Il prefetto di Padova ai Comuni: stop al riconoscimento dei figli delle coppie gay
Circolare ai sindaci: rispettare la sentenza della Cassazione. Il sindaco del capoluogo, Sergio Giordani, da tempo iscrive all’anagrafe i bambini con due mamme: “Sbagliato farne una battaglia ideologica”

Il prefetto di Padova, Raffaele Grassi
Il Prefetto di Padova Raffaele Grassi ha inviato a tutti i sindaci della provincia una circolare per invitarli a rispettare la sentenza della Cassazione che blocca i riconoscimenti anagrafici per i figli nati con procreazione assistita. Non è escluso che nei prossimi giorni una rappresentanza comunale possa incontrare i vertici della Prefettura per affrontare la questione.
E' ormai da diverso tempo, fanno presente fonti vicine a Sergio Giordani, che il Comune di Padova iscrive all'anagrafe, con la firma del primo cittadino, i figli delle coppie arcobaleno.
Al momento l'iscrizione ha riguardato i figli di coppie Lgbt formate da due donne. L'obiettivo dell'iscrizione, viene chiarito, è quello di tutelare prioritariamente il bambino. La Prefettura di Padova ha confermato, a sua volta, l'invio della circolare e il prossimo incontro tra i rappresentanti municipali e il prefetto Grassi.
Giordani
Sulla iscrizione all'anagrafe dei figli di coppie gay il sindaco di Padova, Sergio Giordani, precisa che nel capoluogo euganeo si è proceduto finora alla registrazione «delle figlie e dei figli di coppie omogenitoriali formate da due mamme». «Sono convinto - aggiunge - che Padova e il sottoscritto si muovono nell'ambito delle norme. Su questo sono pronto e disponibile a confrontarmi con la consueta lealtà istituzionale e collaborazione con la Prefettura». Per Giordani «si tratta di un tema che non dovrebbe essere piegato a battaglie ideologiche e rispetto al quale nel Paese esiste un serio vuoto normativo. I sindaci - conclude - sono chiamati ad agire con buon senso per tutelare la dignità delle bambine e dei bambini e i loro diritti fondamentali, evitando così di generare gravi discriminazioni».
Zaia
«Non ho seguito questa partita, anche perché va distinta tra il diritto all'iscrizione all'anagrafe e la rivendicazione di avere l'utero in affitto: è una partita delicatissima, io ragiono sempre in una maniera: la mia libertà finisce dove inizia la tua e viceversa». Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, sul riconoscimento all'anagrafe dei figli di coppie arcobaleno, dopo il nuovo caso di Padova. «Quindi rispetto all'utero in affitto, le libertà sono di chi vorrebbe avere un figlio, ma c'è anche la libertà della donna che non mi risulta lo faccia divertendosi di restare incinta e donare il proprio bimbo - ha concluso - . Il discorso è molto complicato e non lo liquiderei come fa qualcuno».
Reazioni
«Ora tocca a Padova. La crociata per discriminare i figli delle famiglie arcobaleno si estende a macchia d'olio. Anche a Padova il sindaco Sergio Giordani è stato convocato dalla prefettura perché semplicemente ha garantito, come a Milano il sindaco Sala, un concetto di semplice giustizia: non esistono bambini di serie a e di serie b»: lo afferma Rachele Scarpa, deputata del Pd, in relazione al prossimo incontro tra i vertici dell'amministrazione municipale e la Prefettura sul caso delle iscrizioni all'anagrafe delle coppie arcobaleno . Per l'esponente dem «è diritto di ogni bambino vedersi riconoscere i propri genitori come portatori di doveri nei suoi confronti e togliere questo diritto solo perché si hanno due mamme o due papà è un atto scellerato». «Il governo, con questo accanimento crudele - puntualizza - sta solo mettendo in campo una discriminazione odiosa e colpendo quelle istituzioni, come i sindaci coinvolti, che invece agivano per evitarla. Io sono dalla parte dei bambini, delle famiglie e dei sindaci che li sostengono a cui esprimo la mia più totale solidarietà e vicinanza». La mobilitazione del Pd e delle associazioni, chiede la parlamentare, «si estenda a oltranza e in tutto il Paese non possiamo lasciare soli ne questi amministratori ne le cittadine e i cittadini, le bambine e i bambini, che vedono negati i loro diritti».
Alla Lega di Zaia e Conte «chiedo più coerenza e un maggiore coraggio»: lo dice la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Baldin, capogruppo dei pentastellati a Palazzo Ferro Fini in relazione alle polemiche sull'iscrizione all'anagrafe dei figli di coppie Lgbt. «Per il prossimo giugno, mese dell'orgoglio arcobaleno, il Veneto faccia come altre Regioni - esorta Baldin - e conceda il patrocinio alle marce del Pride: in quelle piazze il presidente Zaia troverà tante e tanti cittadini veneti». L'esponente dell'assemblea veneta ricorda che di aver espresso «lo scorso venerdì la sua solidarietà al Presidente Zaia dopo gli attacchi nella notte da parte di Casapound, che contesta il nuovo centro di riferimento regionale per la disforia di genere - aggiunge -. Penso anche al sindaco Conte di Treviso che trascrive i figli delle coppie gay e dice di non vederci nulla di scandaloso. Credo però che dalle manifestazioni del fine settimana, con i diecimila di Milano e le centinaia di cittadini scesi in piazza a Padova - conclude -arrivi un messaggio forte che non può essere ignorato».
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