Mercati e casa, ecco come orientarsi con gli investimenti

L’inflazione erode il capitale fermo sui conti correnti: quali sono gli elementi per valutare se è rischioso affrontare una strada e garantirsi una rendita
I dati più recenti dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, confermano una tendenza che in tempi di inflazione impatta ancora di più sulle tasche dei risparmiatori: a settembre i depositi di famiglie e imprese hanno toccato quota 1.836 miliardi di euro, in aumento del 2,1% rispetto a un anno fa. Il che, nei fatti, comporta l’accettazione di una perdita sicura. Perché - per fare un conto secco e semplice con un’inflazione al 10% - diecimila euro tenuti congelati sul conto, in un anno si assottigliano a novemila. E senza considerare costi, bolli e altri balzelli che incidono ulteriormente sul gruzzolo iniziale.
Le ragioni delle scelte
Tra incertezza e mancanza di fiducia, e con la convinzione che stare fermi un giro evitando strumenti finanziari alla fine faccia dormire sonni tranquilli, il comportamento del risparmiatore che tiene i soldi inchiodati sul conto è un campionario di diffidenza che supera le conseguenze sul portafoglio: l’alternativa tra un male apparentemente invisibile come l’erosione del capitale e la paura di rischiare associata all’ansia di un rendiconto giornaliero al ribasso, si traduce nell’immobilismo.

Eppure, per chi ha modo e tempo di informarsi, soppesare e guardare ai diversi fattori che possono influire su un investimento - uno per tutti: l’arco di tempo in cui si può ragionevolmente sperare nel realizzo - la decisione dovrebbe essere più consapevole. Questa guida non vuole consigliare una strada piuttosto che un’altra. Ma fornire gli elementi per capire e valutare, compresi quelli fiscali. Allargando l’orizzonte a un settore, l’immobiliare, che da sempre rappresenta uno dei terminali preferiti dai risparmiatori italiani.
Il ballo del mattone
Quando si parla di immobili, gli analisti richiamano l’attenzione a tre elementi fondamentali per riflettere su un investimento: le ragioni personali, quelle anagrafiche e, ovviamente, il fronte economico. Il che vale soprattutto per la prima casa. E i fattori in gioco, a partire in questo momento dal costo dei mutui, sono molteplici.
Se invece si allarga la visuale e ci si assesta su un piano mirato che prevede di far fruttare subito il capitale, ad esempio con la locazione, le valutazioni da fare sono ulteriori. Guardando ai dati raccolti dall’Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi), nel 2021 questo tipo di mercato in Italia ha raggiunto un valore di fatturazione di 10,4 miliardi di euro e nei primi 9 mesi del 2022 siamo già a prenotazioni per 9,7 miliardi.
Parliamo di utilizzo come b&b casalinghi, ad esempio: la stessa statistica ci dice che in questo momento gli alloggi che si possono prenotare attraverso vettori online sono circa 650 mila. Un recente studio del portale Idealista ha stimato il rendimento lordo di diversi prodotti immobiliari, incrociando i prezzi di vendita e di affitto.
Secondo questa indagine, oggi in Italia a rendere di più sono i locali commerciali, seguiti da uffici e garage. Fosse tutto così semplice, basterebbe comprare e dare in affitto. Ma è qui che entrano in gioco ulteriori valutazioni. Quanto impegna, ad esempio, gestire un b&b? Il tempo ha un valore e quel valore va poi a intaccare la rendita preventivata. Perché se alla fine, per mantenere un’attività redditizia si devono fare i salti mortali o affidarsi a terzi (che vanno ovviamente compensati), il ritorno non è più quello sperato. Per questo, al momento di prendere qualunque decisione anche sul fronte immobiliare, vanno considerati tutti gli elementi in gioco. Perché è sempre meglio saperlo prima, che pentirsi dopo.
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