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Aggredita con l’acido, indagato l’ex. «Ero a casa con mamma, non c’entro»

I carabinieri gli hanno sequestrato una felpa con macchie sospette. Analisi anche su alcune tracce trovate sulla sua auto

giada zandonà
3 minuti di lettura

Stefano Pellegrini, 58 anni, è accusato di aver tentato di sfregiare il viso della ex, rimasta ferita a un occhio

 

Stefano Pellegrini, 58 anni, residente a Solesino è indagato dalla procura di Rovigo per tentata deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, un reato previsto dall’articolo 583 quinquies aggiornato con il Codice rosso in difesa delle donne.

I sospetti e perché

È sospettato di aver avuto un ruolo nell’aggressione con l’acido subita dalla sua ex giovedì scorso a Sant’Elena e ora è difeso dall’avvocato Lucio Merlin.

Gli investigatori hanno sequestrato una sua felpa: l’indumento presenterebbe macchie sospette, tali da far pensare all’acido.

E non è l’unico elemento dubbio. Pellegrini si difende e lo fa in diverse trasmissioni televisive.

«Mi dispiace tantissimo per quello che è accaduto, vorrei poter parlare con lei per chiederle come sta. Sono innocente, non riesco a credere a quello che è successo, a quello che sta succedendo a me».

Questo il primo commento di Stefano che in questi giorni sta conoscendo un assalto mediatico e solo lunedì ha raccontato la sua disavventura a tre trasmissioni della Rai. Ecco cosa ha riferito.

La difesa e perché

«Lei dice di aver riconosciuto la mia voce, i miei movimenti, ma io ero a casa con mia madre a guardare la televisione quella sera».

L’indagato contesta le accuse e vuole chiarire la sua posizione. Giovedì scorso un uomo a volto coperto ha gettato sul viso della donna dell’acido ed è fuggito facendo perdere le sue tracce.

La vittima è caduta a terra e le sue grida hanno attirato l’attenzione dei vicini che hanno dato l’allarme. La donna ha riportato una lesione all’occhio guaribile in 60 giorni, ma la profonda ferita che ha dentro ci metterà molto più tempo a guarire.

«Vorrei chiederle come sta»

Stefano è disoccupato da alcuni mesi e ora si occupa della madre Laura, con cui vive al civico 31 di via Trivellato a Solesino e vuole raccontare la sua versione dei fatti: «Ci siamo lasciati da cinque anni.  Come ogni storia che finisce lascia dell’amaro e dei rimorsi, ma mai avrei fatto una cosa del genere alla donna con cui ho condiviso parte della vita, non lo farei a nessuno, non c’è una persona che merita questo» racconta Stefano.

«Il mio primo pensiero è quello di sapere come sta, vorrei chiamarla, ma non posso». Pellegrini sta vivendo una situazione che, ha raccontato alle televisioni, gli sembra assurda: «Io non devo difendermi da niente, non ho fatto nulla ero a casa giovedì sera».

La mamma: «E’ sempre a casa»

Anche la madre di Stefano interviene per sostenere il figlio: «Io non posso stare da sola in casa, sono anziana ed ho bisogno di aiuto. Stefano esce per fare la spesa, per andare in farmacia, ma poi è sempre qui con me. Giovedì sera, come le altre sere stavamo guardando la televisione assieme» racconta Laura .

«Il nome della nostra famiglia è stato infangato, voglio che la verità venga fuori e che finisca velocemente».

Si attende l’esito dei tamponi

Le indagini proseguono a ritmo serrato, i carabinieri della Compagnia di Este hanno sequestrato il cellulare di Stefano, assieme ad una felpa con zip di colore grigio, con delle macchie di color rosa sulla spalla destra, lo stesso colore del liquido lanciato sul volto della donna.

Anche l’auto dell’uomo è stata sottoposta a controlli e tamponi, per verificare il tipo di sostanza rinvenuta in alcune macchie sul bordo della portiera anteriore e nel lato del conducente e la natura della sostanza nera e densa rinvenuta sulla portiera posteriore.

«Ho ricevuto un avviso di garanzia ed ora sono in attesa di capire cosa succede. Voglio collaborare con le forze dell’ordine e mi auguro che facciano luce presto sulla vicenda. Forse mi stavano già controllando dopo l’incendio all’auto della mia ex moglie e mi auguro che questo aiuti a capire quello che è accaduto» continua Stefano.

«Nessuna gelosia»

«Non c’era nessuna gelosia nei suo confronti. Per un periodo prima di Natale ci eravamo un po’ riavvicinati ma poi le cose sono tornate quelle di sempre. Le nostre strade si sono divise. Ora vorrei solo sapere come sta e mi conforta sapere che non ha riportato lesioni gravi.

Resto a disposizione dei carabinieri e della mia famiglia, con la quale vorrei tanto parlare» conclude Stefano.

Il reato di cui è indagato prevede una pena da 8 a 14 anni. Ora bisognerà attendere l’esito degli accertamenti, non sono esclusi dei colpi di scena. Sin dal primo momento giovedì sera i carabinieri della Compagnia di Este sono stati supportati dai colleghi del Nucleo Investigativo del Comando provinciale per cercare di ricostruire nel modo più attendibile possibile i fatti e per raccogliere tutte le prove possibile per dare un nome al responsabile di un atto così ignobile.

Un ruolo determinante è stato fornito anche dalle telecamere di sicurezza che sorvegliano la zona. L’area dell’aggressione, adiacente all’ingresso dell’abitazione della vittima è poco illuminata e questo ha favorito il colpevole che all’arrivo dei primi residenti richiamati dalle urla della donna, si era già dileguato.

Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Rovigo Maria Giulia Rizzo che nelle prossime ore chiudere al Gip dei provvedimenti cautelari. —

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