Rete veneta pro Putin. «Ostinata e inaccettabile la difesa dei leghisti»
Lorenzoni torna a chiedere chiarezza in Consiglio regionale. «Quei politici veneti in Crimea dopo l’annessione russa, un passo azzardato»
matteo marian
Il caso della rete veneta pro Putin sbarca in consiglio regionale. «Prima del 2014 l’accompagnamento delle imprese italiane in Russia era comprensibile e legittimo: in un grande Paese, con alti capitali da investire e con una forte tradizione industriale, vi possono essere degli ottimi partner sul piano economico».
«Già però promuovere tali relazioni, politiche ed economiche, in Crimea dopo l’annessione russa del 2014, non riconosciuta a livello internazionale, era un passo azzardato».
Così il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, sull’inchiesta basata sulle migliaia di email che gli hacker ucraini hanno pescato dal computer del parlamentare russo Sargis Mirzakhanian, responsabile della “International Agency for Current Policy” negli anni successivi all’annessione della Crimea da parte della Russia. Documenti che hanno portato alla luce il ruolo di principale interlocutore dei russi del consigliere leghista Stefano Valdegamberi svelando anche come uno dei progetti che prevedeva il coinvolgimento delle imprese era quello legato alla possibilità di esportare il gioco d’azzardo in Crimea attraverso l’istituzione di zone franche.
«Ostinarsi a difendere, talvolta in maniera scomposta, tali relazioni dopo il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha attaccato militarmente l’Ucraina, è inaccettabile» prosegue Lorenzoni.
All’epoca, nel tentativo di cercare affari in Crimea, si mosse anche Unioncamere del Veneto con presidente e segretario di allora, Giuseppe Fedalto e Gian Angelo Bellati.
«Come non mettere in discussione il regime russo, responsabile di un’aggressione militare che ha già causato centinaia di migliaia di morti? I leghisti veneti – prosegue il consigliere regionale - usino le loro relazioni in Russia per mettere pressioni sul dittatore al fine di fermare l'invasione, non per criticare la legittima aspirazione di Kiev di stare sotto la protezione della Nato».
«Non si tratta di andare contro il popolo russo, anch’esso vittima della politica violenta e isolazionista di un dittatore in cerca di consenso con il metodo del sopruso verso i nemici esterni, ma di prendere le distanze da una politica drammaticamente violenta. Con questo loro comportamento, mettono in discussione le basi del posizionamento strategico dell’Italia e questo non è accettabile», chiosa Lorenzoni. Il quale, nei giorni scorsi, ha chiesto che i leghisti citati nei carteggi venuti alla luce, e in particolare Valdegamberi, chiariscano in aula la loro posizione.
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