Dall’ipotesi Isabella a quella di Florina. Ma il corpo potrebbe essere di un uomo
Solo gli esami medico-legali, e in particolare sul Dna, potranno fare chiarezza sull’identità dello scheletro trovato a Marghera. Serviranno però diverse settimane
Cristina Genesin
Isabella Noventa e Florina Simion
Isabella, Florina o, forse, è tutta un’altra storia. La storia di un uomo morto chissà come e chissà quando. E il giallo è destinato a restare tale nelle prossime settimane, almeno fino a quando (e serviranno almeno due mesi) saranno depositate in procura a Venezia, sul tavolo del pubblico ministero Davide Nalin, i risultati delle analisi scientifiche che il medico legale incaricato sta svolgendo.
La vicenda dei resti umani trovati casualmente a Marghera è uno dei casi in cui lo sviluppo della Scienza forense manifesta tutta la sua importanza, tanto da risultare determinante per dare una svolta all’indagine. E soprattutto l’identità a un corpo – anzi, a quel che rimane di un corpo – dopo probabilmente sei anni, se non sette, dal decesso. Già perché a un primo e sommario esame eseguito sul posto del ritrovamento, il medico legale ha ipotizzato che quei resti risalenti al 2016 o 2017 siano, forse addirittura al 90 per cento, di un corpo maschile. Il che già escluderebbe di poter riaprire il caso della padovana Isabella Noventa scomparsa il 16 gennaio 2016 (e per la legge uccisa dai fratelli Freddy e Deborah Sorgato) come della giovane Florina Simion, 25enne scomparsa il 26 febbraio 2016 mentre a piedi era diretta dalla sua casa di Cazzago di Pianiga a quella del fidanzato. E aprirebbe un altro capitolo, tutto da scrivere.
Il caso di Marghera
Marghera, è il 30 gennaio scorso intorno alle 14. Alcuni operatori di una cooperativa si accorgono dei resti di uno scheletro, parzialmente coperto da rovi e cespugli, mentre sfoltiscono il verde dai margini della prima rotonda di via della Chimica, dove si trova il bivio che porta a Mestre o all’interno dell’area di Porto Marghera. Accanto c’è una scarpa numero 38 tipo sneakers con la suola a zeppa in gomma bianca e alcuni pezzi di una maglietta, forse della persone deceduta. Scatta l’allarme e sul posto arriva la polizia scientifica con il medico legale che, con i vigili del fuoco, provvede al recupero dei resti, il cranio, un femore, il bacino, alcune ossa di spina dorsale e la cassa toracica dove sarebbero rimasti residui di materiale organico trattenuti dai brandelli della maglietta: un’operazione delicata per consentire le analisi di laboratorio che, in primo luogo, dovranno cercare di risalire al Dna di quel corpo, la “carta di identità” di ciascun individuo. Non sarebbero stati rilevati segni di violenza, al momento, sulla base di un mero esame esterno e, pertanto, potrebbe non trattarsi di un omicidio. Ma è presto per trarre conclusioni in assenza dei risultati medico-legali.
Omicidio senza cadavere
Ogni volta che un corpo – o quel che ne rimane – viene ritrovato a non troppa distanza da Padova, il pensiero va inevitabilmente alla tragica vicenda di Isabella Noventa, segretaria di Albignasego 55enne, uccisa la notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016. Tre gradi di giudizio hanno confermato la condanna per omicidio a carico dei fratelli Sorgato (30 anni di carcere) e di Manuela Cacco, ex fidanzata del primo e amica della seconda (16 anni grazie alla collaborazione, dal prossimo anno potrebbe avere i primi permessi per lavorare). Ma il suo corpo non è mai stato trovato. La donna sparisce dopo essere andata a mangiare la pizza con il fidanzato Freddy che non “coltiva” solo lei e aver raggiunto casa di lui a Noventa in via Sabbioni. Nella sua abitazione non tornerà più. Freddy si inventa la storia di averla lasciata in centro a Padova (e la Cacco indosserà il giubbino di Isabella, spacciandosi per lei davanti alle telecamere del centro). Dopo un mese, colpo di scena: i tre sono arrestati. Freddy prima parla di un gioco erotico finito male e del corpo gettato nel Brenta alle chiuse di Stra dove, durante le ricerche il 19 febbraio 2016, morirà un poliziotto sommozzatore, Rosario Sanarico. Poi tace. Tra il 20 e il 29 agosto 2019, nella spiaggia libera dell’isola di Albarella, ben quattro ritrovamenti: una mandibola con due denti, un frammento di una parte di bacino, un pezzo di costola di 17 centimetri e un frammento irregolare di 9 centimetri, infine un pezzo di femore umano. Anche stavolta, come altre precedenti, non è Isabella.
La giovane sparita
Eppure quella sneaker taglia 38, con la suola in gomma bianca, sembra tanto somigliante al paio di scarpe indossate dalla 25enne di origine romena Florina Simion, dissolta nel nulla ben sette anni fa. L’avvocato Stefano Tigani dell’Associazione Penelope invita a comparare i resti trovati a Marghera «con i prelievi di Dna fatti all’epoca della scomparsa di Florina dalla sua abitazione». Il cellulare della ragazza è stato spento due ore dopo la scomparsa. Allontanamento volontario? Omicidio come paventato dalla famiglia? O una morte accidentale dentro un canale? Florina sembra sparita come un’improvvisa folata di vento.
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