Tragedia in Marmolada: lui disperso, lei miracolata: «Ho sentito qualcuno gridare via-via, poi sono svenuta»
Il racconto dal letto d’ospedale a Trento. Alessandra De Camilli era in cordata con il compagno Tommaso, inghiottito dalla frana: «Non mi sentivo sicura e stavamo tornando indietro»
dall'inviato Enrico Ferro
TRENTO. Alessandra De Camilli e il destino di chi sopravvive a una tragedia di queste dimensioni. Un attimo prima era lì con il suo compagno Tommaso Carollo a sorridere di fronte all’ennesima vetta scalata, un attimo dopo l’impossibile. E ora si trova in un letto d’ospedale a Trento, malconcia, piena di fratture, imprigionata in un loop di ricordi.
Alessandra De Camilli, 51 anni, architetto di Schio (Vicenza), è una dei miracolati della Marmolada. Questione di metri, probabilmente, e ha avuto salva la vita. Non lo sa nemmeno lei, perché è qui ora.
È stata operata l’ultima volta 48 ore fa. Riduzione di alcune fratture, spiegano i medici. Alessandra è stata sistemata in una stanza da sola, l’ultima del corridoio del reparto di Ortopedia, al settimo piano del polo ospedaliero Santa Chiara.
I medici la tengono sotto osservazione, anche per verificare le sue condizioni psicologiche. Unica regola per chi entra nella sua stanza: nessuna informazione sull’incidente, niente aggiornamenti. Ci vorrà tempo per metabolizzare tutto questo.
Alessandra, cosa ricorda di quel momento?
«Ho sentito un rumore e guardato verso l’alto. Ho visto pezzi di neve e ghiaccio che scendevano, ho sentito qualcuno che gridava “via-via”. Poi penso di essere svenuta».
È riuscita a spostarsi un po’ dalla traiettoria della valanga?
«Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare “ora scappo”, che sono stata travolta. Penso fosse impossibile fuggire da quella massa enorme».
Cosa ricorda del risveglio?
«Quando mi sono svegliata c’erano i soccorsi, penso sia passata una mezz’ora. C’era il signore del rifugio. Io ero in mezzo al ghiaccio».
C’era qualche altra persona vicino a lei?
«Ricordo una ragazza seduta, la stavano soccorrendo insieme a me».
Quando c’è stata la valanga, dove si trovava precisamente?
«Eravamo arrivati alla base del ghiacciaio, poi restava un percorso da fare sulla roccia. Ma ci siamo fermati e avevamo iniziato a tornare indietro. Era tardi, io non l’avevo mai fatto quel percorso. Mi sembrava troppo lungo, era anche caldo. Ma chi poteva immaginare una cosa del genere».
Con chi si trovava in cordata?
«Ero con Tommaso Carollo, di Thiene. Poi lui conosceva altre guide, li avevamo agganciati al rifugio. Nessuno ci ha detto che era pericoloso salire, c’era un sacco di gente che andava tranquilla. Eravamo partiti alle 7 del mattino, quindi non era freddo ma nemmeno caldissimo».
Era la prima volta per tutti lì?
«Tommaso era già andato altre volte».
L’ha più visto dopo il distacco della massa di ghiaccio?
«Purtroppo no, mi hanno detto che è disperso. Ricordo bene fino al momento in cui abbiamo sentito il rumore provenire dall’alto. Ricordo di aver visto materiale ghiacciato cadere verso di noi. Poi il nulla. E quando mi sono svegliata, uno dei soccorritori mi ha messo in mano un telefonino e mi ha detto: questo è tuo».
E poi?
«È arrivato un elicottero e mi ha portato prima in un posto, poi in un altro».
Adesso come sta?
«Ho una frattura al piede destro e anche al braccio destro. Ma non solo. Hanno trovato fratture al bacino e alla colonna vertebrale. Mi fa male ovunque. Muovo solo il lato sinistro del corpo».
C’è chi sostiene che sia stato imprudente salire sul ghiacciaio con le temperature così alte. Vi eravate posti questo problema?
«Col senno di poi, parlano tutti. La verità è che nessuno poteva prevedere una simile catastrofe. C’erano anche guide esperte nella comitiva travolta e se si trovavano lì, evidentemente avevano pensato che si potesse fare. Quello che è successo non era prevedibile, in nessun modo».
La conversazione viene interrotta dall’ingresso del medico del reparto, per una delle numerose visite a cui la paziente viene sottoposta nelle sue giornata.
Alessandra De Camilli tiene vicino a sé il telefonino, ma risponde solo alle telefonate dei genitori e non riesce ancora a farlo con i messaggi, per una questione di mobilità delle dita. Nelle ultime ore sulla sua pagina Facebook sono arrivate decine di saluti, tutti dello stesso tenore: “Forza Alessandra, siamo con te”.
Tutti senza risposta, fino a ieri sera, quando a un certo punto la donna sopravvissuta alla tragedia ha postato una foto che trafigge il cuore: lei e il compagno che si baciano sulla cima di una montagna.
Con una didascalia: “Ti amo Tommaso”.
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