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Crac Bpvi, per Zonin la procura chiede 5 anni e 10 mesi. Sentenza a ottobre

Formulate proposte di condanna per gli altri cinque imputati. Alcuni reati finiti in prescrizione, richieste ridotte di otto mesi

Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Gianni Zonin 

Al termine di tre giorni di requisitorie, giovedì pomeriggio, il sostituto procuratore generale Alessandro Severi ha formulato al Collegio d’Appello presieduto dal giudice Francesco Giuliano le richieste dell’accusa contro i sei imputati per il crac BpVi.

La pena più alta, 5 anni e 10 mesi di reclusione, è stata sollecitata nei confronti dell’ex presidente Gianni Zonin; 5 anni e 4 mesi di reclusione sono stati chiesti per l’ex consigliere di amministrazione, Giuseppe Zigliotto, per gli ex vice direttori generali Andrea Piazzetta (responsabile dell’area Finanza della banca) e Paolo Marin (a capo dei Crediti). Stessa pena per il dirigente preposto al Bilancio, Massimiliano Pellegrini.

Verso l’altro ex vice direttore generale, Emanuele Giustini (l’unico che ha ammesso le proprie responsabilità nella mala gestio dei vertici, che ha condotto al default dell’ex Popolare) la procura generale ha domandato una condanna a 4 anni e 7 mesi di reclusione.

Nei confronti dell’ente, imputato per la responsabilità amministrativa, chiesta la condanna tramite il versamento di 324 mila euro. Sui calcoli che hanno portato alle richieste, i sostituti procuratori hanno sottratto la prescrizione di quattro reati legati all’aggiotaggio avvenuti nel 2013 e quindi in prescrizione (si tratta di una pena di 15 giorni ciascuno per complessivi due mesi), inoltre risultano prescritte due fattispecie di falso in prospetto che sarebbero state compiute fino al 2013 e sino al 2014; in questo caso, vanno defalcati ulteriori 6 mesi di reclusioni. Il computo complessivo è quindi quello di 8 mesi da scalare rispetto al massimo della pena previsto. Quanto alla posizione di Giustini, a fronte della sua confessione, la procura ha riconosciuto le attenuanti prevalenti sulle aggravanti; da qui, lo sconto “proposto” al Collegio.

Rispetto al primo grado, la procura generale di Venezia ha chiesto la condanna sia di Zigliotto, sia di Pellegrini. Entrambi erano stati assolti dal tribunale Collegiale di Vicenza. Una decisione che era stata però impugnata dalla procura berica, tramite i sostituti Pipeschi e Salvadori, che avevano presentato appello. Al termine del processo di primo grado, per i due erano state chieste condanne a 8 anni e due mesi di reclusione.

Al termine dell’ultima parte della requisitoria nel processo di primo grado, il 15 dicembre 2020, la procura di Vicenza aveva chiesto per Zonin una pena a 10 anni di reclusione, per Giustini 6 anni e 8 mesi; per Marin, Pellegrini e Zigliotto 8 anni e due mesi, mentre per Piazzetta, 8 anni. Al termine del processo, l’ex presidente di BpVi era stato condannato a 6 anni e mezzo; Giustini a 6 anni e 3 mesi; Marin e Piazzetta a 6 anni. Assolti invece Zigliotto e Pellegrini. Che adesso invece sono tornati nel mirino della procura.

La sentenza del Collegio d’Appello è attesa il 10 ottobre al termine della Camera di consiglio.

Quella di giovedì è stata la 19esima udienza. L’ultima si terrà il 5 ottobre. Le prossime sedute saranno dedicate a interventi delle parti civili e discussioni dei difensori degli imputati.

Giovedì è stata l’ultima giornata di requisitorie dell’accusa. Prima del sostituto procuratore generale Severi, avevano preso la parola i pm Pipeschi e Salvadori. Secondo la procura, Zigliotto «era a conoscenza della direttiva partita dalla direzione generale di concludere le operazioni baciate e lui stesso ne ha compiute. Zigliotto – ha insistito Pipeschi – le operazioni correlate le ha fatte, rifatte e fatte ancora. E non sapeva solo delle sue, ma anche di quelle che stava facendo tutta la rete. L’ex consigliere di amministrazione era una persona preparata che sapeva cosa stava facendo e le conseguenze che questo comportava». Secondo l’accusa, la stessa responsabilità, seppur rivestendo un ruolo diverso, è in capo anche a Pellegrini.

«Che era presente – ha detto più volte il pm Salvadori – quando nei comitati di direzione si parlava della prassi delle baciate e della necessità di realizzarle in modo organizzato e strutturato». Una correità ribadita, stando alla procura, anche nella vicenda legata alla società di revisione Kpmg, che aveva rilevato 17 operazioni correlate «e che Pellegrini aveva cercato di occultare cooperando col dg Sorato e con il suo vice Piazzetta».

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