Lega, in Veneto scattano le epurazioni: fuori Fabrizio Boron e altri 10 militanti
Espulsi 4 padovani e 7 trevigiani. A Sona i prossimi provvedimenti. La lettera di undici dimissionari: «Non ci riconosciamo più nel nostro partito, miope e dispotico»
Laura Berlinghieri
Fabrizio Boron, espulso dalla Lega, con il presidente della regione Veneto Luca Zaia
Il consigliere regionale sempre duro nel commentare la piega della “nuova” Lega. E il militante che aveva dileggiato i vertici del partito. L’ex vicesindaco che si era candidato contro l’esponente deciso dal Carroccio. E i suoi vecchi compagni di Giunta che avevano deciso di appoggiarlo.
Parte da qui la stagione delle epurazioni nella Liga veneta: dai nomi dei primi 11 espulsi dal Consiglio di disciplina e garanzia del Federale, espressione diretta del pensiero del leader Matteo Salvini.
Non sono gli esponenti già presi di mira da via Bellerio: Gianantonio Da Re e Gian Paolo Gobbo, che pure potrebbero guastare le uova nel paniere della Lega dominante ora, con il sostegno al Congresso regionale a Franco Manzato; né gli altri due trevigiani Fulvio Pettenà e Giovanni Bernardelli, o il padovano Marcello Bano.
A elevare la sanzione – inappellabile – è il vertice del partito. Circostanza che non si limita a traslare verso Ovest il terreno della contesa, ma a innalzarlo. Le espulsioni, dunque: quattro nel Padovano e sette a Vedelago (Treviso), quelle già ufficiali. Due in dirittura d’arrivo a Sona (Verona). Mentre in undici, a Motta di Livenza, hanno deciso di anticipare la mossa del federale, rassegnando le dimissioni prima di essere depennati.
BORON E GLI ALTRI TRE PADOVANI
Il nome che fa più rumore è quello di Fabrizio Boron, il consigliere regionale, militante della primissima Lega, cresciuto nel quartiere padovano di Chiesanuova. Dall’inizio del commissariamento, non versa un euro al partito, per questo non avrebbe comunque potuto votare al Congresso regionale.
(Una precisazione relativa al consigliere regionale Gianpiero Possamai: non è inadempiente, ma ha continuato a versare sul conto della Lega Nord-Liga Veneta e non della Lega Salvini Premier, ndr).
Tornando a Boron, è autore di continue “bordate” contro la Lega di Salvini. Ma non per questo il “Capitano” ne avrebbe chiesto la testa. Quanto per il suo appoggio, in occasione delle elezioni comunali a Mestrino, al candidato sindaco Mario Fiorindo, contrapposto al leghista Marco Agostini.
Lo stesso – sostiene il federale – avrebbe fatto Tiziana Gaffo. Espulsa pure lei. Ha sostenuto Salvina Albanese, candidata a Mestrino, sempre nella lista di Fiorindo. Non solo: negli anni della pandemia, ha più volto assunto posizioni “No vax”, criticando le decisioni prese da Zaia e Lanzarin.
E poi Massimiliano Bertazzolo, consigliere comunale ad Albignasego, punito per le sue ripetute stoccate alla Giunta leghista.
Infine, Michele Rettore, ex segretario della sezione del Carroccio di San Giorgio delle Pertiche e componente del cda di Etra. La sua colpa? Anche lui, aver criticato la linea del federale e aver dileggiato i vertici del partito sui social e in alcune chat con i vecchi segretari.
I SETTE DI VEDELAGO
Ci sono poi i sette espulsi di Vedelago (Treviso), nei cui confronti il provvedimento è stato preso già ai primi di maggio. Si tratta della sindaca uscente Cristina Andretta e del suo vice Marco Perin. La colpa di quest’ultimo? Essersi candidato a primo cittadino alle ultime amministrative, correndo contro il nome espresso dalla Lega, Giuseppe Romano, riuscito a prevalere per appena 43 voti.
Gli altri cinque espulsi avevano tutti sulle spalle la croce del sostegno a Perin: si tratta degli ex assessori comunali Fabio Ceccato e Roberto Nicoletti, dell’ex consigliere Luca Ballan, dell’attuale consigliera provinciale Francesca Laner e di Vanna Sartoretto, militante di vecchia data.
LE UNDICI DIMISSIONI A MOTTA DI LIVENZA
A Motta di Livenza si sono dimessi in undici. Sandro Battistella, Giorgio Bianco, Antonio Bigaran, Stefania Buran, Agostino Campagna, Ailton Cavalheri, Giuseppe Girotto, Romano Pillon, Gianni Stefani, Valter Strappazzon e Pierpaolo Tonon.
Alle elezioni nel loro Comune hanno appoggiato Ercole Girotto, contrapposto al candidato sindaco uscente Alessandro Righi, appoggiato dalla Lega. Gli undici militanti non hanno aspettato di essere depennati, si sono dimessi. Firmando una lettera che, da sola, spiega i motivi di una spaccatura che sembra insanabile, nel partito che rappresentava il Nord. «Nella Lega attuale non c’è spazio per le critiche: tutte le opinioni non allineate alle direttive dei vertici vengono cancellate e chi non si adegua viene espulso dal partito» scrivono gli undici dissidenti. «Oggi, noi che abbiamo sostenuto Zaia, non ci riconosciamo più in questo partito, diventato dispotico, con poche idee, miope, retrogrado, dove gli unici problemi sembrano essere gli immigrati, “Quota 100” e il ponte sullo stretto di Messina».
VERSO IL PROVVEDIMENTO A SONA
Infine, i due di Sona (Verona). Ancora niente di ufficiale, ma anche per loro il destino sembra segnato.
L’ex sindaco Gualtiero Mazzi e Palmerino Zoccatelli, militante leghista e poi responsabile dell’ufficio territoriale della Repubblica Popolare di Donetsk.
Nei loro confronti, il procedimento è in corso, ma l’epilogo pare tanto vicino quanto scontato. Il motivo della probabile espulsione è presto detto: anche loro pagano l’appoggio al candidato “anti leghista” alle ultime amministrative. Corrado Busatta, contro il leader del partito Gianfranco Dalla Valentina, poi premiato con la fascia tricolore.
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