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Veleni in Veneto: ancora niente divieti all’uso dei Pfas. «Vogliono smaltirli nel nuovo inceneritore a Marghera»

La denuncia in Parlamento con il gruppo di mamme che difendono la salute dei figli: «La zona rossa resta senza bonifica». Zanoni: «Zaia aveva promesso 7 mila carotaggi e ne ha realizzati 87»

ALBINO SALMASO
2 minuti di lettura
Mamme No Pfas, Greenpeace e l’opposizione regionale alla Camera insieme a Luana Zanella 

Che differenza passa tra l’Italia e la Danimarca nella messa al bando dei Pfas? Dieci anni dopo il disastro Miteni a Trissino, il nostro Paese non ha emanato alcun divieto nell’utilizzo delle 4700 sostanze “eterne e invisibili” che avvelenano il sangue delle 350 mila persone della “zona rossa” tra Vicenza e la Bassa padovana.

Il governo di Copenaghen, invece, appena ha recepito la direttiva Ue sull’acqua, ha fissato il limite di 2 nanogrammi/litro di Pfas e ne ha vietato l’uso nei packaging. Decisioni rapide per scongiurare il contagio della catena alimentare.

I valori della Danimarca sono così bassi che i nostri laboratori non riescono ad intercettarli, ha spiegato Giuseppe Ungherese, di Greenpeace, nella conferenza stampa alla Camera dei deputati con le 8 associazioni guidate dalle “Mamme no Pfas” di Michela Piccoli. All’appello hanno risposto Enrico Cappelletti del M5s, Rachele Scarpa e Andrea Zanoni del Pd e Luana Zanella, dei Verdi.

Il quadro che emerge è allarmante: non c’è solo il Veneto a far da cavia perché anche il Piemonte con la Solvay a Spinetta Marengo, il Po in Emilia Romagna, l’Arno a Prato e il Tevere nel Lazio risultano contaminati.

Si tratta di un’emergenza nazionale, da affrontare con provvedimenti straordinari come avvenne per l’amianto. Scelte che portarono alla chiusura dei colossi del settore ferroviario, in primis le officine Stanga e il gruppo Firema in Veneto. Oggi sappiamo che l’asbestosi si manifesta con 20-30 anni di ritardo, ha spiegato Francesco Bertola, medico dell’Isde, ma nessuno è in grado di stabilire quali rischi possano produrre sul corpo di un bambino concentrazioni di 150-200 ng-millilitro di Pfoa e GenX.

Uno squarcio di verità arriverà dal film-documentario che la Cgil proietterà ad Arzignano con la storia dei 500 lavoratori Rimar e Miteni, beffati da referti clinici che hanno sempre minimizzato i rischi: la loro salute è irrimediabilmente compromessa.

Come se ne esce? Michela Piccoli ha invocato un accordo bipartisan tra le forze politiche: «L’acqua pulita e la salute non sono né di destra né di sinistra e pretendo che le istituzioni salvino i miei figli Maria e Zeno con 86 ng-ml di Pfas: dobbiamo superare le barriere ideologiche».

L’appello delle mamme

L’appello al dialogo sarà accolto? Alla Camera, si è presentata l’opposizione e Luana Zanella, storica esponenti dei Verdi a Venezia, ha polemizzato con la nota diffusa da Zaia, secondo cui il Veneto ha fatto fino in fondo il proprio dovere con la delibera Zero Pfas.

In realtà, ha spiegato il dottor Claudio Lupo, dell’Isde, il limite in vigore è di 300 ng-litro nell’acqua potabile.

Luana Zanella alza il tono della polemica: «Manca la consapevolezza dei rischi sanitari, dobbiamo coinvolgere il Parlamento perché la Regione non ha avviato alcuna bonifica della “zona rossa”. Anzi, nel nuovo inceneritore di Marghera, pensano di smaltire i fanghi industriali e i Pfas».

Da dove partire?

Dalla proposta di legge firmata da Braga, Letta, Fassino, Scarpa Zan e Zanella, come ha spiegato la deputata trevigiana del Pd, mentre Andrea Zanoni ha rincarato la dose: «Zaia aveva promesso 7 mila carotaggi nelle tre aree contaminate e ne ha realizzati 87».

Enrico Cappelletti ha fatto capire quanto dura sia stata la battaglia dei comitati e del M5s a Trissino, Lonigo e Montecchio. «L’allarme è scoppiato nel 2013, la giunta veneta era un muro di gomma e tutto è cambiato quando il procuratore di Vicenza Cappelleri ha avviato l’inchiesta dopo le nostre denunce. Finalmente siamo arrivati al processo agli ex manager Miteni, ma ci avevano querelati per procurato allarme. I Pfas vanno messi al bando per sempre» ha detto il deputato.

Resta un solo interrogativo: quando? Michela Piccoli non ha dubbi: ai ministri Pichetto Fratin e Schillaci per tagliare il traguardo non resta che imitare le decisioni adottate nei Paesi Bassi, Danimarca, Germania, Svezia e Norvegia. Lo stop ai Pfas si può decidere in fretta.

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