Le api: «Una vita intera in quaranta giorni tra migliaia di fiori da incontrare»
La breve e straordinaria parabola di un insetto che ha sulle sue ali le sorti del nostro pianeta raccontata “in prima persona” da un grande entomologo

9 MAGGIO Eccomi qua, sono una pupa. Sono appena nata, dopo aver trascorso sei giorni come larva, e prima altri tre giorni in un minuscolo uovo deposto l’1 maggio, assieme ad altri 2000, dall’ape regina.
Vivo dentro una piccola cella in un alveare con 40-60mila altre api, di proprietà di un apicoltore che si prende cura di noi; in cambio preleva ogni anno una quindicina di chili del nostro miele.
Mi raccontano che in passato un’arnia come la nostra ne poteva produrre anche un quintale, ma la riduzione di molte specie di fiori e della durata della vita di noi api produce questo effetto.
So che alcune mie compagne vivono in natura, in alveari da 8-10mila esemplari, ma la loro vita è piena di pericoli, a causa delle sostanze velenose diffuse nei campi per uccidere altri insetti, ma anche di un nostro nemico chiamato Varroa, e a volte capita loro anche di morire di fame. Io invece vengo alimentata regolarmente dalle api nutrici, prima con la preziosa pappa reale e ora con polline e miele.

21 MAGGIO Oggi sono diventata adulta, e posso dedicarmi ai lavori dell’alveare. Prima di tutto dovrò provvedere con le mie compagne alle pulizie delle cellette, poi diventerò a mia volta una nutrice: fra i miei compiti ci sarà anche alimentare la regina.
Ho scoperto che anche se adesso lei è molto più grande di me, ha il mio stesso patrimonio genetico: è diventata regina solo perché il suo uovo è stato depositato in una celletta più grande del normale ed è stata nutrita solo con la pappa reale.
Dovrò accudire anche i miei fratelli maschi, i fuchi, che sono meno di noi (ma comunque alcune migliaia) pesano il doppio e hanno l’unico compito di accoppiarsi con le regine di altri alveari.
9 GIUGNO Dopo alcuni giorni di lavoro come costruttrice, per la manutenzione dell’alveare, come ventilatrice e magazziniera, oggi sono diventata un’ape guardiana: devo presidiare l’entrata ed evitare – anche usando il pungiglione col veleno se dovesse servire – che entrino nell’alveare degli intrusi in cerca del nostro miele.
Va detto che pungiamo solo in casi estremi, e la nostra puntura è dolorosa ma non letale per gli uomini, anzi il nostro veleno a volte viene usato per curare alcune malattie.
12 GIUGNO È il grande giorno: sono una bottinatrice. Da oggi il mio compito è visitare i fiori fino a tre chilometri dall’alveare e raccogliere con la mia proboscide polline, nettare, acqua e propoli. Un lavoro importante ma molto duro: dovrò ispezionare fino a 5mila fiori in un giorno, e molti di loro saranno impollinati e potranno riprodursi proprio grazie al seme di altri fiori depositato durante la mia visita.
1 GIUGNO Tutto questo andirivieni mi ha letteralmente consumata. Sento che è arrivato il momento del mio ultimo volo: domani me ne andrò dall’alveare e non farò più ritorno. La mia vita è durata meno di 40 giorni, ma è stata molto varia e intensa. Ogni tanto immagino a come sarebbe stato bello essere ape regina, e vivere anche tre o quattro anni, ma poi penso che non dev’essere il massimo vivere solo per depositare un milione e passa di uova.
(Il diario dell’ape è stato ricostruito grazie alle conoscenze scientifiche di Paolo Fontana e scritto da Sergio Frigo)
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