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La magica storia del teatro fra i capannoni. E i camionisti si fermano a guardare

Nell’ex chiesetta di San Clemente, in zona industriale a Padova, gli spettacoli di Top-Teatri Off fanno un pienone dopo l’altro

ELVIRA SCIGLIANO
2 minuti di lettura
La chiesetta di San Clemente in zona industriale, costruita nel 1200 e poi abbandonata, ora ospita un teatro 

Tra capannoni, grandi camion e sedi aziendali, nel cuore della zona industriale, c’è una piccola chiesetta bianca, con un alto campanile che si vede dalla strada. È nata nel 1200 ed è stata per molti secoli un luogo sacro. Poi dimenticata, abbandonata, finché – nel 2006 – non è diventata un teatro.

Il teatro fuori dai capannoni

Oggi il teatro San Clemente è un presidio d’arte e di cultura, ma è anche un non luogo, straniante appena lo conosci, inebriante quando ci fai amicizia.

Ospita la sede artistica e le rassegne teatrali di Top-Teatri Off Padova, le compagnie che escono dai binari della tradizione ed è un confronto continuo con tanti livelli simbolici.

Da una parte è l’unica struttura storica al centro di un’area moderna, dall’altra è uno spazio adibito ad attività culturali e creative in un contesto quasi esclusivamente dedicato ad attività di produzione industriale e di servizi.

Così vicino, così lontano

«Una collocazione non facile», ammette Loris Contarini, presidente di Top, «in un’area della città percepita come un altrove, un non-luogo, comunque lontano. Perché così è vissuta dai padovani la zona industriale.

Eppure con le nostre proposte – rassegne e spettacoli, ma anche laboratori – siamo riusciti nel corso degli anni a portare al Teatro Sanclemente centinaia di persone, grazie ai progetti con il Maap (il Mercato agroalimentare), con l’associazione circolo di campagna Wigwam Il Presidio sotto il portico e il Comitato cittadini di Granze di Camin».

Gli spettacoli con il tutto esaurito

Al Maap – con l’entusiasmo del presidente Maurizio Saia – gli immensi spazi del mercato sono diventati un palcoscenico per oltre 300 persone che hanno assistito allo spettacolo dell’artista internazionale Paolo Nani.

Mentre con il progetto “Green Granze” si è creata una connessione speciale con la comunità di Granze e Camin, rafforzandone il senso di identità.

A tal punto che tutti gli spettacoli andavano esauriti prima ancora di iniziare.

Il dialogo con il mondo dei bilanci

Ma non è finita. I protagonisti di Top puntano al dialogo con il mondo economico-produttivo: «Siamo convinti», spiega Contarini, «che linguaggi e strumenti del teatro possano innovare la formazione aziendale. E ancora, che lo sguardo e l’azione degli artisti che entrano in azienda possano avere un impatto anche sulla visione strategica dell’impresa».

E poi c’è un sogno: uno spettacolo – magari su Shakespeare – che coinvolga i camionisti: «Sono molto curiosi», racconta Contarini. «Spesso fanno capolino. Una volta due autotrasportatori turchi – che non capivano una parola di italiano – sono rimasti a vedere un intero spettacolo su Cassandra».

Intanto stasera, alle 21, andrà in scena – per la rassegna Green Granze – “Binario Vivo”, il racconto dell’eroica impresa di Abdul Rahman Haroun, migrante sudanese che nell’agosto 2015 attraversò a piedi, per la prima volta nella storia, l’eurotunnel della Manica verso l’Inghilterra.

Lo spettacolo è un tassello di quella nuova e diversa narrazione delle migrazioni di cui c’è sempre bisogno per promuovere accoglienza e di inclusione.

Eppure tutta la storia di Top cammina su un viale incerto perché la Zip, da due anni, è in liquidazione: «Noi paghiamo regolarmente l’affitto», dice Contarini, «ma ci piacerebbe sapere chi sarà il nostro nuovo padrone per dare a tutto questo un orizzonte di certezze».

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