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Il Cnr avverte: «Transizione energetica in ritardo, ci aspettano inverni duri»

La relazione del capo ricerca ad Assindustria Venetocentro: «Le realtà più energivore rischiano di chiudere. Si punti sul fotovoltaico subito, con meno burocrazia. Scontiamo un ritardo abissale»

Federico de Wolanski
2 minuti di lettura

TREVISO. Nicola Armaroli (in foto), capo della ricerca sui temi energetici del CNR e autore del libro “Emergenza energia”, è stato il primo relatore degli incontri organizzati a Treviso da Assindustria Venetocentro sull’impatto dei grandi cambiamenti economici e geopolitici sulla vita di imprese e cittadini.

Armaroli, un immediato futuro allarmante quello che ci aspetta?

«Dicessi il contrario sarei falso. In autunno patiremo la crisi energetica più di oggi e non avremo alternative se non subire, e cercare di ridurre spese e consumi. Ma non potranno farlo tutti. Realtà più energivore potrebbero chiudere».

Questo nell’ipotesi che Putin chiuda ai rubinetti.

«Di certo, ma con le forniture ridotte la via non è più rosea».

Le forniture estere?

«Utili a coprire la riduzione del gas russo, ma costano di più».

La riserve?

«Oggi in inverno nella quotidianità si impiegano al 50%, si aumentasse lo sfruttamento forse arriveremmo a marzo.. ma l’inverno 2023?».

Alternative?

«Nel breve periodo nessuna, spiace dirlo, a meno che tutto non torni alla normalità. Ma senza una pace ragionata, vuol dire il ko ucraino. Putin ha incassato le sanzioni e ora guarda l’effetto del suo potere su materie prime. La Russia non sarà una potenza militare, ma lo è dal punto di vista del baricentro economico».

Rinnovabili? Fotovoltaico?

«Ah certo, ottima soluzione, ma siamo in ritardo abissale. Si è spinto il bonus 110%, meno incentivi al fotovoltaico che c’erano anche, ma poco attraenti e pubblicizzati. Oggi mancano materie prime, pannelli, ma anche operai che li installino ed elettricisti. Per la transizione ecologica ci vorrà un bel po’ purtroppo a meno che non si cambi metodo in fretta e nettamente».

Come?

«Sul fotovoltaico favorire installazioni civili e industriali creando quante più comunità energetiche possibili, perché l’energia prodotta e non usata possa andare a beneficio di altri. E poi avanti con le pratiche! Uffici più svelti... serve attivare gli impianti presto. Oggi abbiamo tempi assurdi... Io sto aspettando da mesi che Enel “accenda” i miei pannelli di casa che producono kilowatt oggi buttati quando potrebbero essere immessi in rete».

Eolico?

«Certo una risorsa ma serve smetterla di dibattere sul inesistenti temi ambientali, sono a impatto zero, e non è possibile che ce ne siano nel Mare del Nord e non a Taranto. Ma comunque ci vuole tempo.

Rigassificatori?

«Idem...Dei nuovi impianti potremo godere solo il prossimo inverno. Per quest’anno ci si può affidare all’esistente ma la portata è variabile. Anche gli accordi con gli stati nordafricani... Vanno bene, ma non li abbiamo fatti solo noi. E loro riusciranno a produrre il necessario? Poco chiaro, e comunque nell’immediato non fattibile».

Inevitabile: nucleare?

«Guardi, servono almeno vent’anni per una centrale, quindi possiamo parlarne, ma per l’emergenza attuale serve a poco nulla».

Siamo in un cul-de-sac....

«Sì. Patiamo e patiremo. È una certezza. Ma se non vogliamo che continui così dobbiamo cambiare strada subito, non abbiamo più alternative, la storia ce lo sta dimostrando. Un domani ci potranno essere ancora realtà che usano gas, ma il resto del sistema dovrà sfruttare altre fonti energetiche. Dobbiamo correre, e bene. Forse varrebbe la pena rivedere anche gli investimenti del Pnrr per spingere la svolta ma purtroppo oggi ci troviamo nelle condizioni dello studente che prepara l’esame il giorno prima».

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