È morta Fabiola Bellù, prima coach di Paola Egonu
Lutto a Galliera Veneta. Un malore nel sonno, l’ha trovata il marito. Aveva 61 anni. Nel 2010 fu l’allenatrice della 12enne Paola al Team Volley
Silvia Bergamin
Con lei, il più straordinario talento del volley femminile, Paola Egonu, fece le prime schiacciate, i primi palleggi, i primi muri. Fabiola Bellù, 61 anni, di Galliera, sposata con Adriano Turcato, storico presidente della polisportiva Mottinello, e mamma di Andrea, è stata trovata morta ieri mattina nella sua abitazione di Mottinello.
A lanciare l’allarme alle 9.30 è stato il marito. All’origine del decesso con ogni probabilità c’è un arresto cardiaco tra le 4 e le 5 della notte.
Fu Fabiola, nel 2010, a scoprire le potenzialità della Egonu. E c’era lei ad attenderla nella palestra del Team Volley di Galliera, in viale Venezia, poco distante da dove la dodicenne che sarebbe diventata una stella della pallavolo viveva con la sua famiglia.
Fabiola seguiva tutte le sue imprese e aspettava con ansia che arrivasse la prossima settimana per ammirarla come co-conduttrice sul palco di Sanremo. Andrea ricorda gli ultimi istanti dell’esistenza della coach: «Mamma si era addormentata sul divano. Quando ieri mattina papà si è svegliato, ha visto tutto chiuso, cosa stranissima, visto che lei non si alzava mai più tardi delle 8.15. È salito di sopra e l’ha trovata fredda». Uno strappo improvviso che lascia attoniti: «Abbiamo chiesto di procedere con l’autopsia per chiarire le cause del decesso. Perché mamma stava bene, era attenta alla sua salute».
Fabiola e il suo amore per la pallavolo, una passione sbocciata quando era piccolissima. Inizia a giocare a Fratte di Santa Giustina, suo paese di origine. Le giovanili, poi si sposa e nasce Andrea, si ferma fino al 1995 quando diventa allenatrice della squadra della Polisportiva Mottinello, quindi il passaggio al Team Volley. Ha allenato anche a Rossano e a Godego.
A settembre, dopo un anno di stop per un intervento al ginocchio, aveva ripreso a seguire la Seconda Divisione del Rosà, «perché la pallavolo era la sua vita». Andrea ricorda un aneddoto del 2018: «Paola Egonu giocava a Novara e doveva fare la finale di Supercoppa italiana al Palaverde di Treviso. Portai mia madre, era il prepartita, Paola si stava preparando e c’era una trentina di persone che la chiamava. Ma l’unica a cui ha dato retta è stata mamma: quando ha sentito la sua voce, si è voltata, aveva gli occhi che brillavano».
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