I veneti della corrente Bossi si contano e puntano su Marcato segretario della Liga
Dopo l’ufficializzazione della nascita del Comitato del Nord si affilano le armi in vista delle assise. Ecco i nomi: Zaia e fedelissimi, veterani e amministratori con il sindaco Conte ed Erika Stefani
Filippo Tosatto
Marcato con Bossi in una foto di qualche anno fa
C’è la fantapolitica che si ostina a ventilare l’imminente successione di Luca Zaia a Matteo Salvini e c’è la realtà dei fatti che documenta il nuovo capitolo del romanzo leghista. Nel Veneto, terra promessa dell’autonomia e della “piccola patria serenissima”, si sta consolidando una cordata, alternativa alla linea del Capitano in felpa, che non persegue improbabili congiure di palazzo ma mira ad un obiettivo concreto e ravvicinato: la vittoria nel congresso regionale e la successione, in veste di segretario, di Roberto “bulldog” Marcato all’attuale commissario, Alberto Stefani.
Quest’ultimo, deputato e sindaco padovano di Borgoricco è un giovane apprezzato anche dagli avversari per correttezza di comportamento e impegno sul territorio, ma agli occhi degli zaiani sconta un peccato originale: la benedizione del vicesegretario federale Lorenzo Fontana e il sostegno di Massimo Bitonci e Andrea Ostellari.

Bando alle ciance. Si apprende che al consiglio federale convocato in via Bellerio all’indomani della disfatta del 25 settembre e protrattosi per quasi quattro ore, il governatore veneto abbia proposto che ai congressi regionali abbiano diritto di voto non soltanto i delegati eletti su base locale e provinciale ma tutti i militanti, ovvero i tesserati aventi pieni diritti grazie all’anno e mezzo di “apprendistato” svolto in sezione. Silenzio tombale nel quartier generale milanese, fatta eccezione per il cenno d’assenso di Massimiliano Fedriga, il presidente del Friuli Venezia Giulia. Omnia munda mundis.
Nel frattempo l’inesausto “bulldog” Marcato recluta ufficiali e truppe in vista della resa dei conti. Vano pestargli la coda, Marcato non scuce nomi. Fortunatamente, un uccellino padano (intercettato a Palazzo Ferro Fini) è più loquace e ci snocciola i pretoriani pronti ad appoggiare il cambio al vertice lighista.
La lista è nutrita e comprende anzitutto gli assessori di palazzo Balbi – il citato Marcato, Elisa De Berti, Manuela Lanzarin, Francesco Calzavara, Federico Caner, Cristiano Corazzari e last but not least l’ “elettrico” Gianpaolo Bottacin – e poi il plotone dei consiglieri capitanati dal presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti e dal capogruppo Alberto Villanova.
Attivi e sonnolenti, svagati ed epuloni, tutti però fedeli a Zaia: Fabrizio Boron, Luciano Sandonà, Sonia Brescacin, Roberto Bet, Nazzareno Gerolimetto , Fabiano Barbisan, Gabriele Michieletto, Francesca Scatto, Stefano Valdeganberi, Alessandra Sponda, Marzio Favero, Giampiero Possamai, Marco Dolfin, Roberta Vianello.
Sembra un elenco telefonico? Non bastasse, ci aggiungiamo Luca Coletto – vecchia volpe veronese che ha retto la sanità prima nell’amministrazione veneta poi nel governo gialloverde e ora alla Regione Umbria – e un drappello di amministratori capitanati da Mario Conte, il sindaco di Treviso (figura emergente nel Carroccio nostrano), il ministro uscente Erika Stefani e un gruppo di veterani che include Giampaolo Gobbo, Gianantonio “baffo” Da Re, Dimitri Coin – a dispetto degli screzi precedenti con il governatore di Palazzo Balbi - Gianpaolo Vallardi, Angela Colmellere e i bellunesi Mirco Badole e Franco Gidoni, esponenti di una provincia esclusa (sic) dalle liste elettorali. Pronto a dare il proprio contributo anche il sindaco di Noventa Padovana, Marcello Bano.
Fin qui i malumori veneti, destinati a combinarsi con i mal di pancia lombardi se e quando il lider maximo convocherà il congresso federale, forte dell’appoggio della stragrande maggioranza dei parlamentari, nominati – salvo rare eccezioni – secondo criteri di fedeltà correntizia. Ma questa, è un’altra storia.
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