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Donatella Rettore vive a Castelfranco (ph Macca) 

Donatella, ma sempre Miss Rettore: “La mia erede? Francesca Michielin”

La cantautrice sogna la piazza principale di Castelfranco dedicata a Tina Anselmi. Propone la “Giornata della Spensieratezza” e incorona sua erede Francesca Michielin

Alessia De Marchi
Aggiornato alle 3 minuti di lettura

«Una iena sul palco, un po’ meno nella vita». Lo confessa lei stessa con la franchezza che da sempre l’accompagna, scorrendo le foto di un concerto a Castelfranco davanti a una piazza Giorgione gremitissima. Poi Donatella Rettore, l’intramontabile Miss Rettore, si apre in una fragorosa risata, schietta e contagiosa.

Vicina a completare la terza decade degli “anta”, resta la ragazzina terribile che faceva disperare - e forse anche sperare - mamma Teresita. «Solo in punto di morte», confessa Rettore, una cascata di capelli biondissimi, gambe lunghissime, short cortissimi e l’immancabile stellina sbrilluccicosa appoggiata sugli zigomi, «ci siamo per così dire riconciliate, semmai davvero avessimo combattuto. Prima di lasciarmi per sempre mi ha sussurrato: “Te si senpre ’na bea tosa”. E con questo mi dichiarava tutto l’affetto celato per anni dietro al suo fare da generale».

Mai provinciale, pur provenendo proprio dalla provincia, Rettore ha conservato l’amore per Castelfranco, dov’è nata, quarta figlia di Sergio e Teresita, l’unica sopravvissuta. «Una città favolosa, vitale quando me ne sono andata alla fine degli anni Settanta», la ricorda. E oggi che è tornata a viverci dal 2005, «una fila sempre più lunga di attività chiuse: colpa di nessuno o forse di tutti. È più facile aprire che chiudere. Ma qui sto bene: si torna dov’è rimasto il cuore. Anche quando ero in giro per il mondo: Roma, Milano, Londra, Germania, Svizzera, Usa, il pensiero correva nostalgico alla mia cameretta, ai miei libri, ai miei oggetti, a quella specchiera di Villa Pisani da cui mamma e papà seguivano i miei movimenti dalla loro camera da letto, alla mia Susy, la bici che mi fu rubata».

Amici ovunque: Dalla, la Raffa nazionale, Tullio De Piscopo, Ric e Gian, Elton John, George Michael, Pippo Baudo, Corrado,... la lista è lunghissima.

Li racconta tutti con l’immediatezza di chi non ti guarda da un piedistallo, ma ha nel Dna immediatezza e naturalezza senza bisogno di atteggiarsi. È per questo che è amata dal suo pubblico, con fan che arrivano a Castelfranco ancora oggi da tutt’Italia. La fermano davanti alle mura, passano per casa anche solo per un selfie.

Ribelle? Sì, lo è stata e lo è ancora. Chi bolla come banale pop i testi dei suoi grandi successi da Donatella, a Kobra e Splendido Splendente, Lamette fino a Chimica con cui è andata a Sanremo nel 2022 con Ditonellapiaga o a Spettacolare, hit di questa estate con i Legno, non legge tra le righe la profondità.

Chi è oggi Rettore?

«Una signora un po’ triste, un po’ allegra. Forse nevrotica, al tempo stesso pacata. Bipolare, ma non malata. Se posso, mi piace aiutare».

Cosa le resta dello spirito degli anni Ottanta?

«Non fu l’epoca del disimpegno. Anzi. Cercavamo leggerezza per spezzare la tensione degli Anni di piombo. Sono stata un’anticipatrice: parlavo di sesso, parlavo al popolo Lgbt, parlavo del mondo effimero della chirurgia plastica, d’identità non binaria, di suicido, di guerra... Dietro al nonsense dei miei testi che escono per rima, per assonanza, c’è una magica alchimia rivelatrice di un pensiero che mi appartiene. In quegli anni eravamo sì spensierati, ma anche sperimentatori e professionali. Ecco, mi piacerebbe poter far rivivere quello spirito in questo mondo che evidenzia solo le cose brutte: Covid, ecopanico,... Stiamo distruggendo la Terra in nome degli schei. Non sono una nostalgica, non vivo di ricordi, ma porto con me il bello di ciò che ho vissuto. Perché non istituiamo la “Giornata mondiale della Spensieratezza”? Ci sono mille cover di Lamette fatte da giovani giapponesi, tedeschi, ... Come io rileggevo gli anni Cinquanta, loro guardano agli Ottanta».

Chi è l’erede di Rettore?

«Francesca Michielin, non ho dubbi. È bravissima, conosce la musica, scrive gli arrangiamenti, sa condurre, parla bene inglese, con un pc e un piano ti suona come un’orchestra. Eppoi è una conduttrice da paura, me la sono studiata bene. Le ho solo consigliato di non vestirsi come una bimba da film horror. Mi sta ascoltando».

Lei di look ne sa...

«Me li sono sempre costruita da me: dalle palline di Natale che sbriciolavo per ricavarne i brillantini da metter sul viso agli acquisti nei mercatini di Londra. Vivienne Westwood mi aveva scelto come testimonial per l’Italia, che onore!».

Che rapporto ha con la religione?

«Sono cristiana a modo mio. Mi sono sposata in chiesa, vorrei il conforto dell’estrema unzione. Ma credo nella reincarnazione. In una sorta di affascinate “Shining” mi sono vista tenente aviatore della Raf morto colpito da caccia tedesco. Tappa fissa per me è la chiesetta davanti al Duomo di Castelfranco: vi entro con i miei tre cani per accendere un candela per i miei tre fratelli».

E la politica?

«Sono di sinistra, ma non amo questa politica. Adoro la Bonino. Zaia? Poteva essere un comunista. La mia grande stima va a Tina Anselmi. A lei Castelfranco dovrebbe dedicare piazza Giorgione. La incrociavo in città. Un giorno di disse: “Credo molto nei giovani come te”. Le risposi: “Ma io ho trent’anni”. E lei: “Pensa me”. Mia madre le inviò una lettera “Signora presidente, faccia tornare a casa mia figlia”. Immagino si sia fatta un bella risata».

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