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Appello di Marco per guarire dalla leucemia. «Raga, ho bisogno di un donatore di midollo»

Ventitré anni, affetto da una forma acuta, ha chiesto aiuto sui social. Il suo post condiviso anche da Neri Marcorè

Maria Ducoli
2 minuti di lettura

Marco Zabeo il giorno del suo 23° compleanno nel letto di ospedale: lancia un appello per trovare un donatore compatibile di midollo

 

«Raga ho bisogno di un donatore di midollo, per favore andate a tipizzarvi, non vi costa nulla. Ps: potreste salvarmi la vita».

Questo l’appello che Marco Zabeo, ventitreenne mestrino, ha lanciato nei giorni scorsi sui social. Un appello condiviso non solo da amici e conoscenti, ma anche dall’attore Neri Marcorè, che ha preso a cuore la situazione e ha lanciato un invito alla tipizzazione (un semplice esame del sangue) presso l’Admo, per aiutare tutti coloro che hanno bisogno di un trapianto.

È il 18 marzo quando Marco si affaccia al Pronto soccorso dell’Angelo, accusando una febbriciattola che va e viene, stanchezza, perdita di peso. I medici si accorgono subito di alcune anomalie, gli fanno fare una Tac, degli esami.

E arriva la doccia fredda, la diagnosi di leucemia linfoblastica acuta. Due giorni dopo avrebbe dovuto sostenere il suo penultimo esame, prima della laurea in Economia aziendale a Ca’ Foscari, ma è tutto rimandato.

Costretto a restare nel reparto di Ematologia per 39 giorni. Resta chiuso in una stanza da cui non poteva uscire, perché ogni germe avrebbe potuto essere micidiale per le sue difese immunitarie praticamente a zero.

Il suo 23° compleanno lo trascorre in ospedale, con la flebo della chemioterapia infilata nel braccio.

«La cosa più difficile», racconta oggi, «è stato realizzare di avere una malattia del genere, quando quasi non avevo sintomi. Se ti rompi una gamba hai male, sai che devi farti curare. Nel mio caso, o ti curi o muori, diventa quasi una questione di fede nella scienza».

Durante il ricovero, Marco scrive, elabora e dice di essere uscito quasi più felice di prima. «Ho capito quante cose davo per scontato. Quando sono uscito, la prima cosa che ho fatto è stata andare a bagnare i piedi in mare».

Una volta fuori, la libertà ha il colore del cielo che può finalmente guardare nella sua interezza. «In una stanza di ospedale, puoi vedere solo un ritaglio dalla finestra».

Fin dal primo giorno, Marco sa che, una volta finite le chemio, dovrà sottoporsi al trapianto. La prima potenziale donatrice, sua sorella, non è risultata compatibile, quindi i medici devono affidarsi al registro dei donatori.

«Non è facile, la compatibilità è circa di uno su 100 mila. Per questo è importante che le persone contattino l’Admo (Associazione donatori di midollo) per tipizzarsi: non solo per me, ma anche per tutti gli altri in attesa di trapianto».

Sorride, anche mentre racconta come la leucemia gli abbia stravolto la vita. «Ho perso 20 chili e i capelli. Non posso stare in luoghi affollati, il raffreddore di una persona può diventare la mia polmonite, il che significherebbe interrompere le cure, e il tumore tornerebbe. Ma non mi butto giù, altrimenti sarei già morto. Questa esperienza mi fa capire l’importanza delle piccole cose». —

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