La sottile linea rossa lungo l’A4: l’asse dei sindaci di centrosinistra
Da Torino a Udine, lungo l’autostrada, la ricetta dem ferma il vento di destra. Possamai: «Partiamo da ciò che ci unisce, l’offerta del centrosinistra non è chiara»
enrico ferro
Il nuovo sindaco di Vicenza Giacomo Possamai riceve la fascia tricolore dalla nonna
E adesso tutti a studiare il “caso Vicenza”, nel tentativo di estrapolarne le peculiarità e una logica che possa essere trasferibile in altre città d’Italia. Successe all’indomani della vittoria di Damiano Tommasi nella Verona roccaforte della destra, succede oggi che Giacomo Possamai ha piantato la bandiera del centrosinistra a Vicenza.
Ma in questo risiko politico, al di là delle dinamiche locali che attengono alla natura delle elezioni amministrative, c’è un fenomeno macro che compare in tutta la sua evidenza, se oggi un drone in salita verticale scattasse una foto.
Sono le bandierine dei sindaci democratici eletti lungo questo asse immaginario dell’autostrada A4: Torino con Stefano Lo Russo, Milano con Giuseppe Sala, Bergamo con Giorgio Gori, Brescia con Laura Castelletti, Verona con Damiano Tommasi, Vicenza con Possamai e Padova con Sergio Giordani. E senza cavillare eccessivamente sulla toponomastica si potrebbe estendere idealmente la sottile linea rossa fino a Rovigo, dove amministra Edoardo Gaffeo e persino fino a Udine, dove lo scorso aprile è stato eletto Alberto Felice De Toni.

Sindaci del centrosinistra eletti lungo il tracciato dell'A4
Si parla di tratte autostradali, ma questa mappa potrebbe benissimo essere usata come la rappresentazione plastica del binario in cui scorre la locomotiva d’Italia. Ebbene, in queste città vince il centrosinistra. E lo fa nonostante il vento di destra che ha spinto alla vittoria Giorgia Meloni, nonostante la crisi cronica del Pd in cerca di identità dopo il cambio alla segreteria, nonostante le baruffe tra Renzi e Calenda, nonostante le opposizioni dei grillini alle alleanze nel campo largo.
Breve panoramica sul Veneto. Padova ha scelto di affidare la guida della città a Sergio Giordani, imprenditore ed ex presidente del Calcio Padova: pochi spigoli, carattere accomodante, propensione per la concertazione, diplomazia prima di tutto. Giordani è un civico sostenuto da una coalizione di centrosinistra che tocca anche il bacino dei centri sociali. Dopo un primo mandato, è stato rieletto per il secondo.

A Verona è il volto da figurine Panini di Damiano Tommasi, ad aver convinto i cittadini a mandare a casa la destra di Federico Sboarina: una destra lacerata dalle faide nate nella contrapposizione con Flavio Tosi. Profilo economico-imprenditoriale anche per Edoardo Gaffeo, uomo Pd che dal 2019 amministra Rovigo.
Ora completa lo scacchiere Vicenza, con questa ultima storica vittoria di Giacomo Possamai, il sindaco più giovane mai eletto in quel municipio. A differenza di Giordani e Tommasi, Possamai è un uomo di partito: uno degli allievi prediletti di Enrico Letta, nonché capogruppo del Pd in consiglio regionale. La sua vittoria è stata possibile catalizzando non solo i voti del bacino del centrosinistra, ma i consensi del mondo cattolico e dell’imprenditoria.
Ieri è stata la nonna, Pia Piovesan, a mettergli la fascia tricolore al collo nel corso della cerimonia di investitura. Un altro modo per narrare il proprio credo nella famiglia, diverso dalle gabbie ideologiche proposte dalla destra.
Giacomo Possamai, a 33 anni, si trova quindi a dover analizzare il proprio successo, nell’ottica di ricavarne qualche indicazione buona a livello nazionale. «Di là è molto chiaro chi siano schemi e leader» ha detto riferendosi al centrodestra. «Nel campo ipotetico dell’alternativa, invece, è molto difficile capire. Il Pd fa responsabilmente il suo ruolo in mezzo, ma poi è non è semplice capire quale sia la prospettiva di governo nazionale».
È bene ricordare che Possamai alle primarie ha votato Stefano Bonaccini, altra figura rassicurante. In questo contesto, continua a far discutere la scelta di non invitare mai a Vicenza la nuova segretaria Elly Schlein durante la campagna elettorale. Ma così è riuscito a tenere salde tutte le alleanze. «Questa è l’unica cosa che si può recuperare dall’esperienza di Vicenza: oggi il campo alternativo al governo passa il tempo a dire perché uno è diverso dall’altro. Finché è così i cittadini non intravedono alternativa. Bisogna partire dalle cose che possono unire: noi siamo riusciti a mettere insieme Europa Verde fino a persone che venivano dal centrodestra».
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