In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Nel Giardino di Valsanzibio la natura si fa arte. Una cura che sarà premiata dal Pnrr

La riapertura del sontuoso parco monumentale. Un progetto da due milioni di euro lo valorizzerà

Marina Grasso
2 minuti di lettura
Uno scorcio dello splendido Giardino monumentale di Valsanzibio 

“Quanto di bel, quanto di buon qui appare/Tutto deesi a Natura e nulla ad Arte”. Così recitano alcuni versi del sonetto inciso sulla Scalinata delle Lonze che conclude il percorso allegorico del Giardino Monumentale di Valsanzibio, a Galzignano Terme, realizzato tra il 1665 e il 1696 tra rarità botaniche, fontane, peschiere, sculture, giochi d’acqua e il labirinto vegetale tra i più antichi al mondo.

Il lavoro e la formazione

Un insieme che l’ignoto autore dei versi indicò come frutto del lavoro della natura e non della mano dell’uomo: ma di mani che lavorano, nel sontuoso giardino storico che oggi riapre i suoi cancelli alle visite dopo la breve chiusura invernale, ce ne sono invece moltissime.

Incluse quelle del suo proprietario, Armando Pizzoni Ardemani, classe 1966, ex triatleta, biologo laureato negli Stati Uniti e doppia laurea in Italia, che dal 2013, anno della morte del padre Fabio, ha abbandonato la carriera universitaria e vi si dedica a tempo pieno.

E che precisa: «Il Giardino Monumentale è il primo tassello della trasformazione della vecchia tenuta agricola di famiglia in un luogo votato al turismo, all’economia circolare e alla creazione di un piccolo “mondo” autosufficiente da tutti i punti di vista, incluso quello energetico.

Valsanzibio diventerà una meta educativa per formare i giardinieri del futuro ed una meta turistica internazionale votata a vacanze ecosostenibili, culturali, esperienziali e rigeneranti».

Armando Pizzoni Ardemani, biologo, dal 2013, anno della morte del padre Fabio, ha abbandonato la carriera universitaria e si dedica a tempo pieno al Giardino 

Il custode temporale

Se a suo nonno Armando spetta il merito del risanamento dai danni causati dall’occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale e a suo padre quello di aver ripristinato i 33 punti d’acqua del giardino compromessi dal progressivo impoverimento sorgivo, introducendo anche un sistema idraulico capace di ricircolare l’acqua per il 70%, a lui, che si definisce “il custode temporale” di questa meraviglia, va il merito di averlo fatto conoscere a un sempre crescente numero di visitatori da tutto il mondo, che con il costo del biglietto supportano le sue considerevoli spese di manutenzione.

Ma ha anche saputo ideare un progetto di manutenzione straordinaria che ha presentato al Bando Pnrr dedicato ai Giardini Storici e che si è aggiudicato il miglior punteggio in Italia, ottenendo quasi 2 milioni di euro di finanziamento.

«Ad oggi la manutenzione straordinaria era stata svolta esclusivamente dalla mia famiglia», precisa, «Finalmente un aiuto esterno ci permetterà di affrontare alcuni lavori basilari. Sono anche particolarmente soddisfatto perché ho redatto il progetto del bando con i miei collaboratori abituali, senza nessun esperto in bandi, ma solo con esperti del settore».

Un cantiere verde

Gli interventi previsti mireranno a portare migliorie dal punto di vista botanico e artistico dell’area di 12 ettari, oltre a riqualificare il viale di cipressi retrostante a Villa Barbarigo: dureranno due anni ma il Giardino resterà sempre aperto e i disagi per i visitatori saranno minimi.

Saranno piantumati circa 100 nuovi alberi e rifatti molti sentieri con materiale autoctono, così da proteggere gli apparti radicali degli alberi secolari sotto stress dal sempre crescente calpestìo dei visitatori.

Sono inoltre previsti interventi per garantire l’irrigazione anche nelle estati più torride, con il ripristino di fonti originali e grazie a bacini di raccolta di acqua pluviale; trattamenti e concimazioni mirati con droni che raggiungeranno anche piante molto alte (il Giardino ha due sequoie alte più di 40 metri), mentre le oltre 60 sculture in pietra d’Istria e le fontane saranno ripulite da muschi e licheni e, dove necessario, restaurate.

Tra tecnologia e ingegneria, il Giardino resta però soprattutto un lavoro manuale, come sottolinea Pizzoni Ardemani, che ha scelto di limitare l’uso di prodotti chimici: «Eseguiamo potature mirate delle piante, rimozione manuale dei bruchi e caccia notturna alle falene. Curiamo anche i piccoli dettagli mantenendo l’uso di metodologie arcaiche, normalmente non più usate per motivi economici, ma che fanno la differenza. E questo viene apprezzato dai visitatori, che capiscono la cura e il lavoro a volte maniacale necessario per la salvaguardia di questo patrimonio».

2

Articoli rimanenti

Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

1€ al mese per 3 mesi

Attiva Ora

Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

I commenti dei lettori