In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

In Veneto gli industriali rilanciano il progetto di metrò di superficie

Treni che colleghino tutti i centri regionali: ecologia ed efficienza insieme

Aggiornato 3 minuti di lettura

La grande metropoli “Patrevero” l’hanno fatta decollare gli imprenditori con il debutto di Confindustria Veneto Est e nel programma c’è una sfida antica: completare il metrò di superficie. E continuare la “cura del ferro” per liberare l’aria dal Pm 10 e dalla Co2 che surriscalda il clima.

Non siamo all’anno zero: «La più grande rivoluzione è l’orario cadenzato, con i treni che partono lo stesso minuto ogni ora del giorno. Tra Mestre e Padova il servizio funziona alla meraviglia dal 2013 proprio perché è stata quadruplicata la linea», sottolinea l’ingegner Michele Fioratti di Net Engineering. «Ora con il nuovo ponte sul Brenta a Vigodarzere anche la Padova-Castelfranco diventerà efficiente. Ed entro il 2028 ci sarà il raddoppio della Maerne-Castelfranco».

La rottura con Net Engeneering

Basta per accontentarsi? Pare di no. Il punto debole è che dal 2018 la giunta Zaia ha deciso di chiudere la collaborazione con il colosso Net creato da Furlan a Monselice e ha ceduto carrozze e binari a Rfi. Il motivo? Per completare l’Sfmr bisogna investire 5-6 miliardi che non avremo mai in bilancio, ha spiegato Elisa De Berti in consiglio regionale. L’unica priorità si chiama Pedemontana veneta, completata forse nel 2023.

Un cambio di rotta in sintonia con quello delle statali, cedute da Veneto Strade all’Anas in cambio di 300 milioni da investire fino al 2032, una strategia che stride con la richiesta di autonomia e di superholding con gli utili di Cav sbandierata dalla Lega. Sulla grande viabilità e i treni decide tutto Roma.

Mentre la politica è ferma dal 2001 sulla scatola vuota del federalismo, con le Province senza fondi pronte a risorgere e le città metropolitane affidate a un supersindaco senza poteri, Confindustria ha plasmato nuove forme di autogoverno con le sinergie e il taglio dei costi, ma il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: la qualità delle infrastrutture su cui viaggiano le persone e le merci.

Leopoldo Destro, grande regista della fusione con Vincenzo Marinese, l’ha detto senza giri di parole: bisogna riprendere in mano il progetto della metropolitana di superficie del Veneto. Il timing è fondamentale: l’alta velocità Milano-Venezia nel 2028 sarà completata, mentre Padova investirà 300 milioni sul metrobus 2 e 3. La vera sfida sarà raggiungere la fabbrica all’ombra di ogni campanile, la galassia di aziende seminate lungo la A4 e poi tra Limena, Rubano, Legnaro, Chioggia, Monselice, Campodarsego, Cittadella, Noale, Mira, Pianiga, Villorba, Mogliano, Treviso, Bassano, Thiene e Schio.

Un treno ogni quarto d’ora

Tutte città che rientrano nel modello Sfmr, come aveva previsto il ministro Dc Carlo Bernini, che nel 1989 presentò la svolta epocale: un treno ogni 15 minuti. Con 300 miliardi di lire si poteva dire addio all’auto e viaggiare in carrozza nella metropoli del policentrismo. Come a Londra, Parigi, Berlino. O Milano che ha inaugurato la quarta linea del metrò e per salirci sopra basta strisciare il bancomat ai tornelli, mentre in Veneto non c’è il biglietto unico treno-bus nemmeno sulla Padova-Venezia a parità di tariffa.

Nel quadrilatero delle 5 mila aziende tra Venezia-Treviso-Padova-Rovigo, i 270 mila addetti per raggiungere la fabbrica e l’ufficio viaggiano sui Minuetto, Vivalto, Pop e Rock. Treni moderni, con il leone di San Marco e la scritta Regione Veneto. Manca solo l’acronimo “Sfmr” per dare a Net Engineering il copyright che invece campeggia alla fermata dell’ospedale all’Angelo di Mestre.

Ma a che punto siamo? «C’è ancora tanto da fare, a partire dai passaggi a livello da eliminare. Stiamo spendendo risorse che non rientrano nel Pnrr che invece finanzia l’alta velocità Brescia-Padova e la bretella dalla stazione di Mestre all’aeroporto Marco Polo di Tessera. L’appalto l’ha vinto la De Eccher e siamo felici che quest’opera venga finalmente realizzata: noi l’avevamo prevista come fase 2 dell’Sfmr», spiega Silvia Furlan, amministratore delegato di Net Engineering, figlia del fondatore del gruppo.

Italia partita in ritardo

Come si può ridurre il gap con le metropoli europee? «In Italia siamo partiti un po’ in ritardo rispetto al metrò di Londra e Parigi e anche all’Austria ma siamo sulla buona strada», aggiunge Furlan «Si parla del modello Baden Wurttemberg, ora dobbiamo completare l’ultimo miglio e puntare sulla sostenibilità del trasporto pubblico. L’appello di Confindustria Veneto Est coglie gli elementi di novità: ciò che conta è spendere bene i fondi del Pnrr rispettando la tabella di marcia. Non penso sia una partita facile inserirci nei progetti di Bruxelles, ma Rfi può trovare altri interlocutori privati».

E cosa ne pensa, allora, dell’appello lanciato da Leopoldo Destro? «Io c’ero all’assemblea. Net Engineering aderisce a Confindustria e mi ha colto di sorpresa la proposta di completare l’Sfmr. Non posso che condividere l’appello del presidente Destro: se miglioriamo la connessione mettiamo un freno anche alla fuga dei giovani cervelli all’estero», conclude Silvia Furlan.

Le grandi incompiute del Veneto

I commenti dei lettori