«Vogliamo l’emoticon dello spritz», la petizione lanciata su Change.org
L’idea è di Giacomo Brunoro, presidente di Sugarpulp: «Questi sono nuovi linguaggi, la cultura popolare si diffonde anche così»
Enrico Ferro
In principio furono i simboli di punteggiatura della lingua italiana, combinati con maestria per creare sorrisetti o facce malinconiche. Poi, con i telefoni di ultima generazione, sono arrivate le emoticon, segni iconici che rappresentano oggetti o simboli di varia natura.
Il tempo passa, la tecnologia si evolve e la comunicazione muta. Ciò che non cambia sono le passioni dei veneti, con lo spritz sempre in vetta, nel suo indiscutibile ruolo di bevanda-sociale. Un’introduzione è d’obbligo prima di raccontare questa storia che ha tutta l’aria di un cazzeggio, invece è diventata una questione assolutamente seria. Al punto che anche il presidente della Regione Luca Zaia l’ha condivisa sui suoi profili social.
Ebbene, il punto è questo: tra le icone a disposizione nell’ecosistema Meta, cioè su Facebook, WhatsApp e Instagram, non esiste quella dello spritz. Ci sono i due boccali di birra che si incrociano, i calici di champagne (o Prosecco, la malizia sta negli occhi di chi guarda), il bicchiere di vino rosso, le due dita di bourbon , la coppa di Martini con l’oliva, il goblet da cocktail e la bottiglia che si stappa. Ma dell’armonica unione tra Aperol, Prosecco e selz che ormai fa brindare tutto il mondo, neanche l’ombra.
E allora da Padova, città dove fatalità l’Aperol è nato, arriva questo sussulto di dignità. «Vogliano l’emoticon dello spritz», è il titolo di una petizione su Change.org, che ha già ottenuto duecento sottoscrizioni e che promette di crescere ancora.
È cominciato tutto grazie a Giacomo Brunoro, presidente dell’associazione culturale Sugarpulp, che promuove giovani talenti nel mondo editoriale italiano ed internazionale. Qualche giorno fa, senza pensarci troppo, Brunoro scrive un post su Facebook: «Trovo intollerabile che non esista l’emoticon dello spritz».
Subito arrivano reazioni a valanga, al punto che dopo una rapida riunione del consiglio direttivo di Sugarpulp nasce l’idea: lanciamo una petizione pubblica perché venga inserita sui social del gruppo Meta anche l’emoticon dello spritz. «È una bevanda che racchiude un mondo e la cultura popolare si diffonde anche attraverso questi nuovi linguaggi», spiega Brunoro. «Io ci ho pensato così, normalmente, mentre scrivevo agli amici. Volevo proporre loro di uscire a prendere uno spritz e mi sono reso conto che non c’era un’immagine adeguata per rendere più efficace il mio messaggio».
Provando a spingersi oltre, come dovrebbe essere questa nuova icona dello spritz? «Semplice, non un bicchiere da cocktail» descrive il presidente di Sugarpulp. «Potrebbe essere perfino un bicchiere di plastica, con la bevanda arancione all’interno, il ghiaccio e la scorza di limone o di arancia. Ma rigorosamente senza cannuccia».

Ammesso che si riesca a fare arrivare questa voce a Mark Zuckerberg, si tratterebbe poi di formulare una proposta in grado di rispondere alla policy del gruppo contro l’abuso di alcol, soprattutto tra i giovani.
«Nei primi anni 2000 lo spritz era quasi una cosa esotica, ora invece si trova dappertutto, è un fenomeno globale e mondiale. Visto che oggi i giovani comunicano molto con questi emoticon, questo geroglifico moderno, poteva essere divertente provare a inserire un simbolo che ormai riconoscono da Londra a Padova, da New York a Palermo».
Nell’era delle foto, dei video e dei meme, gli emoji continuano a essere molto popolari perché costituiscono stimoli visivi e perché sostituiscono mirabilmente il linguaggio del corpo. Secondo Unicode, lo standard di codifica globale, esistono oltre 3.600 emoticon utilizzati dal 92% della popolazione online di tutto il mondo.
La faccina che ride a crepapelle con le lacrime agli occhi è in assoluto il più popolare. Al punto da essere nominato “Parola dell’Anno 2015” da Oxford Dictionaries. Per la prima volta nella storia la parola consisteva, in realtà, in un pittogramma. Ci sarebbe però un problema non facile da superare, nel caso in cui Meta prendesse in considerazione l’ipotesi di introdurre lo spritz tra i gli emoticon di Whatsapp, Facebook e Instagram.
Nell’orizzonte sconfinato del bere sociale c’è un bivio ineludibile che riguarda il momento degli aperitivi: Aperol o Campari. Cambiano gusto e gradazione ma, soprattutto, visto che si tratta di un’immagine cambiano i colori. Arancione per l’Aperol, rosso per il Campari.
Finora gli unici a battere un colpo e a chiedere che venga riconosciuto questo tratto di cultura popolare son stati i veneti. Ma se anche i milanesi dovessero farsi avanti, cosa succederebbe? «Per noi nessun problema» sorride Giacomo Brunoro. «Siamo democratici: sia Aperol che Campari».
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