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Ultima Generazione accusata di associazione per delinquere a Padova: quello che sappiamo

La costola veneta del gruppo di attivisti climatici è stata accusata dalla Procura di un reato molto grave. Ecco com’è nata l’inchiesta, da dove vengono i ragazzi accusati e l’opinione degli esperti di Diritto e arte

u.d.
Aggiornato alle 5 minuti di lettura

Due azioni del gruppo ambientalista: l'incatenarsi alla barriere della Cappella degli Scrovegni e l'incollarsi con le mani al vetro protetivo del dipinto "La Tempesta" di Giorgione alle Gallerie dell'Accademia di Venezia

 

“Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l´associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.

Per il solo fatto di partecipare all´associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.

I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori (...) La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più”.

Ai ragazzi e ragazze di “Ultima generazione”, il gruppo di attivisti del clima che ha richiamato l’attenzione degli adulti sui pericoli di un mondo impazzito e che loro riceveranno in eredità, viene da augurare che in realtà non siano più di dieci, altrimenti buona parte delle loro giovinezza rischiano di passeranno in cella. E questo in un Paese dove coloro che hanno sistematicamente inquinato suolo, acqua e aria per risparmiare sui costi di smaltimento non sono mai finiti nelle patrie galere.

L’indagine sugli attivisti climatici in Veneto, culminata con l’indagine della Procura della Repubblica di Padova con l’accusa di “associazione a delinquere” (reato 416 del codice penale, descritto sopra), è stata avviata dalla Divisione investigazioni generali e operazioni speciali (Digos) di Padova nel 2020.

L’inizio dell’indagine

Nella primavera di tre anni fa sulle vetrine di alcuni supermercati della Città del Santo erano comparsi dei manifesti con la scritta “Chiuso” e il simbolo di un delfino, in cui si criticavano grandi investimenti distruttivi come la pesca non sostenibile e lo sfruttamento animale con la proliferazione di virus.

Un manifsto acquisito dalla Digos

 

Poche settimane dopo in alcuni negozi di famosi marchi d’abbigliamento erano comparsi altri manifesti a firma del collettivo ambientalista “Extinction Rebellion”, in cui si criticavano gli investimenti fatti in “grandi affari distruttivi”.

Gli investigatori della Digos hanno fatto un lungo lavoro sulle immagini delle telecamere di sorveglianza sia pubbliche che private, e dai loro database era uscito un volto: un ragazzo che venne fermato e perquisito.

Il gruppo non è segreto. Anzi: sul suo sito spiega di voler fermare: «un futuro di siccità e un inferno climatico» e di avviare “una campagna non violenta contro i sussidi ai carburanti fossili”.

Da quel momento la Digos padovana ha continuato un’indagine complessa fatta di pedinamenti e intercettazioni per risalire ad altri ragazzi che la pensavano così e che si trovavano per discutere in un parco pubblico di Padova. Il gruppo, che si chiama “Ultima generazione”, branca veneta di un più ampio movimento nazionale,viene quindi delimitato e ricostruito dalla polizia.

Le indagini della Digos continuano a tenere sotto controllo il gruppo e in particolare il primo ragazzo fermato, che le inquirenti sostengono essere un “capo” di un “gruppo organizzato”. Lo seguono sempre e lo riprendono mentre “lo stesso poneva in essere nel tempo varie azioni illecite per impedire o ostacolare la libera circolazione su strade ordinarie, organizzando”, come si legge nel provvedimento dell’autorità giudiziaria, “la consumazione con più persone, di condotte di interruzione o turbamento alla regolarità di uffici e servizi pubblici, di deturpamento o imbrattamento di immobili pubblici o privati con vernici, di deturpamento imbrattamento di beni culturali quali immobili di interesse culturale”.

Protesta per il clima con blocco del traffico, le forze dell'ordine portano via gli attivisti

Le interruzioni al traffico e le scritte sui muri

Gli specialisti della Digos hanno anche ripreso tutte le azioni dimostrative con interruzioni temporanee del traffico organizzate dai ragazzi, dimostrazioni non autorizzate in cui srotolavano striscioni che invitavano gli automobilisti a riflettere sul cambiamento climatico.

In taluni casi, come si legge in un comunicato della Digos, gli investigatori erano talmente bene informati sulle iniziative da inviare sul posto degli agenti in divisa per evitare che i ragazzi venissero picchiati dagli automobilisti.

In un’altra occasione, come per il tentato imbrattamento della sede regionale della Lega, a Noventa Padovana, nel settembre dell’anno scorso, gli agenti della Digos chiedevano l’intervento preventivo dei carabinieri “fatto sembrare come casuale” per non tradire le indagini.

Il gruppo intanto si allarga, coinvolgendo non più solo giovani e giovanissimi ma anche numerosi adulti che condividono il messaggio ambientalista e l’urgenza espressa dai ragazzi.

Due attivisti di Ultima generazione filmati davanti alla sede regionale della Lega a Noventa Padovana

 

L’accusa: associazione per delinquere

Ora il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Padova, Benedetto Roberti ha chiuso l’inchiesta avviata in seguito a il rapporto della Digos che ha messo insieme vari blitz organizzati dal movimento.

Per 12 di loro chiederà quindi il processo. Si tratta nella quasi totalità di veneti: il più vecchio ha 57 anni e il più giovane 21.

Sono quasi tutti studenti di facoltà scientifiche.

Tre sono padovani (due della città e uno di Villa del Conte), gli altri di Belluno; Mestre, Follina, Carbonera, Mogliano, di San Nazario (Vicenza), Bussolengo (Verona, poi Voghera e San Lazzaro di Savena.

Tutti sono difesi dagli avvocati Leonardo De Luca di Venezia e Aurora D’Agostino del foro di Padova.

Secondo il sostituto procuratore Roberti gli attivisti di Ultima Generazione in Veneto si sono strutturati sotto la guida di due leader, un bellunese e un trevigiano. L’avvocato De Luca, uno dei difensori, commenta: «Ritengo la contestazione dell’associazione per delinquere alquanto peculiare, non ravvisando elementi costitutivi di alcun sodalizio criminoso».

Gli episodi contestati

Gli episodi penalmente rilevanti secondo la Procura sono sette.

Il primo è quello del 29 aprile 2022: sono srotolati due striscioni che bloccano il traffico in via Venezia a Padova. Obiettivo: chiedere lo stop all’utilizzo dei combustibili fossili. All’arrivo della polizia i manifestanti oppongono resistenza “passiva”, cioè non si alzano ma si fanno trascinare via.

L’11 maggio, in occasione della chiusura del forum sull’energia e la sostenibilità “Duezerocinquezero”, organizzato da Comune di Padova e AssoEsco, è imbrattato il muro del Centro culturale Altinate con le scritte «Ultima Genera... Stop gas e carbone» e viene improvvisata una manifestazione.

Il 10 giugno nuovo blocco stradale sul cavalcavia di Chiesanuova con manifestazione senza preavviso e due striscioni che occupano le due corsie di marcia.

Il 21 agosto tre attivisti si assicurano con una catena alle transenne all’interno della Cappella degli Scrovegni per protestare contro l’utilizzo di gas e carbone, gridando a voce alta il loro dissenso e rendendo impossibile la visita ai turisti.

Il 7 settembre in tre tentano di usare le vernici spray sui muri della sede regionale della Lega a Noventa Padovana nei giorni in cui il leader del Carroccio Matteo Salvini è in Veneto. Ma l’azione è bloccata dall’intervento dei carabinieri e i giovani sono bloccati con l’attrezzatura pronta all’uso.

Il 21 dello stesso mese ci riprovano sempre a Noventa: stavolta viene messa in scena una sorta di “performance” con due militanti coperti da maschere, che raffigurano l’allora ministro per la transizione energetica Cingolani e il segretario leghista Salvini, mentre simulano l’uccisione di una ragazzina coperta di carbonella.

Il 6 ottobre scorso nuovo blocco stradale, della durata di mezz’ora, in una carreggiata di corso Australia per mostrare due striscioni con le scritte “Ultima Generazione No Gas” e “No Carbone”.

Altri episodi avvenuti nelle sedi di altre Procure, e quindi fuori dalla giurisdizione di Padova, al momento, non hanno portato a denunce.

A Venezia lo stesso gruppo ha infatti organizzato il blocco del Ponte della Libertà e il 20 settembre 2022 due, invece, hanno incollato le proprie mani sul vetro del dipinto “La tempesta” di Giorgione nelle Gallerie dell’Accademia, quindi senza rovinare minimamente il dipinto.

Gli esperti di diritto

Molti dubbi sul reato di associazione a delinquere vengono però scollegati dagli esperti del diritto.

Secondo uno dei massimi giuristi italiani, il professor Giuseppe Mosconi, docente di Sociologia del diritto all’Università di Padova, «Il reato di danneggiamento di beni è perseguito dall’articolo 635 del Codice penale e prevede sanzioni serie, fino a 3 anni di reclusione in caso di edifici pubblici. Dopodiché bisogna vedere se il termine “deterioramento” previsto dall’articolo, perché di ciò potrebbe trattarsi, possa applicarsi in questo casi al comportamento di Ultima Generazione visto che mi risulta questi siano interventi di valore politico puramente simbolico, preordinati a evitare danni reali. Ho l’impressione che si voglia sottolineare la negatività di un comportamento creando una sanzione specifica. Questa accusa non si giustifica a meno che non si proceda per responsabilità associativa per cui basta far parte di un’associazione che assume comportamenti perseguibili per diventare perseguibili. Si guarda l’appartenenza più che agli effetti del comportamento. Ma è inquietante, in questo senso, che si risollevi quest’ascia di guerra».

Di fronte all’osservazione di come non vengano perseguiti allo stesso modo gli autori degli imbrattamenti organizzati con scritte neofasciste apparse in modo metodico sui muri di molte scuole di Padova, lo stesso Mosconi nota: «Evidentemente si cerca un pretesto per perseguire Ultima Generazione».

Gli esperti d’arte

Tra gli esperti d’arte, dopo gli iniziali e inevitabili strali di Vittorio Sgarbi, e non solo, molti si sono resi conto che i cosiddetti “art attack” fatti dagli attivisti di ultima generazione non provocano danni permanenti. Tra questi Tomaso Montanari, storico dell’arte, saggista e rettore dell’Università per stranieri di Siena. «Io approvo in pieno le azioni degli attivisti di Ultima Generazione perché non fanno danni irreversibili al patrimonio artistico. Imbrattano i muri di vernici lavabili, per dire, non c’è niente di irrimediabile. Sennò sarei contrario. Dunque per me possono anche continuare così».

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