Telecamere anti rifiuti per controllare quattro fiumi veneti. Al via il progetto della Regione
Bottacin: “Ora monitoriamo i rifiuti, ma poi li smaltiremo”. Si sta studiando un sistema di smaltimento che verrà finanziato dai cittadini
Laura Berlinghieri
Il progetto si chiama River eye e la scelta del nome non è casuale. Si tratta della nuova iniziativa della Regione, in collaborazione con l’associazione no profit Plastic free, per monitorare la presenza delle plastiche nei fiumi del Veneto. Quattro, quelli scelti per questa prima tranche.
Corsi d’acqua loro malgrado diventati raccoglitori di rifiuti. Rifiuti che poi vengono travasati nei mari: immagine di un disastro ambientale in atto. Si stima che nel 2050 la massa dei rifiuti nei mari potrebbe superare la massa degli animali marini. Grazie al lavoro della start-up Blue Eco Line, fiumi e “loro” rifiuti verranno monitorati in maniera costante.
Nel modo più semplice immaginabile: con le telecamere. «Abbiamo installato delle centraline di monitoraggio, ciascuna composta da due videocamere, per riprendere lo specchio d’acqua 24 ore su 24. Le immagini saranno inviate a un Cloud, immagazzinate ed elaborate da un software di intelligenza artificiale, che ci consentirà di distinguere tra detriti plastici e organici» spiega Camilla Cantiani, ceo di Blue Eco Line.
Il monitoraggio è iniziato nel novembre scorso e terminerà a dicembre. Quanto alle centraline, queste sono state installate lungo il Po, a Ficarolo (Rovigo), Comune “pilota”; lungo il Piave, a Eraclea (Venezia); lungo il Bacchiglione, a Correzzola (Padova); e lungo il Canalbianco, ad Adria (Rovigo). Il progetto è stato finanziato dalla Regione, con 51 mila euro. Mentre le fasi successive saranno sostenute dal cosiddetto “fondo incentivante”.
I rifiuti nei fiumi, il Veneto sperimenta il monitoraggio su quattro corsi d'acqua
«Il primo gennaio 2024 in Veneto entrerà in vigore la tariffa unica di conferimento» spiega Gianpaolo Bottacin, assessore all’Ambiente, «Questa corrisponderà al valore medio, tra i territori del Veneto, con un leggero incremento. L’incremento, vale a dire il “fondo incentivante”, servirà a premiare i bacini virtuosi e a prevenire la produzione dei rifiuti».
Quello che potrebbe succedere nella “fase due” è già oggetto di studio da parte della Regione. Del resto, è lì che si misura la sfida: capire quali azioni mettere in atto, a partire dall’osservazione del fenomeno. Un progetto è già nei pensieri di Blue Eco Line, che pure fino a questo momento non lo ha ancora messo in atto, ma lo ha soltanto studiato.
«Un sistema per la raccolta dei rifiuti nei fiumi, tramite una barriera e un nastro trasportatore» spiega Cantiani, «Tramite questo sistema, i rifiuti galleggianti impatteranno su una barriera e saranno inviati sul nastro trasportatore posto sugli argini del fiume, che li preleverà e li porterà sul manto stradale».

A quel punto, i rifiuti saranno raccolti e portati altrove, per lo smaltimento. Di che numeri si parla? Fare una previsione degli esiti del progetto è complesso. Bastino quelli raccolti negli ultimi due anni da Plastic free: 164.147 chili di rifiuti rimossi dall’ambiente nei 567 appuntamenti di clean up organizzati in Veneto. Un altro numero impressionante?
«I 30 mila mozziconi di sigaretta che abbiamo recuperato a Venezia, dalla stazione di Santa Lucia a Piazza San Marco, in appena due giorni di raccolta» spiega Paolo Monesi, coordinatore nazionale dei rapporti con gli enti pubblici di Plastic free.
Del resto, sono proprio i mozziconi di sigaretta gli oggetti che, più di ogni altro, i volontari continuano a recuperare nei loro “blitz” di raccolta dei rifiuti. «Ma non solo quelli. Sulle spiagge, ad esempio, troviamo numerosissime cassette di polistirolo, che si incastrano nella vegetazione delle dune, rifiuti ingombranti come ruote delle automobili, frigoriferi o qualsiasi altro tipo di elettrodomestico. Per questo, oltre al nostro lavoro, serve sensibilizzare la gente. Soprattutto i più giovani».
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