Festa della polizia penitenziaria, in Veneto gli agenti disertano per protesta
La Cgil denuncia: «In Veneto organici inadeguati, continue aggressioni e detenuti psichiatrici in aumento»

L’interno del carcere Due Palazzi di Padova
Organico inadeguato, detenuti sempre più complessi da gestire, piantonamenti difficili. La Polizia penitenziaria soffre e stavolta la sofferenza sarà visibile. «Venerdì 24 marzo nella sede del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, a Padova, si celebrerà il 206° Anniversario della fondazione del Corpo. Come Fp Cgil abbiamo deciso, in forma di protesta, di non partecipare all’evento, anche perché ci sono molte situazioni non risolte», annuncia il coordinatore regionale Gianpietro Pegoraro.
A livello di organico il distretto del Triveneto prevede 2.660 poliziotti penitenziari a fronte di una popolazione detenuta (presente al 31 gennaio 2023) di 3.663 detenuti (181 donne e 3.482 uomini), con la percentuale di extracomunitari che si aggira al 54%. «Va sottolineato che il numero delle unità di polizia è in diminuzione a causa dei pensionamenti e dei trasferimenti, mentre il numero dei detenuti è in crescita», evidenzia Pegoraro.
I problemi di organico hanno un impatto diretto su chi presta servizio. «Poiché non si riesce a coprire i posti vacanti di personale per pensionamento o per trasferimento ad altra sede, ciò comporta la revoca dei riposi settimanali o la riduzione di ferie».
C’è poi l’annoso problema dell’assegnazione di detenuti ad alta sicurezza in carceri non idonee per contenerli. Il penitenziario di Rovigo contiene 100 detenuti ad alta sicurezza, pur essendo classificato come struttura di “bassa sicurezza”.
«Sono in continuo aumento gli eventi critici commessi dai detenuti su se stessi o verso il personale di polizia» continua Pegoraro. «Questo è dovuto all’alta presenza di detenuti con problemi legati alla tossicodipendenza e anche di origine psicologica. Il carcere è sempre più usato come discarica sociale. Belluno ha una sezione apposita dedicata a chi ha problemi di salute mentale ma non ha spazi per la loro riabilitazione. Il servizio sanitario di assistenza per questa tipologia di detenuti risulta essere molto deficitario, la sorveglianza di queste persone è affidata alla polizia penitenziaria, che non è formata. Aver a che fare con persone malate psicologicamente genera la paura di essere aggrediti giornalmente. La mancanza di formazione e di strumenti portano il poliziotto penitenziario a forme di burn out o da stress di lavoro correlato».
Da non sottovalutare è il fenomeno dei suicidi tra il personale di polizia penitenziaria, ma anche tra i detenuti. La Cgil penitenziaria ritiene che l’amministrazione penitenziaria non faccia abbastanza per risolvere questa piaga.
Anche il personale dell’unico Istituto Penale Minorile del Triveneto, quello di Treviso, non se la passa bene. Dopo i fatti accaduti il 12 aprile scorso, quando è riuscito a contenere un tentativo di rivolta, il carcere ha riportato gravi danni. Il dipartimento di giustizia minorile è stato costretto a chiuderlo temporaneamente.
«Per via di questa chiusura temporanea il personale è stato “sbattuto” da una regione all’altra, per svolgere le traduzioni dei minori o per accompagnarli alle comunità» continua Pegoraro. «È di questi giorni la decisione da parte del Dipartimento di giustizia minorile di riaprire l’Istituto trevigiano, nonostante lo stesso sia dichiarato inagibile dall’ufficio competente. Inoltre si stanno ultimando a Rovigo i lavori di ristrutturazione di un vecchio carcere per adibirlo a carcere minorile. Quindi l’urgenza della riapertura di Treviso non ha senso».
Per tutti questi motivi la Cgil Penitenziaria chiede l’apertura di un tavolo che tratti i problemi delle dotazioni di organico. «Devono essere discusse a livello locale e non unicamente centralmente». Il sindacato chiede inoltre la riclassificazione di istituti al cui interno siano presenti detenuti di alta sicurezza, oltre che un adeguamento per trattare con i detenuti psichiatrici.
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