Un matrimonio tra donne nel Settecento nella terza Lezione di Storia a Padova
Fernanda Alfieri che insegna all’Università di Bologna, domenica 19 marzo sarà sul palco del Verdi di Padova per il ciclo “La guerra dei sessi”. Tema della sua lezione: le nozze tra Giovanna Maria Wincklerin e la sua compagna svelate da un’autodenuncia al Sant’Uffizio
Nicolò Menniti-Ippolito
Fernanda Alfieri insegna “Storia dei generi e delle sessualità” all’Università di Bologna e domenica 19 marzo dalle 11 nella terza delle “Lezioni di Storia” ospitate al Verdi di Padova racconterà un sorprendente matrimonio tra due donne. Nel suo ultimo libro, “Veronica e il diavolo” (Einaudi) aveva ricostruito, materiali di archivio alla mano, un esorcismo nella Roma dell’Ottocento. Questa volta si scala di un secolo e la storia è quella di Giovanna Maria Wincklerin, che nell’aprile del 1725 si presenta al Sant’Uffizio per autodenunciarsi.
Fernanda Alfieri
In che modo questa storia ha a che fare con “La guerra tra i sessi” di cui parlano le Lezioni di quest’anno?
«Mostra come una “guerra” di questo tipo possa prendere molte forme, anche non esplicite, non necessariamente violente, repressive. E può essere combattuta con molte armi, in questo caso con il silenzio o con la negazione a priori della esistenza di determinati modi di essere, di amare. La storia di Giovanna Maria Wincklerin si colloca in un orizzonte di mentalità che ritiene impensabile e inconcepibile che una donna possa amare un’altra donna. Ci parla di un’Europa del Settecento per molti versi molto distante dalla nostra, ma con linee di continuità».
Ci dice qualcosa anche sul nostro tempo?
«La storia è fatta di continuità e di rotture, spesso anche di sorprese. Molte volte lavorare su casi cronologicamente distanti da noi, ci pone di fronte a cose inconciliabili col nostro modo di pensare. Dobbiamo stare attenti a non sovra interpretare realtà come quelle del Settecento di cui parleremo domenica, che, potremmo dire, hanno “tutto il diritto” di essere distanti dal nostro modo di essere. Non dobbiamo forzare il passato. Possiamo però metterci in ascolto e accorgerci di aspetti che possono illuminare il presente».
Questo matrimonio tra donne è un caso eccezionale?
«Sarebbe fondamentale avere una casistica numericamente cospicua, tale da consentirci di ricostruire linee generali. Ma i casi che conosciamo sono pochi e quindi dobbiamo tenerci in equilibrio tra il considerarli eccezioni, per la traccia singolare che lasciano, ed eventi paradigmatici di uno stato di cose. Anche pochi episodi documentati, se collocati nei loro contesti, ci possono illuminare sulla reazione della società di fronte a comportamenti ritenuti non conformi. Mentre la documentazione sulla omosessualità maschile è ampia perché la repressione era consistente e condotta dalle istituzioni, per quella femminile abbiamo molti meno documenti perché non veniva da queste neppure presa in considerazione. Almeno, non nella penisola italiana».
Conosciamo questa storia solo perché la protagonista si autodenuncia. Perché lo fa?
«Perché la giustizia amministrata dal tribunale dell’Inquisizione di Roma, presso cui si denuncia Giovanna Maria, prevedeva uno sconto di pena per chi si accusava, pentendosi. Quella che oggi noi chiamiamo “sessualità”, un termine che nel ’700 non esisteva, era materia legata alla sfera religiosa: la trasgressione di natura comportamentale veniva letta come forma di eterodossia, errore della fede».
Tanto più che c’era di mezzo addirittura un sacramento.
«Se noi sappiamo qualcosa di questa vicenda è perché queste due donne si sono sposate. E sono state messe nelle condizioni di farlo. C’è stata un’autorità – clericale – che ha riconosciuto questa unione. Non come matrimonio tra due donne: sarebbe stato inconcepibile. Una ha dovuto assumere un ruolo maschile».
E sulla base del materiale d’archivio si riesce a ricostruire la personalità di queste donne?
«Per il momento c’è una fonte principale, l’autodenuncia di una delle due, e poi c’è una serie di documenti che parlano del contesto e aiutano a congetturare sulle protagoniste di questa vicenda, anche ricostruendo i loro ambienti».
Come ricostruire una storia della sessualità femminile?
«Ci sono due livelli di ricerca su cui lavorare. Da un lato l’idea di donna che hanno sviluppato le diverse epoche, partendo dalla analisi delle attese da parte delle società in relazione al comportamento femminile ideale. Dall’altro lato ci sono le storie vissute, i singoli casi che lasciano tracce. Ma non si può parlare di sessualità femminile in generale senza tener conto del fatto che ieri come oggi, ma soprattutto nelle società di antico regime, lo status incideva sulle possibilità di determinare le proprie esistenze. La sessualità va sempre relazionale alla condizione sociale».
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Dopo Matilde e Artemisia la sorprendente Giovanna
“Amori impensabili: donne che sposano altre donne” è il terzo appuntamento, domenica alle 11 al Teatro Verdi di Padova, del nuovo ciclo delle Lezioni di Storia promosse dal Comune di Padova e dalla Laterza con il supporto del Teatro Stabile del Veneto e la media partnership di “il mattino di Padova”.
Dopo la figura tutta politica di Matilde di Canossa raccontata da Maria Giuseppina Muzzarelli nel primo appuntamento del ciclo, e quella artistica di Artemisia Gentileschi cui ha dato voce Costantino D’Orazio domenica 12 marzo, protagonista del terzo episodio di “La guerra dei sessi” – questo il titolo del ciclo di quest’anno – sarà una donna sconosciuta ai più, Giovanna Maria Wincklerin, supposta figlia del re di Polonia, le cui tracce sono state rinvenute dalla storica Fernanda Alfieri negli archivi del Santo Uffizio, rea confessa di aver sposato un’altra donna. La sua vicenda ci parla di sessualità, di modelli culturali, di sentimenti negati. L’ultimo appuntamento del ciclo di quest’anno, domenica 26 marzo, sempre alle 11 e sempre al Verdi, ci porterà nel Novecento con Virginia Woolf, la cui lotta per affermarsi nel circoli esclusivi degli intellettuali londinesi verrà raccontata da Valeria Palumbo in “Penne come armi: Virginia Woolf e le altre”. La partecipazione agli incontri è gratuita. Prenotazioni sul sito dello Stabile” Carlo Goldoni. —
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