L’editoriale del direttore / Il campionato delle banalità
In provincia di Padova, a Pontelongo, c’è un sindaco che al termine del consiglio comunale è andato a prendere la sua auto, parcheggiata dietro il Comune, e l’ha trovata con tutte e quattro le gomme forate: uno sconosciuto (speriamo che lo individuino) le aveva distrutte con un punteruolo. E non è la prima volta
Fabrizio Brancoli
In provincia di Padova, a Pontelongo, c’è un sindaco che al termine del consiglio comunale è andato a prendere la sua auto, parcheggiata dietro il Comune, e l’ha trovata con tutte e quattro le gomme forate: uno sconosciuto (speriamo che lo individuino) le aveva distrutte con un punteruolo. E non è la prima volta: è lunga la lista dei vandalismi, delle minacce e dei danni, con gli amministratori nel mirino. Lo Stato ha persino istituito un fondo per sostenerli.
Che cosa accadrebbe se una cosa del genere, così minima, insopportabile e inquietante, accadesse a un sindaco di una grande città? Sentiremmo parlare di intimidazioni, di scenari mafiosi, di pericolo per le istituzioni. Leggeremmo messaggi di solidarietà, sdegno, attestati; forse vedremmo pure qualche manifestazione pubblica. Qui no, siamo in paese, è una storia meno attraente. Eppure la fascia tricolore è la stessa e i piccoli amministratori la indossano proprio come le teste di serie delle scrivanie.
Lo scrivo, consapevolmente, negli stessi giorni nei quali due ex sindaci sono stati arrestati per corruzione, a Santa Maria di Sala, con accuse e riscontri gravi. E una quarantina di giorni prima c’era stato un altro doppio arresto di primi cittadini, nel Cuneese.
Quindi non sono giorni di popolarità per la categoria. Ma credo che dobbiamo smetterla di generalizzare: i politici, i medici, i camionisti, i giornalisti, i negozianti, i poliziotti, ogni giorno iscriviamo d’ufficio una serie di squadre generiche al campionato italiano delle banalità e delle demagogie. E vinciamo sempre lo scudetto.
Non è tutto un magna magna, signora mia; resistono ancora le mezze stagioni, ci sono gli scorretti e pure quelli perbene. Gli infami e gli eroi. Accettiamo, una volta per tutte, che dobbiamo fare i conti con la complessità: sì, la complessità, quella cosa antipatica che non ci consente giudizi facili e valutazioni sommarie. È più impegnativa ma più giusta. Dà più soddisfazione.
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