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Dg veneti della sanità in pensione: la Corte dei Conti indaga per possibile danno erariale

Nessuna contestazione ai manager, ma eventualmente al presidente della Regione Zaia che ha firmato i decreti di nomina

laura berlinghieri roberta de rossi
3 minuti di lettura

Il presidente veneto Luca Zaia insieme al direttore generale dell’Usl 2 trevigiana Francesco Benazzi

 

VENEZIA. Il turbine che sta squassando i vertici della sanità veneta approda alla Corte dei Conti: la Procura contabile veneta ha, infatti, aperto un fascicolo per possibile danno erariale sul caso dei direttori generali delle Usl e ospedali veneti, nominati dalla Regione e poi andati in quiescenza, cumulando così la pensione con lo stipendio da manager della sanità pubblica. Siamo ai primi passi dell’indagine, quelli dell’acquisizione delle informazioni di base.

L’INDAGINE DELLA CORTE DEI CONTI

«Sì, abbiamo aperto un fascicolo», conferma il procuratore regionale Ugo Montella, «e l’istruttoria è in corso, per fare il punto della situazione. Il “caso Basilicata” ci ha aperto un mondo e, in questo, anche gli articoli pubblicati sono stati utili per poterci attivare: come Procura contabile abbiamo bisogno di una segnalazione, non possiamo agire d’iniziativa. Accerteremo se vi siano estremi di danno».

Il “caso Basilicata” fa riferimento all’indagine della Procura contabile lucana, che ha portato alle dimissioni del vicentino Giampaolo Stopazzolo – pensionato e manager – da dg dell’Usl di Potenza: Consiglio di Stato e Dipartimento della Funzione pubblica si sono già espressi contro il cumulo pensione-stipendio, prevedendo per chi è in quiescenza una nomina al massimo annuale e a titolo gratuito.

LA CONTESTAZIONE ALLA REGIONE

L’inchiesta veneta punterà a verificare il rispetto della norma nelle procedure da parte di chi “ha pagato” e non dei beneficiari.

Da legge, a firmare i decreti di nomina dei direttori generali è, infine, il presidente della Regione: nel caso del Veneto, Luca Zaia.

Al momento non ci sono “indagati”, si è in fase preliminare di istruttoria, si stanno ricostruendo gli atti e si potrà arrivare ad una eventuale contestazione solo in caso di dolo o colpa grave.

Quel che si può dire in termini generali è che se mai si arriverà a una contestazione di danno erariale, non sarà ai manager pubblici – nel caso veneto, Giuseppe Dal Ben (dg dell’Azienda ospedaliera di Padova), Edgardo Contato (dg Usl 3 Serenissima di Venezia); Francesco Benazzi (Usl 2 Treviso), Giusi Bonavina (dg Usl 8 Berica), che al momento hanno sospeso lo stipendio – che la Procura della Corte dei Conti chiederà di restituire gli emolumenti. L’indagine riguarda la verifica della correttezza delle procedure da parte di chi ha pagato.

IN COMMISSIONE SANITA’

Intanto ieri pomeriggio la discussione è approdata nella commissione Sanità in seno al Consiglio regionale.

Lì l’assessora Manuela Lanzarin, sollecitata dalla consigliera del Partito Democratico Annamaria Bigon, ha fatto sapere che sono in corso dei controlli per capire se, oltre ai quattro direttori generali noti, i ruoli di vertice della sanità veneta sono ricoperti da altri manager in pensione.

Tutte situazioni che, eventualmente, verranno vagliate dall’avvocatura della Regione, già interpellata per valutare le posizioni dei quattro dg, e dai due legali Carlo Cester e Maria Luisa Miazzi, che hanno già fornito un parere pro veritate, affermando la bontà dell’operato.

«Non posso entrare nel merito della questione, ma assicuro che la Regione si muove sempre nel rispetto di ogni norma» dice Giacomo Quarneti, direttore dell’avvocatura regionale.

«LANZARIN PARLI IN COMMISSIONE»

Bigon, insieme alla consigliera Pd Francesca Zottis, ha depositato una richiesta, indirizzata a Lanzarin, perché l’assessora si presenti in commissione Sanità per fare il punto della situazione: «Chiediamo che venga a riferire in commissione, portando tutti gli elementi di conoscenza sulla condizione giuridica dei direttori delle aziende del Sistema sanitario regionale andati in quiescenza dopo la nomina» si legge nel documento.

Non si parla dunque dei soli manager che ricoprono i posti apicali delle aziende sanitarie, ma anche dei loro più stretti collaboratori.

In una posizione analoga si trovano, ad esempio, Michele Tessarin, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Padova, e Giuseppe Cenci, direttore amministrativo dell’Usl 9 Scaligera. Entrambi pensionati. «Situazioni di cui abbiamo appreso l’esistenza dai giornali» avrebbe detto ieri l’assessora Lanzarin, interrogata sul punto, sempre in commissione Sanità.

L’INTERROGAZIONE A LANZARIN

L’opposizione in Consiglio regionale chiede chiarezza e chiede risposte. Lo fa mettendo in fila una serie di domande, elencate in un’interrogazione depositata il 30 giugno e che ha come prima firmataria la consigliera dem Vanessa Camani.

Si legge nel testo: «La Regione sapeva per tempo del collocamento in quiescenza dei quattro Direttori Generali? Ha preso tempestivamente i relativi provvedimenti? Ha mai valutato le conseguenze relative alla scelta di incaricare persone già prossime alla pensione per motivi anagrafici? E ancora: la Regione ha opportunamente valutato l’impatto di questa situazione sulla validità degli atti sottoscritti dai Direttori generali dopo il loro collocamento in quiescenza? E infine: la Regione, se non lo ha già fatto, intende verificare la sussistenza di simili condizioni relative alla posizione di altri dirigenti dell’amministrazione regionale?».

Interrogativi di fronte ai quali l’assessora Lanzarin e il presidente Zaia adesso sono chiamati a dare una spiegazione.

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