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Da Padova a Treviso, dal Pd alla Lega, i sindaci ribelli che registrano i figli di coppie omogenitoriali

Un fronte trasversale che non sembra volersi piegare al diktat del Viminale: “In Italia c’è un vuoto normativo e i bambini hanno diritti che vanno difesi”

Enrico Pucci
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

La manifestazione di Milano per i diritti delle coppie gay 

 (ansa)

In Veneto c’è un sindaco di centrosinistra, Sergio Giordani, Padova, che ha dato mandato agli uffici di registrare all’anagrafe i figli con due mamme: “Si tratta di un tema che non dovrebbe essere piegato a battaglie ideologiche e rispetto al quale nel Paese esiste un serio vuoto normativo. I sindaci sono chiamati ad agire con buon senso per tutelare la dignità delle bambine e dei bambini e i loro diritti fondamentali, evitando così di generare gravi discriminazioni”. Ma c’è anche un sindaco leghista, Mario Conte, Treviso, che è pure presidente regionale dell’Anci e che la pensa alla stessa maniera: «C’è un vuoto da colmare, faccio appello al buon senso. Non ci possono essere figli di Serie A e Serie B». E poi c’è un prefetto, Raffaele Grassi, Padova, che ha inviato a tutti i sindaci della provincia una circolare per invitarli a rispettare la sentenza della Cassazione che blocca i riconoscimenti anagrafici per i figli nati con procreazione assistita. Una questione che sta dunque dividendo non solo le coscienze ma anche le istituzioni.

Il sindaco di Padova, Sergio Giordani

 

Uno scontro che è partito dopo che il 13 marzo scorso il Comune di Milano ha dovuto interrompere le trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali, in seguito a una circolare del Prefetto di Milano che fa riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Una legge che vieta anche la maternità surrogata. Di fronte a questa circolare, il sindaco Sala non ha potuto fare altro che sospendere le registrazioni. Sala ha però anche confermato che questa diventerà una sua «battaglia politica» con il governo.

Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto

 

La conseguenza dello stop alle trascrizioni imposto dal Viminale è che per i figli di coppie omogenitoriali, per esempio, non sarà consentito avere accesso a servizi essenziali come scuola o salute. Per il genitore non biologico l’effetto è non aver nessuno tipo di diritto, tutela e neanche responsabilità sul figlio.

I casi riguardano i figli di coppie che fanno ricorso alla fecondazione eterologa (nel caso di due madri) o alla maternità surrogata (nel caso di una coppia di padri), nonostante la sentenza a sezioni Unite della Cassazione, che il 30 dicembre scorso ha respinto il ricorso di due padri, faccia uno specifico riferimento alla maternità surrogata e non genericamente alle coppie omosessuali.

Una questione che sta travalicando anche gli schieramenti se è vero che un sindaco importante della Lega in Veneto, Conte, ha deciso di aprire alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali. Proprio a Treviso, nei mesi scorsi, un operatore dell’anagrafe aveva adottato lo stratagemma della carta d’identità cartacea - che garantiva la denominazione genitori 1 e 2, a differenza del documento elettronico - per registrare il figlio di una coppia omosessuale.

«Si tratta di esigenze sacrosante cui occorre dare una risposta», incalza Conte, «per l’iscrizione sui registri serve colmare il vuoto normativo, garantendo un iter preciso. Ci vuole un regolamento per togliere i Comuni, e in particolare i dipendenti dell’anagrafe, dall’imbarazzo». Un modo per smarcarsi da certe posizioni del centrodestra? «Sono abituato a dare risposte alla comunità», replica il primo cittadino, «se ci sono nuclei familiari che hanno determinate esigenze, giusto si intervenga. Non ci vedo nulla di male, le ritengo esigenze normali e comprensibili».

E anche a Mira, in provincia di Venezia, il sindaco Marco Dori, del Pd, non ha alcuna intenzione di deflettere: “Continuo a registrare all’anagrafe i figli di due mamme perché la circolare del Viminale parla di coppie di uomini”. Insomma, il caso è apertissimo e la battaglia si gioca anche sui cavilli giuridici, oltre che sui valori. 

Marco Dori, sindaco di Mira

 

Ma lo stesso presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha preso posizioni di grande apertura sui temi delle libertà e dei diritti delle persone omosessuali. Nello specifico, sul tema del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, esprime una posizione riflessiva: «Non ho seguito questa partita, anche perché va distinta tra il diritto all'iscrizione all'anagrafe e la rivendicazione di avere l'utero in affitto: è una partita delicatissima, io ragiono sempre in una maniera: la mia libertà finisce dove inizia la tua e viceversa».

«Quindi rispetto all'utero in affitto, le libertà sono di chi vorrebbe avere un figlio, ma c'è anche la libertà della donna che non mi risulta lo faccia divertendosi di restare incinta e donare il proprio bimbo - ha concluso - . Il discorso è molto complicato e non lo liquiderei come fa qualcuno».

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