“Io, rider licenziato perché sono andato a spalare il fango in Emilia Romagna”
Parla Marco Santacatterina di Thiene, il giovane che ha perso il lavoro per essere andato a fare il volontario a Cesena
Enrico Ferro
Marco Santacatterina
Marco Santacatterina è uno studente universitario della provincia di Vicenza, vive con i genitori e il fine settimana consegna pizze a domicilio per guadagnare qualche soldo. E’ un rider, ha sottoscritto un contratto a chiamata con una pizzeria di Thiene. Giovedì della scorsa settimana, dopo aver visto le immagini del dramma dell’alluvione in Emilia Romagna, prende il telefonino e scrive al suo datore di lavoro: “Sabato e domenica non posso venire, vado a fare il volontario tra gli sfollati”. La risposta lo pietrifica: “Sei un coglione, un buffone, mi fai ridere. Vai pure ad aiutare, io mi troverò qualcun altro. Bye bye”. E quindi viene licenziato in tronco. Ora lui vuole raccontare questa storia ma a un patto: niente nome della pizzeria, per un motivo molto semplice. Vuol far valere il principio, non cerca un’esecuzione sommaria.
Marco Santacatterina, davvero non c’è stato nulla da fare per salvare il posto?
“Ho perso il lavoro per due giorni di volontariato. Mi ero anche preoccupato di avvisare in anticipo”.
Marco Santacatterina
Dunque il giovedì lei ha avvisato il titolare della pizzeria che non sarebbe andato né sabato, né domenica. Poi cos’è accaduto?
“Dopo essermi preso del buffone e del coglione, il venerdì sera mi sono presentato lì, perché era previsto che lavorassi. Quindi arrivo, entro e lui subito mi chiede cosa ci facessi lì. Allora ho capito che era davvero finita. Ho salutato e me ne sono andato”.
Lei è uno studente, le faceva comodo quel lavoro?
“Il fatto che io sia studente non cambia nulla. Avrei fatto lo stesso anche con una famiglia a cui badare. Erano solo due giorni di volontariato, per aiutare gente che ha perso tutto. Ho visto album di ricordi galleggiare nell’acqua mista a fango, le foto dei bambini ridotte a carta straccia. E’ una delle immagini che porto con me e che mi fa capire che ho fatto la cosa giusta”.
Quanti soldi guadagnava a serata?
“Prendevo circa 30 euro a serata ma l’avrei fatto anche se fossero stati mille. Io non sono ricco, mio padre è pensionato e mia mamma impiegata. I soldi vanno e vengono. Aiutare è qualcosa di più”.
Come le è venuta l’idea di andare ad aiutare gli sfollati dell’Emilia Romagna?
“Non ho mai fatto volontariato in vita mia e non frequento i social network. Dell’alluvione me l’ha detto mia madre, mi ha fatto vedere le immagini in televisione. Una cosa simile è successa anche qua in Veneto nel 2010, dove abito io. Ero un bambino ma ricordo quei giorni. Vedendo il dramma dell’Emilia Romagna ho pensato: ora sono grande, posso fare qualcosa. Così mi sono rimboccato le maniche”.
E cos’ha fatto? Chi ha chiamato?
“Prima mi sono messo in contatto con la Protezione civile di Bologna, ma non essendo iscritto non potevo aggregarmi. Allora ho cercato i gruppi Telegram e mi sono messo d’accordo: sabato e domenica sono andato a Cesena, insieme a mia sorella Sara. In pizzeria c’erano due fattorini che potevano coprirmi. Non credo che rischiasse il fallimento”.
Cosa le lascia dentro questa storia?
“Mi lascia molta amarezza, una considerazione non proprio bella del mondo del lavoro. Non voglio sputare sul piatto in cui ho mangiato, lavoravo lì da inizio marzo e non ho mai avuto problemi. Ma da quando in qua i soldi sono più importanti della gente che sta male? Quelle due giornate mi hanno ripagato molto di più di un compenso economico”. Si è trovato bene, alla fine? “Sono tornato con il cuore pieno di speranza. Lì le persone avevano sempre il sorriso, nonostante avessero perso tutto. Si è creata una situazione paradossale: loro cercavano di tirare su il morale a me”.
Però per dare retta ai suoi principi ora si trova senza lavoro. Come si sente?
“Innanzitutto ci tengo a specificare che non provo odio. I miei genitori hanno capito che non avevo colpe e sto ricevendo molta solidarietà. Mi ha chiamato anche il sindaco di Thiene, per incoraggiarmi. Vorrei solo far capire alla gente che i valori della solidarietà e dell'aiuto, contano più dei soldi. Lui mi ha dato una rispostaccia e magari in quel momento aveva qualche problema che io non conosco, ma se tutti facessimo così che posto diventerebbe l’Italia?”.
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
I commenti dei lettori