Caso Onichini, la Procura generale dice “no” all’affidamento in prova
L’ultima parola spetta al tribunale di Sorveglianza. Il commerciante ha chiesto di poter lavorare. Via libera ai possibili arresti domiciliari nella casa di Camponogara
Cristina Genesin
Niente da fare. Walter Onichini rischia di non poter essere ammesso all’affidamento in prova che, tradotto, significa poter tornare a vivere a casa, pur tra mille restrizioni della libertà personale, per finire di scontare la pena ma con la possibilità di riprendere a lavorare e andare in giro esclusivamente per ragioni professionali.
Sparò al ladro in fuga e l’abbandonò ferito sulla strada
Il «no» secco e deciso è arrivato dal sostituto procuratore generale Marina Ingoglia che, davanti alla sezione padovana del tribunale di Sorveglianza, ha espresso il suo diniego alla misura alternativa al carcere per il commerciante di carni in carcere dal 19 settembre 2021 dopo una condanna definitiva a quattro anni, 10 mesi e 27 giorni.
Una condanna pronunciata per il tentato omicidio aggravato di Elson ’Ndreca, il ladro albanese che la notte del 22 luglio 2013 (con alcuni complici rimasti sempre sconosciuti) aveva cercato di razziare la villetta della famiglia Onichini a Legnaro e di fuggire a bordo dell’Audi del commerciante parcheggiata nel cortile di casa.
L’uomo fu ferito gravemente a colpi di fucile e poi abbandonato lungo il ciglio di una strada.
Via libera alla detenzione in casa a Camponogara
Il motivo di quel «no»? Resta incomprensibile e non è stato spiegato, anche se lo stesso magistrato ha espresso un «sì» alla detenzione domiciliare per Onichini, in pratica alla possibilità che l’uomo, oggi 41enne, possa scontare il resto della pena tra le mura domestiche, una villetta a Camponogara nel Veneziano dove la famiglia si è trasferita qualche anno fa.
Ma il difensore di Onichini, il penalista Ernesto De Toni, ha insistito in aula: Walter Onichini ha maturato tutti i requisiti per la misura alternativa (gli restano da scontare tre anni e tre mesi salvo ulteriori sconti per la liberazione anticipata, sconti pari a 45 giorni ogni sei mesi trascorsi in cella), in più la compagna Sara Scolaro non sta bene, non riuscendo a curarsi e neppure a provvedere, da sola, sia ai figli che alle attività economiche della famiglia.
Il legale ha spiegato che Onichini, se ammesso all’affidamento in prova, darebbe una mano nella macelleria gestita dalla madre e dalla sorella, in più lavorerebbe nell’azienda agricola intestata a lui e alla convivente. Contrariamente al sostituto procuratore generale, ha espresso parere favorevole alla concessione della misura alternativa lo staff di psicologici che segue in carcere il commerciante.
Onichini ora si dichiara pentito: «Non lo rifarei»
In aula Walter Onichini non è rimasto in silenzio. «Penso sempre a quel giorno che ha cambiato la vita mia e della mia famiglia...» ha detto,«Ho agito così perché ero in preda al panico... Mi dispiace, sono pentito, ho avuto un comportamento impulsivo e non rifarei più quello che ho fatto» ha sottolineato, manifestando anche la disponibilità a fare del volontariato.
Entro al massimo una decina di giorni la decisione del tribunale di Sorveglianza: il collegio è presieduto dal giudice Linda Arata, affiancata dalla collega che segue il caso Elena Garbo, integrato da due esperti.
Il ladro rimasto impunito
Onichini era stato condannato anche a pagare un risarcimento al ladro Elson ’Ndreca’ di 24.500 euro che non riesce a saldare. Nessuno sa dove sia finito ’Ndreca, a sua volta condannato per quell’assalto a 3 anni e 8 mesi e a versare a Onichini 15 mila euro di ristoro e 5 mila euro di spese.
Tuttavia lui non ha fatto un giorno di carcere: dopo aver testimoniato al processo contro il commerciante, nessuno ha firmato un ordine di carcerazione nonostante la condanna a suo carico fosse definitiva. E intanto è slittato al prossimo 8 marzo (proprio perché è introvabile) il processo a carico dell’albanese per falsa testimonianza previsto davanti al giudice Claudio Marassi: le notifiche degli atti processuali risultano impossibili perché l’imputato è sparito.
Ancora nessuna risposta, invece, dal Ministero della Giustizia (cui compete l’inoltro alla Presidenza della Repubblica) sulla domanda di grazia per Walter Onichini presentata il 21 novembre 2021, quasi 14 mesi fa.
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