Persone transgender, lo sportello veneto compie 10 anni. «Il vero problema è il lavoro»
La presidente Ilaria Ruzza illustra la situazione. «La percezione è cambiata ma si discrimina ancora»
Enrico Ferro
Ilaria Ruzza, presidente di Sat-Pink, servizio di accoglienza trans del Veneto
C’è l’insegnante che si rivolge alla studentessa dicendole “non ti devo niente, neanche il tuo nome”. E c’è il vescovo che, alla vigilia delle elezioni amministrative, scrive una lettera indirizzata a tutti i suoi preti esortandoli a predicare il “No alla famiglia alterata gender”.
In alcune scuole è stata introdotta la “carriera alias” che consente di sostituire il nome anagrafico assegnato alla nascita in base al sesso biologico, ma ci sono anche tante altre scuole che chiedono come prova un esame medico.
Percorsi di vita sconnessi in una terra, il Veneto, che conserva ancora molte barriere ideologiche nei confronti della disforia di genere. Il camper arso dalle fiamme con all’interno il cadavere di Cloe Bianco è l’istantanea più recente che la storia ci consegna, per dirci che odio e indifferenza possono fare male allo stesso modo.
I numeri in Veneto
In questo contesto accidentato si muove il Sat-Pink, servizio di accoglienza trans del Veneto, giunto al suo decimo anno d’età.
I numeri disegnano la complessità di questa missione: 250 persone seguite nell’ultimo anno tra le province di Padova, Rovigo e Verona; 20 famiglie assistite; 30 supportate nella ricerca di un lavoro; 70 aiutate con corsi di formazione.
«In questi 10 anni la situazione è cambiata rispetto a un tempo, anche grazie al fatto che i mezzi d’informazione ne parlano di più», ragiona Ilaria Ruzza, presidente di Sat-Pink.
I professionisti: chi sono e cosa fanno
Il servizio di assistenza alle persone transgender nelle tre province ha all’attivo collaborazioni con 31 professioniste e professionisti specializzati: 4 psicologi, 6 endocrinologi, 3 ginecologi, 6 specialisti di chirurgia estetica, 2 specialisti di logopedia e rieducazione vocale. A loro si aggiungono 7 avvocati che aiutano a dirimere le questioni legali relative alla rettifica dei documenti anagrafici.
Di qua passano le vite delle persone ed è un materiale fragile, da maneggiare con cura. «Non c'è un caso unico che ricordi più degli altri in questo lungo lasso di tempo» ragiona la presidente. «Sono tutte storie bellissime a loro modo, di conquiste e rivendicazioni, anche quando magari le famiglie erano completamente contro.
Però c’è una traiettoria che ricordo con piacere: una nostra ex volontaria ora è preside in un liceo a Brescia e le vogliono tutti bene e la stimano, in quanto grandissima professionista».
Le difficoltà da superare
Uno pensa alle discriminazioni che si nutrono di transfobia e rigurgiti destroidi ed è una realtà tristemente presente. Ma il contesto in cui più si verificano discriminazioni e problemi è quello lavorativo.
«Per certe famiglie è un trauma ma difficilmente i genitori rifiutano i figli» spiega Ilaria Ruzza. «Anche nelle scuole va abbastanza bene, perché i giovani sono più propensi ora ad accettare la questione Lgbt. È il lavoro il vero problema, lì davvero fatichiamo ancora tanto».
Non a caso, tra i servizi più recenti attivati dal Sat-Pink c’è lo sportello lavoro, che supporta le persone transgender nell’orientamento: dall’autovalutazione delle proprie competenze, alla stesura di un curriculum vitae o di una lettera motivazionale. Inoltre vengono mappate e segnalate le aziende inclusive del territorio.
In questo senso, la decisione dell’Università di Padova di attivare la carriera alias senza alcuna documentazione medica, non fa altro che fluidificare il processo di accettazione.
***

Zoe Michela Tempesta
L’intervista: «Ero molto combattuta ma poi ho deciso
Ora vivo serena la mia vita»
Zoe Tempesta, 36 anni, della provincia di Treviso, può raccontare il suo percorso?
«Io mi sono trovata a 30 anni con il percorso di transizione da affrontare. Non sapevo a chi rivolgermi, a chi chiedere. Ho fatto una ricerca in internet e ho trovato Sat-Pink. Mi sono presentata lì e ora eccomi qua».
Come l’hanno accolta?
«Due volontari mi hanno seguita. Prima ho affrontato il percorso psicologico, poi quello medico, infine quello legale, sempre con l’assistenza dell’associazione».
Qual è stato lo scoglio più grande?
«Me stessa. Mi chiedevo se fosse davvero una cosa da fare. Ero spaventata dalla gente, da tutte le cose che si dicono su di noi. Ma, alla fine, ho capito che era la cosa giusta da fare».
I suoi genitori l’hanno accettato?
«All’inizio c’è stata qualche difficoltà, poi hanno capito che quella era la strada giusta per me e allora mi hanno supportata in tutti i modi possibili».
Che lavoro fa?
«Sono una consulente. Nell’ambiente di lavoro ho trovato persone di mente aperta che mi hanno accettato. Con loro lavoravo anche prima ma nessuno mi ha creato difficoltà. Tutt’altro».
Lei ha affrontato la transizione a 30 anni. Non è un’età alta rispetto alla media?
«È un’età abbastanza avanzata, c’è chi lo fa prima ma anche chi lo fa dopo. Io ho temporeggiato ma poi mi sono decisa. La convinzione è fondamentale».
Oggi c’è qualcuno nella sua vita sentimentale?
«Al momento sono single».
Cosa vorrebbe dire alle persone che si sono trovate davanti a un bivio come lei?
«Di affidarsi al lavoro di Sat-Pink e delle altre associazioni. È importantissimo per trovare la giusta assistenza». —
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
I commenti dei lettori