Nuova inchiesta su Unabomber, ecco le dieci prove contro il bombarolo del Nordest
Da peli e nastro isolante a scatolette di sgombro e una bottiglia di Coca-Cola. Undici indagati e tanti casi già in prescrizione
Antonio Bacci
I resti della bomba camuffata dentro a un messagio in bottiglia con cui venne gravemente ferito un infermiere mestrino a Caorle
Tre lettere, cinque attentati, undici indagati, dieci reperti.
Riparte da questi numeri la caccia a Unabomber, dopo la riapertura dell’inchiesta decisa dal Procuratore della Repubblica di Trieste Antonio De Nicolo.
Le tre lettere sono “DNA”.
I cinque attentati sono quelli, tra i 29 su cui si indaga, ancora non coperti da prescrizione: Pordenone 24 marzo 2003 (ordigno inesploso nel bagno del tribunale), Concordia Sagittaria marzo 2004, Portogruaro 2 aprile 2004 (chiesa di Sant’Agnese) e 9 luglio 2005 (ordigno sotto il sellino di una bicicletta) e Zoppola 28 ottobre 2007 (bottiglia esplosiva trovata dietro il Bingo).
Gli undici indagati, formalmente per attentato per finalità terroristiche o di eversione o in ipotesi alternativa per strage, sono i gemelli Lorenzo e Luigi Benedetti, 52 anni, di Sacile (Lorenzo risiede a Orsago, Tv), i fratelli Claudio e Dario Bulocchi, 70 e 60 anni, di Fontanafredda, Luigi Favretto, 73 anni, di Tarcento, Angelo La Sala, 74 anni, napoletano residente a Lestans di Sequals, Cristiano Martelli, 59 anni, di Azzano Decimo, Fausto Giovanni Muzzin, 65 anni, di Casarsa, i fratelli Elvo e Galiano Zornitta, 65 e 70 anni, bellunesi, residente ad Azzano Decimo il primo, Belluno il secondo e Luigi Pilloni, 60 anni, cagliaritano residente a Gaiarine (Tv) dopo aver abitato a Brugnera.
Il nome nuovo
Se i primi dieci erano stati indagati a vario titolo in passato, con inchieste poi tutte archiviate, Pilloni è un nome nuovo. Spunta da una segnalazione dello scorso 26 dicembre dei carabinieri di Treviso, seguita a una testimonianza di cui si sta valutando l’attendibilità.
Ma che peso ha questa iscrizione nel registro degli indagati? Il gip Luigi Dainotti precisa: «Al momento non sono stati acquisiti a carico di alcuno elementi più significativi». E poi: «La loro menzione deriva soltanto dall’esigenza di evitare possibili future prospettazioni di nullità o inutilizzabilità dei risultati dell’incidente probatorio richiesto» e fissato per il 13 marzo.
I dieci reperti che potranno “parlare”
Ed eccoci ai dieci reperti. Sono tre formazioni pilifere del 2000 (bomboletta di stelle filanti al Carnevale di San Vito al Tagliamento, uovo al Continente di Portogruaro acquistato da un azzanese e tubo in un vigneto a San Stino di Livenza), due nastri isolanti sempre del 2000 (confezioni di salsa di pomodoro del Continente che ferì a Cordignano Nadia Ros e di maionese a Roveredo in Piano), impronte in tribunale a Pordenone nel 2003, l’inginocchiatoio di Portogruaro del 2004, la scatoletta di sgombro inviata dalle suore di Concordia Sagittaria alle consorelle in Romania e rinvenuta nel 2005 con dentro un ordigno inesploso, il congegno sotto il sellino della bicicletta di Portogruaro nel 2005 e la bottiglia di Coca Cola del caso Bingo nel 2007.
Se da questi reperti sarà estratto Dna, sarà comparato con quello degli indagati e delle persone inserite nella banca dati nazionale del Dna, che all’epoca non esisteva. Ci vorranno poi oltre due mesi per i primi risultati.
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