Siti-discarica da bonificare in Veneto: ecco dove si trovano
Stabiliti i criteri degli interventi: si tratta di 130 luoghi. L’elenco completo. Ma adesso ci sono soldi per sanarne meno di un terzo
Maria Ducoli
«Un passaggio epocale, la svolta» così l’assessore veneto all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha definito lo strumento che sul finire dell’anno permetterà una gerarchizzazione dei “siti orfani”, per distribuire i fondi per la loro bonifica in modo oggettivo. Il progetto, che ha visto la collaborazione dell’Università di Padova, guarda proprio a quelle aree inquinate di cui è impossibile trovare i responsabili e, per questo motivo, tocca agli enti pubblici – solitamente i Comuni – farsi carico della bonifica.
In tutta la regione sono ben 130 i siti adibiti a discariche a cielo aperto, luoghi malsani, spesso impregnati di sostanze nocive. Il lavoro in sinergia con l’Ateneo ha portato all’individuazione di 14 criteri scientifici, secondo una scala gerarchica che tiene conto di una valutazione del rischio ambientale presente nel sito, per sapere quale intervento deve essere finanziato per primo.
Il cuore della questione riguarda proprio i fondi per la bonifica, troppo pochi rispetto alle effettive necessità del territorio. Ad oggi, sul tavolo degli interventi per la decontaminazione ci sono 60 milioni di euro, 30 provenienti dal ministero dello Sviluppo economico per le iniziative di responsabilità comunale e 30 dal Pnrr. «Con queste somme copriremo gli interventi tra i 30 e i 40 siti» continua Bottacin, «mediamente, una bonifica richiede 1, 5 milioni ma ovviamente dipende dal sito, per alcuni ne servono 15».
Si riuscirà, insomma, a coprire tra un terzo e un quarto delle bonifiche dei “siti orfani” presenti in Veneto. I soldi non bastano per tutti. «In passato non c’era un centesimo, quando sono arrivato io siamo passati da un milione a 30» ha precisato.
Il processo di realizzazione del nuovo modello per la creazione di una gerarchia di siti è stato lungo e collaborativo, come ha sottolineato la docente dell’Università di Padova Chiara D’Alpaos. «Il punto forte è il fatto che consente di fare una valutazione sia qualitativa che quantitativa». Infatti, una volta aperti i bandi per l’assegnazione dei fondi, i Comuni compileranno una griglia in base alla quale verrà stabilita una gerarchia. «Prima si trattava di una valutazione discrezionale» ha spiegato l’assessore «ed era complicato stabilire veramente una priorità di intervento. Tutti i siti risultavano prioritari, tutti praticamente a rischio alto e, in questo modo, era difficile programmare in maniera efficace il lavoro da svolgere per la bonifica».
Bottacin ha continuato dicendo che, con il nuovo approccio, «non vince il sindaco che tira di più la giacchetta o il comitato che urla più forte». L’oggettività, insomma, non mancherà. L’assessore ha anche sottolineato come il modello sia esportabile su altri ambiti come opere pubbliche, strada, scuole, difesa idraulica, «ogni volta in cui si devono fare valutazioni di corsi e benefici».
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