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«Così ho inventato la truffa Nft»: per Visentin confessione con giallo

Nell’ennesimo colpo di scena di quella che pare una sceneggiatura scritta da non si sa chi, spunta ora una presunta “admission of guilty actions”, in pratica un’ammissione di colpevolezza, di Christian Visentin

Fabio Poloni
1 minuto di lettura

«Il software di arbitraggio sulle criptovalute non esiste, ho ingannato il mio socio e i nostri investitori. Firmato: Christian Visentin».

Nell’ennesimo colpo di scena di quella che pare una sceneggiatura scritta da non si sa chi, spunta ora una presunta “admission of guilty actions”, in pratica un’ammissione di colpevolezza in cui Christian Visentin, accusato di essere la mente della presunta truffa sulle criptovalute – questa una delle ipotesi di reato – architettata e messa in atto dalla New Financial Technology, scrive che sì, era tutta una «deception», un inganno. Un documento redatto in inglese e firmato da Visentin e due testimoni: vero o altra patacca?

L’avvocato di Emanuele Giullini, che da questa ammissione del socio Visentin uscirebbe più come vittima che carnefice, si limita a dire che «sono documenti depositati in Procura, per questo abbiamo sempre detto di moderare il tenore nei confronti delle accuse contro Giullini. Confermo che esiste documentazione probante confessione, al vaglio della magistratura dove abbiamo depositato tutte le nostre denunce.

Abbiamo ricostruito tutta la vicenda, con rilievi documentali trancianti».

Fonti in Procura a Treviso, però, al momento disconoscono questo documento di presunta ammissione di colpevolezza: non risulta agli atti, anzi, in dichiarazioni rilasciate alla Procura di Pordenone, la prima a muoversi sul caso, lo stesso Visentin avrebbe negato ogni addebito.

Il suo legale, cercato in merito alla vicenda, non ha risposto. Dove stia la verità, con questi elementi, non è possibile stabilirlo. Sarà compito della magistratura dipanare la matassa, e la Procura di Treviso ha da poco chiesto la proroga per altri sei mesi di indagini.

Perché Visentin avrebbe ammesso in maniera così netta? A che pro? Perché in inglese? Lo ha fatto a Dubai per evitare misure cautelari? Su questo, neppure l’avvocato di Giullini, Zev Benetton Moriani, fa chiarezza:

«Domanda legittima, ma alla quale non rispondo». In quel documento datato 12 agosto 2022, che da ieri gira nelle chat degli investitori, Visentin ammetterebbe dunque che il software non esiste, che l’idea gli è nata nel 2017 e che l’ha portata avanti assieme all’altro socio, Mauro Rizzato. E che lo schema-Ponzi ha funzionato finché il Bitcoin ha continuato a crescere di valore, poi il tracollo. 

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