Dagli stadi all’enologia: Nevio Scala apre una cantina bio a Lozzo Atestino
L’ex allenatore del Parma ridà vita alla fattoria dei conti Albrizzi dove visse parte della propria infanzia con i nonni. Prodotti rigorosamente naturali
Renato Malaman
Risorta, come un’Araba Fenice. Sogno che si realizza, che profuma di riscatto. Eccola la cantina nuova, che ridà vita alla vecchia e grande casa colonica: quella dei conti Albrizzi in via Saline, dove Nevio Scala visse parte della propria infanzia con i genitori Francesco e Regina. Quest’ultima morta di recente a 100 anni, lasciandogli in eredità l’album con tutti i ritagli di giornali che raccontano la sua carriera.
Eccola perfettamente ristrutturata la cascina, per diventare anche un luogo di accoglienza e di degustazione di prodotti buoni e naturali, frutto di quell’etica sempre presente in tutte le scelte dell’ex allenatore.
Nevio Scala non ha mai fatto mistero del suo sogno: rendere giustizia all’ingiustizia patita dai nonni Angelo e Giuseppina. Si mangiarono una campagna per aver aiutato persone di cui si erano fidati. Scala racconta spesso che la sua famiglia perse tutto per un avallo e fu costretta a scappare di notte, portandosi dietro un carretto pieno di povere cose e cinque buoi. La vita dei suoi avi ricominciò proprio in via Saline (dove la strada fa da confine tra le province di Padova e Vicenza), in una grande fattoria degli Albrizzi, nobili e proprietari terrieri di Este. Ma furono anni durissimi, di stenti e sacrifici. Che solo chi li ha vissuti o sentiti raccontare può capire.
Galleria unica di trofei
Nevio Scala ora può dirsi soddisfatto, anzi doppiamente soddisfatto, perché il primo pensiero va ai suoi invidiabili successi sportivi. Come non ricordarli: prima da calciatore nei più blasonati club della serie A (compresa la Coppa dei Campioni, vinta nel 1969 con il Milan di Rocco) e poi da allenatore: in Italia (con il Parma dei miracoli) e poi all’estero (in Germania con il Borussia Dortmund e in Ucraina con lo Shakhtar Donetsk). Ma c’è una soddisfazione a cui il Nevio Scala uomo e contadino teneva di più: trasmettere i suoi valori ai figli e fare in modo che fossero loro a ricomporre il mosaico della storia familiare – legato al lavoro nei campi – che venne terremotato da quel fatto drammatico, da quella fuga di notte. L’ex allenatore-contadino ama sottolineare che se oggi l’Agricola Scala è un’azienda da fiore all’occhiello (esporta il 70% dei suoi vini naturali), ed è riuscita anche a riscattare quell’ingiustizia, il merito dei figli: Claudio e Sacha. Non importa se gran parte dei soldi per far crescere l’azienda li abbia messi lui: sono stati i figli a lanciarsi in questa sfida audace, a scegliere di investire il futuro ancora una volta sulla terra. Nonostante il primo, Claudio, fosse già avviato alla carriera universitaria (aveva cattedra a Bressanone) e il secondo, Sacha, fosse già architetto.
Meglio il trattore
Definire il tutto “agriturismo” è riduttivo: il progetto imprenditoriale guarda oltre, focalizzandosi su obiettivi etici, come la valorizzazione di un’agricoltura sostenibile, fatta seguendo i ritmi della natura, senza chimica. I vini naturali, l’umile Garganega soprattutto e non l’imperante Prosecco, ne sono la prova. Al progetto ha dato il proprio contributo anche la nuora Elisa Meneghini, attiva nel volontariato sociale. Nevio Scala poteva tranquillamente investire in altro modo i proventi dei suoi trionfi, come hanno fatto tanti colleghi, alcuni dei quali hanno preso casa a Montecarlo. Lui ha trovato più naturale investire in agricoltura i soldi ricevuti da Tanzi e dagli altri presidenti. Per continuare a fare il contadino e guidare il trattore quando serve. Affiancando il fratello Giorgio, che ha sempre seguito con passione l’azienda, fin da quando Nevio, adolescente, lasciò i genitori per andare a Milanello, preso dal Milan.
Progetto etico
Ma vediamolo da vicino questo progetto. La mescita della cantina, attrezzata per le degustazioni e ancora senza nome (sarà un contest familiare a deciderlo), è un luogo dal design essenziale, di gusto contemporaneo. I “cicheti” vengono preparati con prodotti dell’azienda e materie prime bio di produttori artigiani. Claudio, Sacha ed Elisa si avvalgono della collaborazione di Stefano Polato – il cuoco famoso per aver studiato l’alimentazione dell’astronauta Samantha Cristoforetti – per calibrare su concetti “bio” (e valorizzare l’impegno di tante piccole aziende artigiane) piatti e finger food destinati a spuntini e ad aperitivi rinforzati. Apertura solo dal venerdì alla domenica, tutto molto slow. Come è la veduta oltre la vetrata, affacciata sulla campagna. Di grande suggestione il fruttaio realizzato nel sottotetto per l’appassimento fino a primavera delle uve. La grande casa con i suoi ampi spazi verdi, immersa fra i vigneti, sarà poi al centro di visite didattiche e di attività culturali. Sul Monte San Giuseppe, sopra Lozzo, gli Scala coltivano gli olivi per il proprio olio, dando nuova vita all’ex cava di trachite. Riparando quindi il danno arrecato alla natura da chi aveva scavato. Ai vini è destinato oltre il 10% del centinaio di ettari dell’azienda, distesa fra Euganei e Berici. Nevio e la sua famiglia difesero l’integrità di questo ambiente anche quando venne progettata la Valdastico Sud. Prima la natura e il paesaggio, visti come valori primari, poi il resto…
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