziale differenza di genere tra durata del sonno e sindrome metabolica - ha dichiarato Claire E. Kim, autrice principale dello studio - con un'associazione tra sindrome metabolica e sonno prolungato nelle donne, e sindrome metabolica e sonno breve negli uomini”. Sebbene i meccanismi biologici alla base del rapporto durata del sonno e sindrome metabolica siano oggi poco chiari, i ricercatori coreani hanno fatto qualche ipotesi. Per esempio, meno di sette ore al giorno, favorirebbe livelli anomali di alcuni ormoni legati all’aumento dell'appetito o che riducono il consumo di energia, una situazione che potrebbe avere a che vedere con l’aumento della circonferenza addominale e con l’obesità.